Coppelle

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di Marco Chilosi

Per “Rock art” (nulla a che vedere con balli e musiche degli anni 50 e varianti successive) si intende l’insieme di opere d’arte preistoriche ottenute mediante incisioni (petroglifi), di diversa tipologia e complessità, presenti su rocce naturali, massi erratici, ipogei, etc.  Le opere più antiche  e diffuse in ogni parte del mondo sono le “coppelle”: cupules (inglese), cupule (francese), Kupule (tedesco), cúpula (Spagnolo).

Le coppelle sono delle incisioni semisferiche o cilindriche di dimensioni variabili (da pochi millimetri a diversi centimetri), disposte prevalentemente in posizione orizzontale, meno di frequente verticalmente su pareti rocciose o massi, talvolta unite da linee, a formare figure, allineamenti o gruppi di differente tipologia e consistenza (figura 1).

Sono state rilevate dal paleolitico fino ad età storica in ogni parte del mondo, ma con frequenza variabile nel tempo e nello spazio. Il significato di queste opere è stato oggetto di numerosi studi ed interpretazioni: da ipotesi scientificamente plausibili ad interpretazioni opinabili, fantastiche o fantascientifiche. La diffusione di queste opere è notevole in tutto il mondo: la maggior frequenza è documentata nel neolitico, con estensione fino ad età storiche (Etruria, Roma).

Nelle Americhe i reperti possono essere datati fino ad età pre-colombiane.

In Europa (in particolare in Inghilterra), in Italia (Liguria, Piemonte, Lunigiana, etc.) sono frequenti, ed oggetto di numerosi studi e teorie. In Sardegna sono numerosi i reperti di massi “coppellati”, che hanno attratto l’attenzione di ricercatori ed appassionati, ed uno dei più famosi esempi, la roccia di Grutt’e Janas a Baunei è considerata simbolo della rock-art sarda del neolitico (figura 2)[1].

Ma cosa rappresentano le coppelle? Quale era il loro significato e la loro funzione (o funzioni)?  La loro disposizione, il numero, le dimensioni e le forme dei supporti rocciosi (da piccolissime pietre a massi enormi) sono estremamente variabili, ma comunque apparentemente uniformi nella “concezione” e nell’ispirazione del progetto.

Uno dei maggiori esperti su questa tipologia di reperti è Robert G. Bednarik, ricercatore nato in Austria ma prevalentemente operativo in Australia [2]. Riportiamo una sintesi dell’ elenco completo delle tipologie e delle interpretazioni delle cupules, descritto da Bednarik [3].

 

Possibili interpretazioni delle coppelle:  raggruppabili in  “classi” per tipologia d’uso.

  1. legate a culti e rituali magici: Componenti di altari per sacrifici animali o umani, pratiche sciamaniche, protezione scaramantica, rituali di fertilità, etc.
  2. contenitori per la preparazione di sostanze: Tinture, medicine, condimenti, cibi
  3. Strumenti per calcoli o registri: Misurazione del tempo, calendari, ricordo di eventi importanti (ad es. terremoti), genealogie, conteggio dei mesi di gravidanza, registri per allevamenti, amministrazioni o soldati, contratti o giuramenti (ad es. proprietà)
  4. Elementi religiosi: Impronte di piedi, mani o ginocchia di santi, contenitori per acque sacre, fonti di polvere minerale per amuleti o talismani, uso in contesti funerari, etc.
  5. schemi astronomici: Costellazioni, sole, luna, etc.
  6. schemi topografici: Mappe preistoriche (manufatti, abitazioni, sorgenti, fiumi, miniere, etc.), supporti per orientamento, mappe di beni nascosti, registro di proprietà
  7. Giochi: (Africa, Medioriente), “mancala”, “mangura”, etc.
  8. Simboli sconosciuti: Cabalistici, scrittura,
  9. Recepienti per offerte: Offerte a Divinità o sacerdoti, alle anime di trapassati, elfi, spiriti, offerte di infermi, per depositare suppliche, per salvaguardia di colture contro gli stormi di uccelli, offerte di cibo nei santuari, depositi di preziosi o monete,
  10. Simbolismi specifici:  Rappresentazioni sessuali, per ricordare visite a particolari luoghi,
  11. Altre interpretazioni strumentali: Come mortai, recessi per cardini o pali verticali, recessi per raccogliere cibo o sale per animali, lampade, contenitori di olio per illuminare percorsi, per segnali di fumo o fuoco, litofoni, etc.

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Come orientarsi in questa varietà di ipotesi ed interpretazioni? Una possibilità è quella di seguire le tracce nelle casistiche che hanno raggiunto le età storiche, anche se, ovviamente, molto si può essere perso o modificato del significato originario. In alcune popolazioni africane infatti l’uso delle coppelle è stato abbandonato solo di recente, e può fornire interessanti informazioni.  Ci sono testimonianze dirette di un uso medico-magico per problemi di fertilità, o come recipienti rituali per tinture da utilizzare come presidi magici per condottieri, o addirittura coppelle scolpite nella roccia utilizzate come “scacchiera” per giochi tipo “mangura” (testimonianze del vecchio capo Avungara Tukpwo, Congo  [4].

            Per quanto riguarda la preistoria però, la maggior parte degli autori considerano prevalente il  significato “religioso”, simbolistico, cultuale di queste opere, con frequenti riferimenti astronomici. Molto suggestive le coppelle circondate da centri concentrici, con figure a labirinto (stele di Mamoiada), o sul pavimento di alcune Domus de Janas (considerate riproduzioni di bracieri, ma presumibilmente rituali contenitori per offerte votive o riferimenti al culto dell’acqua)[5]. La valenza simbolica di queste opere d’arte è innegabile. In alcune opere, in Sardegna, (altare prenuragico di La Serra – Valledoria – figura 3a), altare di Santa Maria Navarrese – figura 3b) la regolare posizione orizzontale e l’altezza rendono plausibile l’ipotetica funzione di “contenitori” (classe 2 del catalogo di Bednarik)[2], non solo per acqua piovana, ma forse per tinture rituali per dipingere il viso ed il corpo in occasione di riti funebri (le salme erano frequentemente dipinte con ocra), danze e cerimonie di iniziazione, riti propiziatori per guerrieri etc., usanze frequenti in molte civiltà (figura 3c,d).

In alcune zone sono frequenti anche massi con singole coppelle di dimensioni maggiori, di cui non è semplice ipotizzare il significato [6]. In alcuni casi, quando le coppelle sono particolarmente numerose, possiamo ipotizzare una rappresentazione simbolico-decorativa: ad esempio nel grande masso ovoidale conosciuto come l’omphalos di Monte d’Accoddi, costellato da una miriade di piccole coppelle, possibile rappresentazione generica del firmamento, senza particolare riferimento a specifici astri.

In altri casi, ad esempio in alcuni massi coppellati in Liguria, Etruria, Piemonte, etc. sarebbero riconoscibili specifiche costellazioni (toro, pleiadi, etc; figura 4)[7,8]. Le interpretazioni e corrispondenze astronomiche di raggruppamenti di coppelle sono complesse ed opinabili, ma  potenzialmente analizzabili con sofisticate metodologie di studio [9].

 

Di particolare interesse sono i massi coppellati collegabili a funzioni di calcolo del tempo, “calendari lunari”, che potrebbero fornire importanti informazioni sulle conoscenze astronomiche nell’età preistorica.

La misurazione del tempo mediante “calendari” era di fondamentale importanza per la programmazione e gestione delle attività agricole, anche se se ne ipotizza l’uso già  in società di cacciatori-raccoglitori [10].

Sequenze regolari di coppelle sono già presenti sulla superficie superiore di alcune delle colonne di Gobekli Tepe (figura 5a), o in formazioni non regolari su alcune superfici rocciose all’esterno dell’antichissimo sito  (figura 5b), cui sono attribuiti significativi riferimenti archeo-astronomici [11].

Le soluzioni per la misurazione del tempo mediante lo studio delle fasi lunari è molto eterogeneo, dal gigantesco calendario costituito da 12 “pozzi” di Warren Field in Scozia (figura 6a,b)[12], datato 8000 B.C., al mini-calendario neolitico di Aculadero (Spagna), delle dimensioni di 9x6x5 cm, con sofisticati petroglifi utilizzabili per la previsione delle maree nelle stagioni di pesca (figura 6c) [13].

 

Più recente (XIII-XIV secolo A.D.) il masso coppellato presente nel prestigioso insediamento pre-colombiano di Incapinca in Equador, cui è attribuita ufficialmente la funzione di “calendario” lunare (figura 7a). Il masso comprende 28 coppelle distribuite in modo da riflettere le immagini della luna quando riempite d’acqua piovana [14].

Molto meno famoso a livello internazionale, ma certamente molto più importante ed interessante (anche perché di diversi millenni antecedente il calendario di Incapirca) il masso coppellato adiacente all’altare” di Oschiri in Sardegna (figura 7b,c).

Questo monumento, considerato in alcune descrizioni come “meridiana” [15], potrebbe rappresentare un calendario lunare di notevole fattura. Sulla superficie superiore, inclinata, sono presenti 12 coppelle regolarmente distribuite attorno ad una grande coppella centrale, con una piccola coppella (la tredicesima) esterna.

Che rappresenti i mesi lunari con la tredicesima luna posta esternamente? Ogni due anni e mezzo circa si osserva un plenilunio in più (blue moon, la “tredicesima luna”), simbolicamente al centro di riti magici, sciamanici , o “pagani”, sopravvissuti in qualche modo fino ai tempi odierni, magari in modo paradossale [16].

Per numero di elementi (12+1) e per  distribuzione delle coppelle, il masso di Oschiri ha analogie con il c.d. orologio astronomico di Libarna (I secolo, rinvenuto a Libarna, antica città romana, Serravalle Scrivia – Alessandria, conservato al Museo Archeologico Ligure, Genova), utilizzato per determinare il nord celeste e calcolare le lunazioni (figura 7d). Il disco comprende su una faccia 13 lunette, l’altra 4 settori circolari che rappresentano le stagioni a cui sono legate tre lunazioni e quattro anni solari che, con il quinto della faccia opposta, rappresentano i cinque anni del calendario di Coligny [17].

E’ infine da sottolineare come questa interpretazione del masso come “calendario” lunare (ovviamente molto più “arretrato rispetto al disco di Libarna) non è necessariamente “funzionale”, ma potrebbe avere connotati simbolici da collegare al misterioso significato dell’adiacente, magnifico “altare” di Oschiri in cui le numerose figure sembrano riportare riferimenti religioso/simbolici di fertilità [18].

IFERIMENTI

  1. http://www.visitbaunei.it/portfolio-type/grutta-e-janas/
  2. http://www.ifrao.com/robert-g-bednarik/).
  3. Modificato da: Bednarik, R. G. 2010. The interpretation of cupules. In R. Querejazu Lewis and R. G. Bednarik (eds), Mysterious cup marks: proceedings of the First International Cupule Conference, pp. 67-73. BAR International Series 2073, Archaeopress, Oxford. Disponibile online: http://www.ifrao.com/wp-content/uploads/2018/01/10CupInterpret.pdf
  4. Congolese uses of cupules By Georges E. Lombry, Rock Art Research 2008 – Volume 25, Number 2.
  5. https://www.nurnet.net/blog/ma-e-davvero-un-braciere-o-piuttosto-lennesimo-auspicio-di-rinascita/
  6. https://pieragica.wordpress.com/tag/coppella/
  7. http://www.tages.eu/quaderni/quaderno-nro-5/q5/;
  8. https://megalitismomediterraneo.weebly.com/le-pleiadi.html
  9. Gaspani A. Analisi delle configurazioni pseudolineari di coppelle mediante reti neuronali artificiali, https://duepassinelmistero2.com/_files/200029938-4177942828/COP1.PDF].
  10. http://intarch.ac.uk/journal/issue34/1/toc.html
  11. Martin B. Sweatman MB, Tsikritsis Decoding Gobekli Tepe with archeoastronomy: what does the fox say? Mediterranean Archaeology and Archaeometry, Vol. 17, No 1, (2017), pp. 233-250

            http://maajournal.com/Issues/2017/Vol17-1/Sweatman%20and%20Tsikritsis%2017%281%29.pdf

  1. http://intarch.ac.uk/journal/issue34/gaffney_index.html
  2. http://rodin.uca.es/xmlui/bitstream/handle/10498/15889/EL%20CALENDARIO%20NEOL%C3%8DTICO%20DEL%20ACULADERO.pdf?sequence=1
  3. https://sketchfab.com/models/e27a612981a14158bf32ea91e146d6e7
  4. http://www.neroargento.com/page_galle/stefano_gallery.htm
  5. https://anticastregoneria.wordpress.com/2018/01/25/2-018-lanno-della-13esima-luna/
  6. http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/arte/2017/10/07/disco-libarna-e-oggetto-astronomico_a913a0bb-526e-4ddb-9f25-a0b4c1a94a77.html
  7. http://sardegnasacra.it/?p=1650&lang=it