Toth, la navicella di bronzo e la Scimmia

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Toth, la navicella di bronzo e la Scimmia (di Mlqrt R) Erodoto (/Storie/, V, 58) che talvolta era uno che amava giocare con le parole (e non sapremo mai se scherzasse, o meno) sosteneva che l’alfabeto fosse arrivato ai Greci tramite Cadmo, originario della Fenicia. Platone  che invece era un bastian contrario, collega le lettere fenice ad una antica fonte egizia che le attestava come mera  invenzione di “Thot”, il dio della sapienza. Ebbene. Forse in tanti non lo sanno ma Thot aveva l’effige della scimmia. Perché proprio della scimmia? Perché quel primate all’epoca era ritenuto sacro, una specie di animale di potere, uno spirito guida. Non dobbiamo mai dimenticare che tutte le religioni o paleo-religioni del periodo preistorico, benché talvolta considerate sofisticate come quella egizia, per esempio, erano profondamente impregnate di antichissimo sciamanismo, spiritualità nella quale gli animali erano tenuti in gran conto. Non pareva dunque possibile che un’invenzione importante come la scrittura fosse potuta essere parto della mente umana e così venne attribuita a Thot, il babbuino (così rappresentato) psicopompo, detentore di tutte le scienze e della magia. La famosa barchetta nuragica rituale che ritrae un babbuino al centro dello scafo potrebbe essere la rappresentazione sarda di Thot, Dio sciamano del Pantheon Egizio e depositario della conoscenza dell’alfabeto.