L’OFFERENTE: ANALOGIE E DIFFERENZE TRA NURAGICI ED ETRUSCHI

di Marco Chilosi

E’ sempre più attuale e crescente l’interesse sulle relazioni esistenti tra Nuragici ed Etruschi, già evidenziate da più ricercatori, ma ancora non approfondite dall’accademia e scarsamente percepita dall’opinione pubblica [1].

Le ipotesi, le più svariate,  sono portate avanti da sostenitori di un rapporto superficiale (prettamente commerciale), e sostenitori di un’interazione profonda, con condivisione di tecnologie, culti, organizzazione sociale/politica, parentele.

Per comprendere a fondo la “qualità /quantità” del rapporto tra Sardegna Nuragica ed Etruschi sono da verificare non solo le evidenze materiali, ma anche (o soprattutto) le analogie “culturali” che più profondamente descrivono quanto due società siano solidali.

In assenza o estrema scarsità di documentazione  storica“scritta” (che renderebbe molto più facile la ricostruzione di quei rapporti) è possibile ricorrere al formidabile “album illustrato” dei bronzetti Nuragici ed Etruschi.

In particolare sarebbero da confrontare non tanto quelli riferibili ad attività non universali degli umani (guerrieri, eroi, armi, etc. – scarsamente caratterizzanti – homo, homini lupus), ma quelli che descrivono tratti della spiritualità, della dimensione religiosa.

Riportiamo da Pierluigi Montalbano [2]: “…fra gli oltre 400 personaggi rappresentati nei bronzetti, una buona parte sono definiti “offerenti”, ossia individui che dedicano alla divinità. Le tipologie sono molteplici: uomini, donne, sacerdoti e sacerdotesse, pastori, allevatori, agricoltori e tutta una serie di artigiani che, nei loro gesti possono essere analizzati per capirne la ritualità”.

       

Se analizziamo l’ampio repertorio di statuette etrusche ritroviamo moltissimi “offerenti” simili nel significato trascendentale a quelli sardi, anche se con differenze significative nella tipologia dell’offerta (più omogenea, prevalentemente riconosciuta come “patera”, che ci riporta all’offerta di libagione, con analogie e riferimenti all’iconografia greca).

Anche nei sarcofagi etruschi la mano destra sorregge la patera nella maggior parte dei casi. La presenza del vino è stata peraltro documentata con analisi chimico-fisiche anche in sepolture nuragiche ma senza lasciare importanti riferimenti nell’iconografia.

L’età in cui gli offerenti sono più diffusi in Etruria [3] sembra più tardiva rispetto a quelli sardi di cui esistono evidenze dal bronzo-tardo [4, 5], ma restano molte incognite sulla effettiva cronologia e sul loro significato [6]. Ma questa frequenza che testimonia una radicazione profonda del rituale  è specifica della coppia sardo-etrusca o è comune a diverse civiltà mediterranee coeve ?

Limitandoci a quanto recuperabile dal web (metodo altamente criticabile, ma efficace come prima verifica, anche perché permette di considerare cataloghi non ufficiali, ad es. le aste) non sembra che ci siano altri esempi di una tale frequenza.  Affinità reale o artefatto statistico?

Potremmo considerare l’iconografia dell’offerente in modo analogo a quanto descritto dal prof. Massimo Pittau riguardo al significato  delle navicelle nuragiche in Etruria, ispirate dall’ ideologia funeraria di tradizione egizia ? [7].

Anche della offerta votiva possiamo trovare ampie evidenze nell’antico Egitto [8], ed anche, forse, nelle Domus de Janas (coppelle, etc.). In altri contesti (Grecia, Magnagrecia) l’iconografia dell’offerente appare molto rara, almeno interrogando gli esempi disponibili sul web.

   

Ma se le analogie nella frequenza sono importanti si possono evidenziare notevoli differenze nella tipologia dell’offerta (vedi sopra), ed anche nel codice estetico della raffigurazione.

La più evidente e statisticamente significativa è relativa alla “lateralità”:  in praticamente tutte le statuette sarde l’offerente porge l’offerta con la mano sinistra, mentre nella maggior parte delle raffigurazioni etrusche l’offerta è da destra. (figura 2). Lo stesso si osserva nei rare esempi della Magna Grecia (figura 3a, 3b, 3c) e post-etrusche (figura dd, Roma 1 sec. D.C.).

Ho trovato solo qualche raro esempio “mancino” riferito come “iberico” del IV-I secolo B.C.[9]. Nell’iconografia egizia invece l’offerta è quasi costantemente bilaterale (figura 3).

Interessante notare che il solo bronzetto di offerente sardo “bilaterale” è il famoso barbetta di Matzanni, le cui fattezze sono sempre state oggetto di controversia: per il vestiario, la morfologia del copricapo, la “barba”, la possibilità che fosse una donna (figura 3e)[10].

Qualche esempio di bilateralità si osserva in rari reperti etruschi (figura 3f)[11].

Questa osservazione, che va ovviamente approfondita su casistica più ampia, può evidenziare una rilevante originalità dell’iconografia sarda utilizzabile come “marcatore”?.

L’offerta “mancina” evidente nel bronzetto descritto come “romano”, messo in dubbio in un recente post su Monteprama.post  [12], potrebbe contribuire a definirne l’origine?.

 

 

  1. http://www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/generale/6_LOSCHIAVO.pdf
  2. http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2011/06/bronzetti-nuragici-gli-offerenti.html
  3. http://www.forlimpopolidocumentiestudi.it/pdf/1801.pdf
  4. http://www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/generale/6_LOSCHIAVO.pdf
  5. http://maimoniblog.blogspot.it/2016/12/il-bronzetto-di-santa-lulla-di-orune.html
  6. http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2017/04/archeologia-della-sardegna-i-bronzetti.html
  7. http://www.nurnet.it/it/1523/Nuragici_ed_Etruschi.html]
  8. http://archaeopress.com/ArchaeopressShop/Public/download.asp?id=%7BDDA75D81-A1B6-4222-B775-5B61C3CA9846%7D
  9. http://www.cb-gallery.com/en/produkt/iberische-votiv-statuette/
  10. http://www.cagliariartmagazine.it/lofferente-di-matzanni-ma-quale-barbetta/
  11. http://www.royalathena.com/PAGES/EtruscanCatalog/Bronze/KS1601C.html
  12. http://monteprama.blogspot.it/2013/08/foto-del-giorno-bronzetto-votivo-sardo.html