Sant’Anastasìa di Sardara

postato in: Senza categoria | 0

di Giorgio Valdès

Ci perdonerà l’amico Gerolamo Exana se condividiamo questa bella assonometria del sito archeologico di Santa Anastasia di Sardara, da lui pubblicata su Testimonianze e creatività sulla Sardegna antica. La storia di Sardara è intimamente legata all’acqua, non solo in riferimento alle sue note fonti  termali, ma per la presenza di pozzi sacri e vene sorgive che richiamano culti di antichissime origini, connessi allo stesso elemento liquido. Nelle pagine del libretto “L’acqua di Sardara”, edito dall’amministrazione comunale nel 2014, si legge a questo proposito che <<Sardara e Perfugas sono gli unici comuni ad ospitare nel centro abitato le vestigia di un templio a pozzo: ma l’area di Santa Anastasia di Sardara è la sola ad avere ben quattro pozzi nuragici. Il grande e suggestivo pozzo sacro è al centro di un vastissimo complesso nuragico, al di sopra del quale in gran parte insistono le case del paese. Alimentato da una robusta vena d’acqua, era da tutti conosciuto come “sa funtana de is dolus”, la fonte dei dolori. Considerata dai srdaresi acqua dai poteri miracolosi, da sempre si riteneva che avesse la capacità di guarire molti mali in virtù dell’influsso magico e curativo. Nel 1913 l’archeologo Antonio Taramelli iniziò a scavare intorno alla chiesa di Santa Anastasia: per oltre un anno continuò le sue ricerche e alla fine venne alla luce il pozzo sacro, completamente costruito con pietre non lavorate, non toccate dal ferro. A differenza di Santa Vittoria di Serri e Santa Cristina di Paulilatino edificati con pietre ben squadrate, il pozzo sacro di Sant’Anastasia nella sua arcaicità, trasmette al visitatore una maggiore suggestione. Il pozzo votivo presente all’interno della chiesa restituì una grande quantità di vasi dalle più svariate forme e di grande valore scientifico, esposti nel museo di “Villa Abbas”. Durante gli scavi degli anni ’80, effettuati nelle capanne dell’area sacra dal dottor Giovanni Ugas, sono venuti alla luce alcuni quintali di pani di piombo, un orcio con una quarantina di oggetti bronzei e tre bacili di mirabile fattura, anch’essi in bronzo. Tre millenni di storia intorno a questa ricca sorgente, appena 150 metri più a valle di “Sa Costa”: acque sacre e votive tremila anni fa, curative e magiche fino ai nostri giorni>>.

Per inciso, in località “Sa Costa” nel 1913 vennero rinvenuti, in una sepoltura nuragica megalitica, due “bronzetti” raffiguranti altrettanti arcieri, attualmente esposti nel Museo Archeologico di Cagliari.

Mi permetto, da ultimo, di rinnovare alcune considerazioni, da intendersi come semplici ipotesi, che avevo pubblicato diversi anni orsono sul blog del compianto Gianfranco Pintore a proposito dei vasi piriformi rinvenuti a Santa Anastasia di Sardara e a Villanovaforru.

http://gianfrancopintore.blogspot.it/2011/09/il-rame-e-la-rigenerazione-della-vita.html