Dalla Sardegna alla Valtellina

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di Giorgio Valdès
Si è parlato in diverse occasioni dei ritrovamenti avvenuti nel sito archeologico di Santa Anastasia a Sardara ed in particolare dei famosi vasi piriformi (altri simili provengono da Villanovaforru) che presentano delle “enigmatiche” raffigurazioni ed una sorta di coppetta applicata sulla superficie e priva di un’apertura di collegamento con l’interno del vaso medesimo. Non si tratta quindi di un versatoio ma di un ornamento artistico o meglio ancora di un elemento simbolico. A suo tempo si era proposta un’interpretazione della raffigurazione nel suo complesso, che oggi riportiamo in uno dei link sottostanti. Ma non finisce qui, perché ultimamente l’amica Beatrice Auguadro ( co-redattrice di questa pagina nonché di quella dedicata ai bronzetti nuragici) ci ha segnalato la foto di alcune steli provenienti da una frazione di Sondrio denominata Caven. La stele denominata “Caven 3”, in particolare, ci ha fatto trasalire, perché i petroglifi che vi sono incisi richiamano in maniera impressionante quelli riportati sui vasi di Sardara. La stele valtellinese non presenta alcuna coppetta sporgente, ma le linee curve e parallele del registro inferiore sembrano racchiudere una figura che prospetticamente richiama la nostra coppetta. Le ipotesi interpretative dei segni incisi sulla “Caven 3” sono diverse, anche se quella prevalente pare ricondursi alla raffigurazione della Dea Madre. Da semplici appassionati non entriamo in merito alle differenti tesi che si propongono, ma ribadendo le evidenti analogie con i vasi di Sardara, ci permettiamo di osservare che anche le doppie spirali presenti sulla destra della stele valtellinese potrebbero voler raffigurare l’apparato genitale femminile (cfr. secondo link in basso), rafforzando quindi quel concetto di rigenerazione della vita -intimamente connesso al culto della dea madre-, che avevamo da tempo attribuito ai segni incisi sui vasi di Santa Anastasia.
Per concludere ci preme osservare che se la presenza di simbologie simili in regioni così distanti non deve sorprendere, lascia invece molto perplessi il divario di datazione tra i reperti valtellinesi e quelli sardi, perché i primi vengono fatti risalire alla fine dell’eneolitico / inizio del Bronzo Antico (1900/1800 a.C.), i secondi al primo Ferro (900/700 a.C.). Un ulteriore mistero che semplici appassionati come noi non possono certo sbrogliare.
Nell’immagine: il raffronto tra la stele di Caven 3 e la restituzione grafica di uno dei vasi di Sardara.
http://www.nurnet.it/it/1085/min_di_beninti_i_latini!.html
http://www.nurnet.it/it/998/il_chiodo_fisso_della_gente_nuragica.html