MULTIDISCIPLINARIETA’ ARCHEOLOGICA

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di Fabio Garuti immagine da archeosub.it

Tema attualmente assai dibattuto quello della multi-disciplinarietà archeologica, e non solo. Termine apparentemente astruso, rappresenta, in soldoni, l’estensione della conoscenza verso campi del sapere che, di norma, non erano fino a poco tempo fa considerati utilizzabili nell’ambito di questa o quella specializzazione. Non un contrasto quindi,e neppure una negazione del sapere specialistico e specializzato, come qualcuno, forse anche con una certa dose di malafede, tende a rimarcare, bensì una opportunità, un aiuto, spesso valido e decisivo in tempi di comunicazione globale. Parlando di archeologia possiamo ricavarne un esempio più che illuminante, allargandol’orizzonte della ricerca a due campi di indagine apparentemente sussidiari, ma che tali non sono affatto. Culto e Tradizione,o meglio, Arte della Musica e dei Suoni. Ambito: rapporti tra Sardegna e Scozia Settentrionale. Scopo della ricerca:dimostrare che questi due Territori fossero in contatto fin dall’età pre-Celtica,asseverando così che, date le distanza di cui parliamo, in Sardegna c’è stata una grande ed antica Civiltà i cui orizzonti cerchiamo di esplorare. Tra lealtre argomentazioni, che già ben conoscete, due particolari che possono aiutarci a datare il contatto di cui sopra a ben prima dell’età Celtica appunto,ossia ben prima del 2.500 avanti Cristo. Culto: la Cultura Celtica non è Matriarcale, sebbene neppure Patriarcale in senso stretto. La figura Femminile è accostata a quella Maschile, con mansioni specifiche, ma le decisioni socio-politiche sono delegate agli Uomini. Ne consegue che anche le divinità siano divise in Maschili e Femminili. Nei due Territori di nostro interesse, invece, la figura di una Dea preminente, una Gran Madre Signora della Vita e della Natura ( soprattutto ), delle Acque, della perpetuazione della specie umana è certamente pre-Celtica e comune. Strutture quali i pozzi sacri, dedicati all’elemento vitale per gli Esseri Umani, non avranno egual fortuna presso, appunto, la società Celtica. La Natura in primo piano, dunque, con una spiccata predisposizione per l’intrinseco concetto di Femminilità. Se in Sardegna uno stacco evidente, ed in età così antica, non è riscontrabile, in Scozia lo è, proprio grazie al cambio di panorama Teistico da Pitti a Celti. Per noi è molto importante,in quanto ci consente di confermare datazioni altrimenti impensabili. Ma c’è di più. Rispetto e desiderio di integrazione con i fenomeni naturali, sono riscontrabili in strumenti musicali molto antichi, particolarissimi, e praticamente identici sia in Sardegna che in Scozia. Parliamo delle famose Launeddas e delle Triple Pipes, da cui poi deriverà la cornamusa. Premetto innanzitutto che sono stato edotto in merito da un Maestro Sardo, esperto Artigiano e profondo conoscitore della materia, il Sig. Pitano Perra,che profondamente ringrazio. A parte il plauso che va sempre tributato a chi ama, rispetta, e perpetua tradizioni millenarie ricche di fascino, il Maestro Perra mi è stato prezioso nel cercare di comprendere come lo strumento Scozzese, identico a quello Sardo, potesse essere stato realizzato, a livello di materia prima. Chiariamo subito che le Launeddas, antichissimo strumento musicale, tipico della Sardegna, di tipo polifonico, che presuppone la tecnica della respirazione circolare, è costituito da tre canne di norma “di fiume”, naturali quindi.Tali tre canne sono di lunghezza diversa e producono suoni differenti: la più lunga una singola nota definita “tonica”, un’altra note definite di “accompagnamento” e la terza, note di “melodia”. Ne sortisce un suono, anzi un complesso di suoni, particolarissimo, che denota grande capacità musicale. Mi è stato fatto notare, quando ero in Scozia, che tale suono, o meglio, tale complesso di suoni, riproduce i “rumori” della natura, tra cui, ad esempio, il rumore del vento o quel classico fruscio prodotto dall’erba smossa dai passi. Per cui uno strumento creato come simbolo di rispetto per la Natura, per il culto delle realtà boschive ed agresti e, in definitiva, qualcosa di davvero unico ed intrinsecamente legato ai misteri del mondo che ci circonda. Medesima tipologia di strumento in Sardegna ed in Scozia, ed un problema: con che materiale venivano costruite in Scozia, considerando anche che da esse sia derivata con ogni probabilità la cornamusa ? Il Maestro Perra così mi ha risposto: “forse erano costruite in sambuco, col suo morbido midollo facilmente lavorabile, ed esistono ancora ance di cornamusa fatte, appunto, di sambuco”. Il suono è il medesimo,dicevamo, e ciò implica che tra i due Territori ,caso unico nel Continente, vi fosse non solo affinità “strumentale” ma anche, cosa molto rilevante, affinità “ideal-culturale” nel voler riproporre suoni provenienti dalla Natura. La musica, nella antichità, ha sempre avuto una valenza anche sacrale , ed il voler riproporre suoni e melodie naturali, ponendoli su un gradino tanto simbolicamente elevato, identifica non solo identità culturale, ma soprattutto teistico-sacrale, appunto. Un caso? Certamente no. Teniamone conto. Esprimo nuovamente la mia gratitudine al Maestro Pitano Perra per il notevole contributo datomi, ammirandone la costanza e la passione nel voler perpetuare tradizioni così meravigliosamente antiche, mutuate direttamente dalla Antica Civiltà Sarda.