L’edificio sacro principale è articolato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamente di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall’atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fasi di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata.
#immagini: 69
L’edificio sacro principale è articolato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamente di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall’atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fasi di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata. I reperti di cultura materiale restituiti dal tempio (materiale ceramico d’impasto e frammenti di oggetti in bronzo) permettono di datare la struttura tra l’età del Bronzo Finale e gli inizi della prima età del Ferro (XII-1X sec. a.C.).
L’edificio sacro principale è articolato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamente di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall’atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fasi di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata. I reperti di cultura materiale restituiti dal tempio (materiale ceramico d’impasto e frammenti di oggetti in bronzo) permettono di datare la struttura tra l’età del Bronzo Finale e gli inizi della prima età del Ferro (XII-1X sec. a.C.).
L’edificio sacro principale è articolato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamente di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall’atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fasi di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata. I reperti di cultura materiale restituiti dal tempio (materiale ceramico d’impasto e frammenti di oggetti in bronzo) permettono di datare la struttura tra l’età del Bronzo Finale e gli inizi della prima età del Ferro (XII-1X sec. a.C.).
L’edificio sacro principale è articolato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamente di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall’atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fasi di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata. I reperti di cultura materiale restituiti dal tempio (materiale ceramico d’impasto e frammenti di oggetti in bronzo) permettono di datare la struttura tra l’età del Bronzo Finale e gli inizi della prima età del Ferro (XII-1X sec. a.C.).
L’edificio sacro principale è articolato in due vani: un atrio a pianta sub-rettangolare (dotato originariamente di un bancone, oggi solo in parte conservato) probabilmente protetto in antico da un tetto a doppio spiovente ed una cella, accessibile dall’atrio stesso, a pianta circolare e verosimilmente in origine con copertura a tholos (falsa cupola). La cella presenta in posizione centrale i resti di un focolare caratterizzato da varie fasi di utilizzo e, a ridosso del paramento murario, un bancone-massicciata. I reperti di cultura materiale restituiti dal tempio (materiale ceramico d’impasto e frammenti di oggetti in bronzo) permettono di datare la struttura tra l’età del Bronzo Finale e gli inizi della prima età del Ferro (XII-1X sec. a.C.).
Si trova in località Zorrosca nei pressi di Capo Comino. Ci si può giungere percorrendo la strada che porta da Capo Comino a Irgoli e il nome potrebbe significare vigneto. Si trova su una collina di minore altezza rispetto alle colline circostanti, in mezzo ad una grossa macchia di lentischio. La struttura è stata costruita in granito rosa ed è stata scavata solo per metà nel 1994. SU ITICHINZU rappresenta un tipo particolare di tomba dei giganti, non presenta né un’esedra né una stele, ma una fronte costruita perfettamente in muratura rettangolare con un ingresso architravato chiamato portello che immette nel corridoio costituito anch’esso da una muratura di pietra. Questo corridoio è diviso in due parti: una cella e una anticella. La tomba di misure modeste sembra per tanto databile ad una fase finale della civiltà nuragica e quindi ad un momento tardo dell’inizio del primo millennio a.C. . Questa datazione è confermata dal ritrovamento di un raffinato vaso con piede ad anello rinvenuto davanti all’ingresso della tomba: un’urnetta funeraria, cioè una ciotolina con il coperchio in ceramica contenenti alcune ceneri.
G.S.
Si trova in località Zorrosca nei pressi di Capo Comino. Ci si può giungere percorrendo la strada che porta da Capo Comino a Irgoli e il nome potrebbe significare vigneto. Si trova su una collina di minore altezza rispetto alle colline circostanti, in mezzo ad una grossa macchia di lentischio. La struttura è stata costruita in granito rosa ed è stata scavata solo per metà nel 1994. SU ITICHINZU rappresenta un tipo particolare di tomba dei giganti, non presenta né un’esedra né una stele, ma una fronte costruita perfettamente in muratura rettangolare con un ingresso architravato chiamato portello che immette nel corridoio costituito anch’esso da una muratura di pietra. Questo corridoio è diviso in due parti: una cella e una anticella. La tomba di misure modeste sembra per tanto databile ad una fase finale della civiltà nuragica e quindi ad un momento tardo dell’inizio del primo millennio a.C. . Questa datazione è confermata dal ritrovamento di un raffinato vaso con piede ad anello rinvenuto davanti all’ingresso della tomba: un’urnetta funeraria, cioè una ciotolina con il coperchio in ceramica contenenti alcune ceneri.
G.S.
Si trova in località Zorrosca nei pressi di Capo Comino. Ci si può giungere percorrendo la strada che porta da Capo Comino a Irgoli e il nome potrebbe significare vigneto. Si trova su una collina di minore altezza rispetto alle colline circostanti, in mezzo ad una grossa macchia di lentischio. La struttura è stata costruita in granito rosa ed è stata scavata solo per metà nel 1994. SU ITICHINZU rappresenta un tipo particolare di tomba dei giganti, non presenta né un’esedra né una stele, ma una fronte costruita perfettamente in muratura rettangolare con un ingresso architravato chiamato portello che immette nel corridoio costituito anch’esso da una muratura di pietra. Questo corridoio è diviso in due parti: una cella e una anticella. La tomba di misure modeste sembra per tanto databile ad una fase finale della civiltà nuragica e quindi ad un momento tardo dell’inizio del primo millennio a.C. . Questa datazione è confermata dal ritrovamento di un raffinato vaso con piede ad anello rinvenuto davanti all’ingresso della tomba: un’urnetta funeraria, cioè una ciotolina con il coperchio in ceramica contenenti alcune ceneri.
G.S.
Si trova in località Zorrosca nei pressi di Capo Comino. Ci si può giungere percorrendo la strada che porta da Capo Comino a Irgoli e il nome potrebbe significare vigneto. Si trova su una collina di minore altezza rispetto alle colline circostanti, in mezzo ad una grossa macchia di lentischio. La struttura è stata costruita in granito rosa ed è stata scavata solo per metà nel 1994. SU ITICHINZU rappresenta un tipo particolare di tomba dei giganti, non presenta né un’esedra né una stele, ma una fronte costruita perfettamente in muratura rettangolare con un ingresso architravato chiamato portello che immette nel corridoio costituito anch’esso da una muratura di pietra. Questo corridoio è diviso in due parti: una cella e una anticella. La tomba di misure modeste sembra per tanto databile ad una fase finale della civiltà nuragica e quindi ad un momento tardo dell’inizio del primo millennio a.C. . Questa datazione è confermata dal ritrovamento di un raffinato vaso con piede ad anello rinvenuto davanti all’ingresso della tomba: un’urnetta funeraria, cioè una ciotolina con il coperchio in ceramica contenenti alcune ceneri.
G.S.
Nuraghe costruito con conci di calcare bianco sopra un ammasso roccioso emergente dal fitto bosco. Le murature si conservano ad altezza d’uomo.
Nuraghe costruito con conci di calcare bianco sopra un ammasso roccioso emergente dal fitto bosco. Le murature si conservano ad altezza d’uomo.