L’ipogeo di S.Salvatore a Cabras

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di Giorgio Valdès Sulla pagina FB di Nurnet, Cinzia Oliveri ha pubblicato le sue interessanti e appassionate considerazioni sull’ipogeo di S.Salvatore a Cabras che ho il piacere di riproporre in questa pagina Nurnet: “Ieri ho postato questo commento dopo aver visitato, con occhi nuovi, un sito famoso, troppo famoso, che tutti conosciamo senza conoscere davvero: il pozzo ipogeico di San Salvatore, a Cabras. Ci sarò stata non so quante volte, in gita con la scuola, da piccola. E altrettante volte da adulta. A guardare le pietre antiche e basta. Ieri ho avuto l’immenso piacere e privilegio di poter chiacchierare a lungo con un archeologo dall’anima grande e dallo sguardo vasto e libero: Giovanni Mancosu. Che a vederlo li, silenzioso e discreto, sembra un custode del sito con il compito di tenere aperto l’ingresso. Invece è un archeologo che la sa lunga. Sulla storia di quelle pietre e sulla loro anima. Il che è di per se un fatto raro. Mi ha mostrato ciò che a San Salvatore non si vede durante una normale visita "ad un bene culturale". perchè quello, non è un bene qualunque. E’ forse il luogo più sacro, vivente e pulsante, di questa nostra meravigliosa isola. Qui ci si può inginocchiare a contemplare, intatto, un pozzo nuragico dentro al quale è ancora infisso un betile, a simboleggiare l’unione dell’elemento maschile e di quello femminile. Poi sono arrivati i romani, quando questo pozzo era già un sito archeologico per loro. Antico e ancora vivo. E non hanno modificato il pozzo nuragico, romanizzandolo, ma hanno costruito davanti ad esso un nuovo pozzo, per rendere anch’essi il culto all’acqua, all’origine della vita, attraverso i simboli di Marte e Venere, la coppia feconda, unita dall’amore grazie a Eros e Giunone. Le figure, insieme a numerose altre, sono graffittate negli interni dell’ipogeo e stanno li, da migliaia di anni, anche se paiono scarabocchi di qualche decennio fa. E quando questa terra ha conosciuto il cristianesimo, quello mistico delle origini e quello feroce dell’era spagnola, questo sito è rimasto luogo di culto, perchè l’acqua è la vita, anche per i cristiani e l’acqua è il mezzo con cui, attraverso il battesimo, si rinasce a vita nuova. E Salvatore, qui, non è inteso come il nome di un santo ma come il nome del Cristo. Dunque il mediatore supremo, non un santo qualunque. E a San Salvatore i cristiani non hanno cancellato il segno dell’antico culto ma hanno costruito, rispettosamente, un proprio altare davanti al pozzo nuragico. E hanno lasciato anch’essi, sui muri, i segni della propria presenza, senza cancellare quelli precedenti. E ancora, accanto ai segni degli antichi sardi, di quelli di epoca romana, e poi cristiana, appaiono qua e la anche versi del corano. Anche questi graffittati con rispetto, in mezzo agli altri e mai sopra di essi. Dunque, concludendo, questo sito è straordinario per diversi motivi: perchè è l’unico caso di pozzo sacro che non sia stato "riscoperto" dagli archeologi o dalla comunità, dopo aver conosciuto l’oblio e l’abbandono. No, qui il culto dell’acqua, sotto forme diverse, non si è mai interrotto, da migliaia di anni. Qui nessuno ha reinventato nulla o riscoperto niente. Nessuna forzatura. Ciò che è, è sempre stato. E non esiste un altro luogo simile in Sardegna. Altro motivo: chi è venuto dopo, romano, cristiano, musulmano o altro, si è sempre affrettato a cancellare o modificare le tracce di culti precedenti. senza tanti complimenti e senza delicatezza alcuna. Qui, a San Salvatore no. Qui si respira rispetto supremo, come se il luogo fosse talmente sacro da aver fermato la mano di chi normalmente era solito esportare fede e cultura proprie facendo di tutto per non lasciare traccia del passato. In epoca contemporanea, alcuni scienziati di fama internazionale si sono interessati al sito. Uno di questi è il fisico quantistico Emilio del Giudice, recentemente scomparso, che amava immensamente questo luogo e lo riteneva straordinario per diversi motivi. L’altro, che non è mai venuto di persona a visitarlo, è Masaru Emoto….. Per chi sa di cosa tratti la cosidetta "memoria dell’acqua" (termine orribile che uso per rendere immediatamente l’idea), sa che ciò che "esiste" a San Salvatore, da sempre, è qualcosa di unico. Qualcosa che i nostri antenati sapevano sentire e che noi oggi riscopriamo, con stupore e incredulità, grazie a studi della fisica di frontiera (e non solo), che però usa strumenti esterni ai sensi umani. E misura e spiega. Perchè noi abbiamo perso la profondità dello sguardo, e forse, un po’, anche l’anima…..” (Cinzia Oliveri) Immagine tratta da un articolo di Pierluigi Montalbano