Il complesso è costituito, al momento attuale delle ricerche, da 15 domus de janas. Gli ipogei, situati ad una notevole altezza sul piano di campagna (da un minimo di m 0,60 ad un massimo di m 4,00) erano in origine accessibili attraverso delle pedarole; i crolli e le fratture della parete rocciosa rendono oggi particolarmente difficile l”accesso.
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Sepoltura neolitica scavata nella roccia risalente come tipologia forse alla cultura Filigosa (ca.2500 a.C.).La lettura del monumento è ostacolata dalla fitta vegetazione che la ricopre. La sepoltura è costituita da un corridoio (dromos) d’accesso, un’anticella e una cella. Lo stretto corridoio immette nell’anticella di forma sub circolare. Alla cella vera e propria, di minori dimensioni e a pianta sub rettangolare, si accede tramite un portello di forma sub rettangolare/trapezoidale.
Sepoltura neolitica scavata nella roccia risalente come tipologia forse alla cultura Filigosa (ca.2500 a.C.).La lettura del monumento è ostacolata dalla fitta vegetazione che la ricopre. La sepoltura è costituita da un corridoio (dromos) d’accesso, un’anticella e una cella. Lo stretto corridoio immette nell’anticella di forma sub circolare. Alla cella vera e propria, di minori dimensioni e a pianta sub rettangolare, si accede tramite un portello di forma sub rettangolare/trapezoidale.
In prossimità della provinciale 25 per Aidomaggiore si erge il nuraghe a tancato denominato “Sa Jua”, qui raffigurato nelle belle immagini di Nicola Castangia. Il professor Pittau fa derivare il suo nome dal latino “iuga” a indicare la mandria di bovini. Mi permetto di osservare che anche nell’antico Egitto i bovini assumevano il nome di “iwa” (jua), palesemente simile al termine “ju o “juale” con il quale in lingua sarda si indica il giogo