Non tutte le ciambelle escono col buco.

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 di Nicola Manca (nell’immagine nuraghe Dronnoro, da internet)

È un detto popolare e come spesso accade, la sua saggezza trova riscontro pratico nella realtà.

Questa settimana passata è stata molto intensa per Nurnet: lunedì 21 eravamo immersi in uno scenario bucolico che ha rappresentato la prima pietra di un percorso Nur-esperenziale che ha unito il bene archeologico, inteso come centro di gravitazione , a realtà conviviali, didattiche e naturalistiche.

La rete ha funzionato e tutti ne sono stati felici.

Il giorno dopo siamo stati fra le colonne de “Il fatto quotidiano”. Un’apparizione inaspettata a respiro nazionale, che ci ha dato grande carica e ancor più voglia di andare avanti.

Mercoledì è stata la volta di Fonni. Siamo stati invitati dalle autorità a tenere un intervento nell’ambito del convegno “Architettura vs Archeologia – opportunità interdisciplinarti”. Inizialmente, quando mi è stato girato l’invito, la mia attenzione si è soffermata sulla forma apocopata “vs”: perché, nell’ambito di un incontro che parla di opportunità, usare adversus e non pro? Perché mettere “l’un contro l’altro armati”anziché far tacere polemiche sterili e nocive per entrambi?

Però spesso il significante non corrisponde al significato e il sottotitolo del convegno che parlava di opportunità mi ha fatto propendere per la prevalenza della sostanza rispetto alla forma. Prendo coraggio e, data l’importanza della conferenza – organizzata dall’ordine degli architetti e dal Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori –, decido di rendermi disponibile.

Finito di lavorare alle 14 parto digiuno alla volta di Fonni dove mi attende una bellissima basilica a fare da sfondo alla conferenza. Ma ecco il primo ostacolo: a causa di un qui pro quo, l’intervento di Nurnet è stato posticipato dalle 15:30 alle 19. Ho chiesto, per questioni logistiche un anticipo ma non era dato per certo. Decido comunque di rimanere.

Assisto basito a uno scontro feroce fra un relatore che, nel suo appartenere a una categoria professionale, gettava veleno sull’altra fino a scatenare l’ira dei ghibellini della platea. Il guelfo andava fermato e non sono mancati momenti di tensione! Questo clima belligerante è rimasto latente con almeno un picco per ogni intervento.

Assisto ulteriormente inerme alle parole del coordinatore,  Presidente dell’Ordine degli A.P.P.C. Nuoro e Ogliastra, che con ironia mista a imbarazzo “non ricorda mai il numero dei nuraghi”.

Sarà che sono eccessivamente preciso e tendo sempre a prepararmi al meglio per qualsiasi intervendo debba fare, ma credo che, se si vogliano perseguire opportunità interdisciplinari, questo non sia stato il miglior esempio.

Sono costretto ad andare via prima di poter fare il mio intervento ufficiale, tuttavia, per non perdere l’occasione di confronto, ne ho tenuto due informali, con un buon numero di persone entusiaste del progetto Nurnet e di quanto sia stato realizzato.

Torno a casa comunque felice, ho conosciuto persone nuove, ho avuto nuovi stimoli che riporto per migliorare la fondazione in futuro. Sono abituato a cercare la bellezza in ogni cosa quindi, traendo conclusioni:

–          Nurnet è stata invitata a un’importante conferenza, e ha comunque suscitato un interesse positivo per quanto è stato fatto

–          Sono sempre più certo che si possa collaborare senza necessariamente sovrapporsi o entrare nel campo altrui. Per farlo serve il coraggio di delegare

–          C’è ancora molto da lavorare per arrivare a una coscienza comune che parli di valorizzazione mettendo da parte i propri interessi personali

–          Dentro Nurnet manca una cosa: l’invidia

 

–          I nostri anziani hanno ancora una volta ragione: ma la ciambella la mangiamo anche senza buco ed è comunque buona