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#immagini: 34

CANE IN AGGUATO

55) CANE IN AGGUATO
Nome: cane in agguato
categoria: animale
Dimensioni: altezza 4,5 cm.
Aspetto: l’animale, probabilmente un cane pastore o da caccia, è rappresentato di profilo, con il muso a taglio dritto, la posa tesa e vibrante, le orecchie irte e aguzze, il corpo inclinato all’indietro come se si fermasse improvvisamente “davanti a una cosa vista o percepita, in presenza, con l’udito o con l’olfatto”. Sembra infatti “un cane in punta” dice Lilliu, con la testa protesa in avanti; il corpo stirato è leggermente concavo sul dorso, la coda arricciata in alto. Oppure potrebbe rappresentare un cane pronto all’attacco di un altro animale (un cane o una preda, ad esempio una volpe).
Luogo di ritrovamento: Serri (NU), localitá Santa Vittoria, presso capanna detta del sacerdote
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: corpo integro. Sul collo é visibile il collare molto grosso e spesso, forse di cuoio rinforzato, del tipo che serviva per difesa dai morsi mortali nella lotta.
Curiositá: il bronzetto affonda ancora le zampe anteriori nella massa di piombo che originariamente serviva per fissarlo alla pietra di dedicazione. Molte di queste pietre votive sono state ritrovate, e ancora oggi sono visibili, in vari siti archeologici. I bronzetti, di solito più d’uno, venivano inseriti nelle coppelle ricavate sulla pietra-tavola e ivi fissati mediante colata plumbea.
Fotografia del bronzetto di RS Roberto dal gruppo fb “Viaggio nelle antichità della Sardegna”.
Fotografie delle pietre (su cui venivano fissati i bronzetti) ritrovate a S’Arcu ‘e Forros – Villagrande Strisaili di B. Auguadro
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: SERRI
Prov:
Autore: RS Roberto
DONNA ORANTE CON LUNGHISSIMO COLLO

82) DONNA ORANTE CON LUNGHISSIMO COLLO
Nome: donna orante con lunghissimo collo
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza residua 23 cm
Aspetto e vestiario: figura femminile raffigurata frontalmente in piedi, nell’atto – forse – di porgere il saluto devozionale con la mano destra (braccio mancante) e l’offerta con la mano sinistra (rotta). Il corpo esile indossa una tunica a balze sovrapposte
Colpisce lo stilismo longilineo del collo e la forma della testa con epicranio piatto e allungato.
La testa è scoperta, i capelli lisci scendono incorniciando il viso, sciolti sul collo; visibile la scriminatura centrale. Lilliu non ne parla, ma è visibile parte del manto sul lato sinistro.
La forma appuntita del tronco con la stilizzazione “cruciforme o spadiforme” del corpo sembra – dice Lilliu – rifarsi all’antica e arcaica geometria mediterranea del III e del II millennio a.C.
Luogo di ritrovamento: Terralba (CA), località S’Arrideli
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: molte sono le parti mancanti: piedi, braccio destro, mano sinistra, parte del mantello. Nel libro del 1953 sui bronzetti di Terralba, Lilliu riporta l’immagine del bronzetto prima dei restauri
Curiosità: Lilliu sottolinea l’impressionante stilismo longilineo del collo e la forma cruciforme o spadiforme del corpo. Quest’ultima ricorda stilizzazioni del neolitico cretese, cicladico, tessalico, tracico, palestinese, etc.
Appare curiosa anche la forma cilindrica della testa: Lilliu fa un accostamento con alcuni teschi dolicocrani nuragici rinvenuti a Seulo e studiati da C. Maxia (1951)
NOTA: La DOLICOCEFALIA è una condizione nella quale la scatola cranica assume una forma stretta e allungata in senso antero-posteriore. É una malformazione, ma può essere anche indotta. Una pratica del genere era infatti largamente diffusa nelle civiltà antiche quando, con l’ausilio di fasce o di strumenti rigidi, si usava modellare nel senso della lunghezza il cranio dei neonati, non si sa se nel tentativo di aumentarne le capacità cerebrali o per avvicinarli somaticamente alle divinità.
Descrizione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Immagine del bronzetto a destra è tratta da G. Lilliu, “Bronzetti nuragici da Terralba (Cagliari)”, 1953 – ringraziamo per la notizia e per l’immagine RS Roberto, gruppo “Viaggi nelle antichità della Sardegna”
Le informazioni sulla dolicocefalia sono tratte dal web

Comune: TERRALBA
Prov:
Autore:
DONNA CON COPRICAPO A FALDA LARGA

83) DONNA CON COPRICAPO A FALDA LARGA
Nome: donna con “sombrero”
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza residua 8,3 cm
Aspetto e vestiario: testa di figura femminile che indossa un cappello a falda larga. In realtà, grazie a Lilliu, abbiamo sia una descrizione sia un’immagine di un altro frammento che componeva il bronzetto. Sappiamo così che la figura femminile indossava:
– una tunica attillata, che avvolgeva il corpo e nella zona della vita era stretta da un cordone
– un mantello con il risalto divisorio sulle spalle, rilevato in una frangia striata presso l’incollatura sulla nuca
Interessante è il copricapo ampio e decorato, detto ” a sombrero” da Lilliu, con umbone centrale a cono e fasce concentriche separate da sottili linee incise (6 fasce sopra la falda, 2 fasce all’interno). Il rialzo, fatto dal copricapo, lascia la fronte scoperta e la mette in evidenza. Sotto il cappello la donna mostra un’acconciatura elaborata: sulla fronte i capelli sono raccolti a forma di ciambella; sul collo invece scendono sciolti, lunghi e sono segnati da fitte striature verticali. Nel volto, ovale e stirato, è molto marcato lo schema a T delle sopracciglia tratteggiate e del naso ” a forte listello”; gli occhi a grossa mandorla sono incisi e cerchiati dal rialzo delle palpebre; bocca incisa con tocco rapido.
Luogo di ritrovamento: Terralba (CA), località S’Arrideli
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: il collo è lunghissimo (come nel bronzetto schedato ieri), alla “Modigliani” ?
Curiosità: Lilliu segnala che la testa del bronzetto fa parte di un bronzetto spezzato da tempi antichi, del quale si conserva un altro frammento purtroppo non ricongiunto: il tronco, dalla vita in giù, senza i piedi e con un largo tratto del lembo destro di un mantello. Ricomponendo i frammenti si avrebbe uno schema di donna orante, simile ad altri bronzetti femminili. Nel libro del 1953 sui bronzetti di Terralba, Lilliu riporta l’immagine dei due frammenti del bronzetto mai ricomposti: testa e corpo.
Descrizione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Immagine del bronzetto con entrambi i frammenti è tratta da G. Lilliu, “Bronzetti nuragici da Terralba (Cagliari)”, 1953 – ringraziamo per l’immagine RS Roberto, gruppo “Viaggi nelle antichità della Sardegna”

Comune: TERRALBA
Prov:
Autore:
GUERRIERO CON STOCCO E SCUDO SULLE SPALLE

84) GUERRIERO CON STOCCO E SCUDO SULLE SPALLE
Nome: guerriero con stocco e scudo sulle spalle
Professione: guerriero
Dimensioni: altezza residua 11 cm
Aspetto e vestiario: il guerriero è rappresentato frontalmente; con la mano destra porgeva quasi sicuramente il saluto devozionale, con la mano sinistra impugnava, all’estremità inferiore, uno stocco appoggiato sulla spalla e che reggeva, alle spalle, uno scudo.
L’elmo indossato ha forma conica con accenno di lembo ripiegato in avanti; ha la punta liscia ed il resto della superficie spartito in una zona ornata a spina di pesce (o rametto schematico) definita da incisioni orizzontali concentriche, due in alto e una alla base.
Il guerriero indossa:
– una tunica semplice e liscia
– un’ampia fasciatura di difesa intorno al collo, fatta di strisce sovrapposte rese con costolature alternate a incisioni; questa fascia si allarga alle spalle e al petto, proteggendoli
– il consueto pugnale ad elsa gammata, portato non sul petto ma appeso a una lunga e stretta cinghia e abbassato, in modo inusuale, sino all’orlo della tunica
Sul retro uno scudo piccolo aderente alla schiena pende dallo stocco tramite una fune. Esso mostra al centro un umbone liscio, intorno al quale il rivestimento in cuoio (che nella realtà avvolgeva la struttura di legno dello scudo) è stilisticamente indicato nel bronzetto da una serie di incisioni radiali.
La testa ha forma conica, una taglio netto e squadrato sopra al collo; i capelli sulla nuca sono stilizzati a rametto.
I lineamenti del volto sono molto marcati: sopracciglia e naso sono resi con il noto schema a T, gli occhi sono a globo schiacciato ” o a pastiglia, schizzanti a fior di pelle”. Contrastano: il piccolo segno inciso della bocca e le minuscole orecchie abbozzate.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: braccia mancanti, rotto lo stocco per più di metà, rotte le gambe sotto i polpacci, scudo frastagliato sul contorno.
Curiosità: interessante copricapo. Più che a un elmo, assomiglia – dice Lilliu – ai ” pilei” (berretti di pelle, di feltro o di stoffa) di immagini della cultura greca di tradizione geometrica o del mondo orientale siriano-anatolico, del quale si ha un esempio anche in Sardegna nel bronzetto fenicio-punico di Flumenlongu- Nurra (se qualcuno ci manda un’immagine … cercheremo di schedarlo per voi ?)
Immagini di RS Roberto tratte da “Viaggio nelle anticihità della Sardegna”
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Approfondimenti sul “pileo” (copricapo):

Comune:
Prov:
Autore:
MUSICO DI MONTE SIRAI

114) MUSICO DI MONTE SIRAI
Nome: suonatore di lira
Dimensioni: da verificare
Aspetto e vestiario: figura di musico seduto raffigurato mentre suona uno strumento simile alla lira
Luogo di ritrovamento: Monte Sirai, Carbonia
Residenza attuale:Museo Archeologico di Cagliari
Fotografia di RS Roberto, Viaggi nelle Antichità della Sardegna
Per approfondimenti ecco un articolo datato ma interessante

Comune:
Prov:
Autore: RS Roberto
OFFERENTE CON VASO

121) OFFERENTE CON VASO
Nome: l’offerta del vaso
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 13,3 cm
Aspetto e vestiario: l’offerente é raffigurato con la mano destra alzata in atto di preghiera, come per porgere il saluto devozionale alla divinità: il pollice è divaricato e le altre dita sono unite e ben rese dalle incisioni presenti sia sul palmo che sul dorso. Con la mano sinistra l’uomo impugna una corda da cui pende un vaso, forse nella realtà di bronzo o terracotta, contenente un liquido d’offerta. Il recipiente è ovale, col fondo stretto e piatto; oltre ai due manici presenta una sporgenza “a tubercolo” che poteva essere un beccuccio a colatoio per versare il liquido oppure una borchia ornamentale molto pronunciata.
Il vaso e la corda sono raffigurati in posizione obliqua, come per rendere il movimento di oscillazione oppure il vaso era – dice Lilliu – “allontanato dal corpo, quasi per suggerire il distacco dall’oggetto che è ormai possesso della divinità”.
L’uomo indossa una tunica aderente, senza maniche e con una piccola scollatura triangolare; dietro, l’orlo inferiore della tunica è prolungato a coda, davanti la veste è rialzata ad angolo, sopra le ginocchia nude. Anche le magre gambe sono nude e i piedi scalzi.
La tunica é chiusa sulla spalla sinistra con un legaccio a fiocco che annoda i due lembi; gli stessi lembi più in basso sull’anca sinistra sono fermati da un bottone prominente. Infine un semplice cordone, chiuso a nodo sul davanti, cinge la vita del devoto.
Sul petto ha il pugnaletto ad elsa gammata riposto in un fodero di cuoio lavorato (lo si deduce dalle scalanature all’orlo) e pendente da una bandoliera di pelle.
L’offerente non é un guerriero, quindi il pugnaletto per Lilliu assume il significato di arma da difesa, forse con valore talismanico.
Il viso è oblungo e pieno, il collo tozzo, gli occhi a mandorla, sopracciglia e naso arcuato sono resi col noto stilismo a T, le orecchie sono a dischetto incavato nel mezzo, bocca stretta e carnosa.
Sul capo sembra indossare un elemento che cinge la nuca e si annoda sopra la fronte (n.d.r.).
Luogo di ritrovamento: Serri, loc. Santa Vittoria, dall’atrio del pozzo sacro – (Il Santuario di Santa Vittoria di Serri Coop Acropoli Nuragica)
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotta la gamba destra sopra al ginocchio
Curiositá:
Per Lilliu il devoto è un pastore o un contadino che “offre olio o latte o forse acqua lustrale del pozzo che ha attinto col vaso durante la cerimonia rituale, alla presenza del sacerdote officiante”.
Proponiamo infine alcune interpretazioni alternative di semplici appassionati circa il MISTERIOSO CONTENUTO del vaso ?
– il contenitore contiene vino da offrire alla divinità
– la posizione obliqua del contenitore farebbe supporre “l’idea del movimento anteroposteriore che si imprime al latte quando si fa il burro in mancanza di tecnologia più avanzata”
Fotografia di RS Roberto dalla pagina Fb “Viaggio nelle antichità della Sardegna”
Immagini e descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore: Foto di RS Roberto
PORTATORE DI LANCIA IN NUDITÀ RITUALE

125) PORTATORE DI LANCIA IN NUDITÀ RITUALE
Nome: portatore di lancia in nudità rituale
Professione: sconosciuta
Dimensioni: da verificare
Aspetto e vestiario: l’uomo è raffigurato in piedi, completamente nudo; con la mano destra (tozza ma con le dita incise e visibili) alzata quasi all’altezza del viso, per porgere il saluto devozionale; con la mano sinistra regge una lancia.
Le gambe sono leggermente piegate, i piedi quasi uniti. Ben evidenti le parti anatomiche del sesso maschile, la cui rappresentazione assumerebbe un significato rituale.
La testa sembra foggiata a capocchia liscia o forse l’uomo indossa una berretta a calotta semisferica.
Luogo di ritrovamento: Antas-Fluminimmagiore (CA), dalla tomba n. 3 (X sec. a.C.).
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: integro
Curiositá:
Questo bronzetto fu trovato in una sepoltura a pozzetto (dello stesso tipo scavate dall’archeologo A. Bedini a Mont’e Prama), la tomba n.3.
L’inumato rinvenuto entro tale tomba aveva infatti con sè questi oggetti:
– una collana con materiali in ambra, cristallo di rocca, pasta vitrea e argento.
– indossava un anello al dito
– stringeva il bronzetto nuragico
“Secondo gli studiosi si tratterebbe della rappresentazione della prima divinità nuragica adorata nell’area di Antas, il Babai, la divinità paterna che in seguito sarebbe stata interpretata dai cartaginesi come Sid Addir Bab, e dai romani come Sardus Pater.” (P. Montalbano)
“Quanto alla divinità fatta oggetto di culto è da rimarcare la presenza a Serra Niedda di una statuina bronzea raffigurante un personaggio in nudità rituale. La figura di Serra Niedda è stata paragonata al portatore di lancia in nudità rituale proveniente da Antas, presso il tempio del Sardus Pater. ”
(Da Wikipedia).
Fotografia di RS Roberto

Comune:
Prov:
Autore: Foto RS Roberto
BIPROTOME DI MUFLONE E BUE

136) BIPROTOME DI MUFLONE E BUE
Nome: biprotome di muflone e bue, su spada
categoria: animale
Dimensioni: lunghezza 9 cm – altezza 3,5 cm
Aspetto:
Le due protomi animalesche rappresentate in questo bronzetto sono unite per il dorso: una è di muflone (pecora selvatica) e l’altra è di bue, due specie caratteristiche della fauna sarda.
“I mezzi corpi dei due animali sono fusi in un unico volume pieno – dice Lilliu – più grosso al centro e affusolato alle estremità, in corrispondenza ai colli da cui emergono le teste delle bestie, una selvatica (il muflone) e l’altra domestica (il bue). Il ramaio aveva quindi consuetudine con i campi e con i boschi, e non altrimenti poteva essere in una società primitiva a forme economiche non specializzate, ma miste e integrate.”
– la testa del bue ha occhi a globetto, muso a taglio netto con bocca sottilmente incisa
– la testa del muflone è più curata, con occhi a globetto più grandi, bocca più marcata nel taglio, con il giro delle corna raccolto e geometrico, senza rigature viste in altro bronzetto di muflone.
Risaltano le sacche pettorali dei due animali e, nella parte inferiore del corpo, si nota una fessura che non compare sul dorso, quindi presumibilmente doveva servire per inserire la punta di una spada.
Luogo di ritrovamento: PATTADA (SS), localitá sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: corna del bue spuntate
Curiosità:
“Muflone: nome volgare di una pecora selvatica diffusa unicamente sui monti della Sardegna e della Corsica. Maschio con corna divaricate in fuori e all’indietro in una elegante spira. Nel Caucaso, nell’America e nella Persia vive una specie molto simile al muflone detto appunto muflone dell’Asia Minore” – F.Laner, Accabadora, 2001
Fotografia del bronzetto di RS Roberto dalla pagina fb Viaggio nelle antichità della Sardegna
Immagini e descrizione tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Fotografia del muflone di G.Exana

Comune:
Prov:
Autore:
Spillone

141) SPILLONE CON CAPOCCHIA AD AVVOLGIMENTO SPIRALIFORME
Nome: spillone con capocchia ad avvolgimento spiraliforme
categoria: da verificare
Dimensioni: lunghezza 22 cm.
Aspetto: la verga ha sezione quadrangolare e si allarga verso la parte inferiore per poi restringersi verso la punta. La capocchia massiccia termina con un pomello emisferico, con una scozia sottostante, guarnita da tre rilievi ad anello, che la separa dal toro; sotto la decorazione a toro, la verga è rivestita da un avvolgimento a spirale di filo di bronzo che si allarga verso la base.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), localitá Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Curiositá:
Numerosi ritrovamenti di spilloni nuragici sono avvenuti sia in contesti cultuali quali il santuario di Abini-Teti, sia all’interno o in prossimità di nuraghi e pozzi sacri. Ad esempio all’interno della fonte sacra rinvenuta nella torre laterale del nuraghe Nurdole è stato recuperato un buon numero di spilloni votivi nuragici infissi nelle intercapedini del parlamento murario.
Alcuni esemplari di spilloni hanno la testa mobile, altri decorata con piccole facce stilizzate.
Ma cosa erano esattamente?
In molti casi gli studiosi li hanno interpretati come grandi fermagli per tenere chiusi i pesanti mantelli (rappresentati in molti bronzetti).
Riportiamo l’interessante ipotesi dell’archeologo Augusto Mulas (riportata nel libro “l’Isola sacra” – ed. Condaghes): alla luce del sistematico rinvenimento di spilloni in contesti rituali e ritenendoli troppo grandi e ingombranti per essere fermagli, e avendo constatato che ancora nella prima metà del 1900 in alcune zone della Sardegna (in particolare a Siniscola) venivano prodotti oggetti molto simili (in metallo, osso o legno) chiamati “su pireddu” (tradotto con “perno” oppure “ugola”) utilizzati per uccidere i maiali mediante infissione nel collo in prossimità dell’ugola… egli ipotizza che gli spilloni nuragici potessero servire per il sacrificio rituale degli animali che venivano offerti alle divinità.
Gli spilloni nuragici difficilmente possono essere considerati semplici fermagli per mantelli, anche perché in alcuni esemplari di faretrine nuragiche (da noi già schedate ? ricordate?) sono raffigurate riproduzioni di spilloni nuragici oltre che pugnali ad elsa gammata, segni di distinzione con, forse, anche un valore cultuale per chi li indossava.
Fotografie di G. Exana e RS Roberto
Descrizione e immagine tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
Codice Geo: NUR5671
> Scheda Geoportale
Nuraghe Monte Girone

Il Nuraghe Monte Gironi si trova a circa 3,5 Km a Nord-Est di Villaputzu. E’ facilmente raggiungibile dai sentieri che attraversano la fitta vegetazione sul Monte Gironi. E’ noto nel “Censimento archeologico nel territorio del Comune di Villaputzu” di Roberto Ledda con il nome di Crobeccadas. Raggiunta la sommità del rilievo roccioso, seguendo il percorso segnato dalla presenza di alcuni muretti a secco è possibile ammirare ciò che rimane del bene culturale. L’ingresso è formato da un breve corridoio, con copertura a piattabanda, attualmente franato, impedendo, dall’ingresso, l’acceso al cuore del monumento.
Al centro il monumento presenta una camera semicircolare in cui si aprono due nicchie, una avente sviluppo rettilineo, a Nord, mentre l’altra, con l’ingresso a Ovest, sviluppata ad angolo retto. Quest’ultima risulta essere l’ambiente più interessante del sito archeologico, infatti ancora oggi è possibile percorrere il corridoio della nicchia terminante in un’abside. (https://ilsarrabus.news/villaputzu-beni-da-valorizzare)

Nuraghe Monte Girone

Il Nuraghe Monte Gironi si trova a circa 3,5 Km a Nord-Est di Villaputzu. E’ facilmente raggiungibile dai sentieri che attraversano la fitta vegetazione sul Monte Gironi. E’ noto nel “Censimento archeologico nel territorio del Comune di Villaputzu” di Roberto Ledda con il nome di Crobeccadas. Raggiunta la sommità del rilievo roccioso, seguendo il percorso segnato dalla presenza di alcuni muretti a secco è possibile ammirare ciò che rimane del bene culturale. L’ingresso è formato da un breve corridoio, con copertura a piattabanda, attualmente franato, impedendo, dall’ingresso, l’acceso al cuore del monumento.
Al centro il monumento presenta una camera semicircolare in cui si aprono due nicchie, una avente sviluppo rettilineo, a Nord, mentre l’altra, con l’ingresso a Ovest, sviluppata ad angolo retto. Quest’ultima risulta essere l’ambiente più interessante del sito archeologico, infatti ancora oggi è possibile percorrere il corridoio della nicchia terminante in un’abside. (https://ilsarrabus.news/villaputzu-beni-da-valorizzare)

Nuraghe Monte Girone

Il Nuraghe Monte Gironi si trova a circa 3,5 Km a Nord-Est di Villaputzu. E’ facilmente raggiungibile dai sentieri che attraversano la fitta vegetazione sul Monte Gironi. E’ noto nel “Censimento archeologico nel territorio del Comune di Villaputzu” di Roberto Ledda con il nome di Crobeccadas. Raggiunta la sommità del rilievo roccioso, seguendo il percorso segnato dalla presenza di alcuni muretti a secco è possibile ammirare ciò che rimane del bene culturale. L’ingresso è formato da un breve corridoio, con copertura a piattabanda, attualmente franato, impedendo, dall’ingresso, l’acceso al cuore del monumento.
Al centro il monumento presenta una camera semicircolare in cui si aprono due nicchie, una avente sviluppo rettilineo, a Nord, mentre l’altra, con l’ingresso a Ovest, sviluppata ad angolo retto. Quest’ultima risulta essere l’ambiente più interessante del sito archeologico, infatti ancora oggi è possibile percorrere il corridoio della nicchia terminante in un’abside. (https://ilsarrabus.news/villaputzu-beni-da-valorizzare)