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Complesso nuragico di Punta Unossi

Nell’agro di Florinas, ai piedi dell’altura di Punta Unossi, dominante la valle dei Giunchi, ai confini delle tre regioni di Coros, Meilogu, Romangia, esistono i resti di un complesso nuragico che doveva essere chiaramente destinato a una funzione cultuale e di convegno.
Così come per analoghi complessi cultuali anche da questo sacrario nuragico si domina un’ampia porzione di territorio, la valle dei giunchi sino alla Nurra.
L’epoca di costruzione di questo genere di villaggi, denominati “sacrari o santuari”, è normalmente indicata al Bronzo Finale, in un periodo in cui non si realizzavano più nuovi nuraghi e gli edifici di culto apparivano meglio rifiniti, a volte decorati con fastigi sul colmo della copertura lapidea (Monte sant’Antonio; Su Tempiesu)
Il paesaggio attorno al santuario è caratterizzato dai profondi tacchi di calcare, materiale morbido e fessurato, facilmente estraibile e lavorabile.
La zona è una delle più ricche di siti d’epoca preistorica della Sardegna. Solo nell’abitato di Florinas sono infatti diverse decine le Domus de Janas segnalate.
Anche nelle vicinanze di questo sito, scendendo lungo la strada che porta al nuraghe Corbos, è possibile ammirare diverse Domus de Janas, tra le quali spiccano quelle di Su Cannuju.
Il complesso è costituito da diversi edifici all’interno del quale emerge una cosiddetta “capanna delle riunioni”, di grandi dimensioni (diam. esterno m 11, interno m 7,60), in cui è presente ancora la pavimentazione lapidea, un sedile circolare addossato alle pareti, un basamento circolare centrale sul quale in origine era incastrato un betilo-torre.
Il secondo edificio in risalto e di maggior rilievo è una piccola torre (diametro m 5,20) il cui interno fu realizzato con blocchi non lavorati e sovrapposti senza particolare cura, probabilmente coperto a “tholos”.
Successivamente fu realizzato un elegante rifascio (spessore m0,80/1,00) con una muratura in conci isodomi di forma a T.
Questo manufatto è molto simile a quello visibile presso il vicino “sacrario di Monte Sant’Antonio, da qui perfettamente mirabile.
Più che “pozzi sacri” sembrerebbero entrambi delle cisterne attorno, o all’interno, delle quali si dovevano svolgere dei riti.
Tutt’intorno sono ben identificabili i basamenti di un tipico isolato nuragico, costituito da più edifici a base circolare a cui si ha accesso dal cortile interno, corrente in parallelo al perimetro esterno.

Vista dell’isolato realizzato intorno all’elegante pozzo-cisterna

L’edificio centrale, rivestito con muratura isodoma di conci a T

È difficile dire quale fosse la funzione dell’edificio che, certamente, doveva rivestire una grande importanza nell’ambito del villaggio e che ne è l’elemento centrale. L’architettura realizzata con conci isodomi, infatti, è connessa agli edifici di culto e connota l’insediamento di Punta Unossi come un villaggio-santuario. (www.Sardegnacultura.it)
L’abitato fu sicuramente riutilizzato in età romana, come documenta la presenza di strutture a pianta rettangolare e di materiali ascrivibili a questo periodo, ben visibili anche nell’immagine sottostante.

Complesso nuragico di Punta Unossi

Nell’agro di Florinas, ai piedi dell’altura di Punta Unossi, dominante la valle dei Giunchi, ai confini delle tre regioni di Coros, Meilogu, Romangia, esistono i resti di un complesso nuragico che doveva essere chiaramente destinato a una funzione cultuale e di convegno.
Così come per analoghi complessi cultuali anche da questo sacrario nuragico si domina un’ampia porzione di territorio, la valle dei giunchi sino alla Nurra.
L’epoca di costruzione di questo genere di villaggi, denominati “sacrari o santuari”, è normalmente indicata al Bronzo Finale, in un periodo in cui non si realizzavano più nuovi nuraghi e gli edifici di culto apparivano meglio rifiniti, a volte decorati con fastigi sul colmo della copertura lapidea (Monte sant’Antonio; Su Tempiesu)
Il paesaggio attorno al santuario è caratterizzato dai profondi tacchi di calcare, materiale morbido e fessurato, facilmente estraibile e lavorabile.
La zona è una delle più ricche di siti d’epoca preistorica della Sardegna. Solo nell’abitato di Florinas sono infatti diverse decine le Domus de Janas segnalate.
Anche nelle vicinanze di questo sito, scendendo lungo la strada che porta al nuraghe Corbos, è possibile ammirare diverse Domus de Janas, tra le quali spiccano quelle di Su Cannuju.
Il complesso è costituito da diversi edifici all’interno del quale emerge una cosiddetta “capanna delle riunioni”, di grandi dimensioni (diam. esterno m 11, interno m 7,60), in cui è presente ancora la pavimentazione lapidea, un sedile circolare addossato alle pareti, un basamento circolare centrale sul quale in origine era incastrato un betilo-torre.
Il secondo edificio in risalto e di maggior rilievo è una piccola torre (diametro m 5,20) il cui interno fu realizzato con blocchi non lavorati e sovrapposti senza particolare cura, probabilmente coperto a “tholos”.
Successivamente fu realizzato un elegante rifascio (spessore m0,80/1,00) con una muratura in conci isodomi di forma a T.
Questo manufatto è molto simile a quello visibile presso il vicino “sacrario di Monte Sant’Antonio, da qui perfettamente mirabile.
Più che “pozzi sacri” sembrerebbero entrambi delle cisterne attorno, o all’interno, delle quali si dovevano svolgere dei riti.
Tutt’intorno sono ben identificabili i basamenti di un tipico isolato nuragico, costituito da più edifici a base circolare a cui si ha accesso dal cortile interno, corrente in parallelo al perimetro esterno.

Vista dell’isolato realizzato intorno all’elegante pozzo-cisterna

L’edificio centrale, rivestito con muratura isodoma di conci a T

È difficile dire quale fosse la funzione dell’edificio che, certamente, doveva rivestire una grande importanza nell’ambito del villaggio e che ne è l’elemento centrale. L’architettura realizzata con conci isodomi, infatti, è connessa agli edifici di culto e connota l’insediamento di Punta Unossi come un villaggio-santuario. (www.Sardegnacultura.it)
L’abitato fu sicuramente riutilizzato in età romana, come documenta la presenza di strutture a pianta rettangolare e di materiali ascrivibili a questo periodo, ben visibili anche nell’immagine sottostante.

Complesso nuragico di Punta Unossi

Nell’agro di Florinas, ai piedi dell’altura di Punta Unossi, dominante la valle dei Giunchi, ai confini delle tre regioni di Coros, Meilogu, Romangia, esistono i resti di un complesso nuragico che doveva essere chiaramente destinato a una funzione cultuale e di convegno.
Così come per analoghi complessi cultuali anche da questo sacrario nuragico si domina un’ampia porzione di territorio, la valle dei giunchi sino alla Nurra.
L’epoca di costruzione di questo genere di villaggi, denominati “sacrari o santuari”, è normalmente indicata al Bronzo Finale, in un periodo in cui non si realizzavano più nuovi nuraghi e gli edifici di culto apparivano meglio rifiniti, a volte decorati con fastigi sul colmo della copertura lapidea (Monte sant’Antonio; Su Tempiesu)
Il paesaggio attorno al santuario è caratterizzato dai profondi tacchi di calcare, materiale morbido e fessurato, facilmente estraibile e lavorabile.
La zona è una delle più ricche di siti d’epoca preistorica della Sardegna. Solo nell’abitato di Florinas sono infatti diverse decine le Domus de Janas segnalate.
Anche nelle vicinanze di questo sito, scendendo lungo la strada che porta al nuraghe Corbos, è possibile ammirare diverse Domus de Janas, tra le quali spiccano quelle di Su Cannuju.
Il complesso è costituito da diversi edifici all’interno del quale emerge una cosiddetta “capanna delle riunioni”, di grandi dimensioni (diam. esterno m 11, interno m 7,60), in cui è presente ancora la pavimentazione lapidea, un sedile circolare addossato alle pareti, un basamento circolare centrale sul quale in origine era incastrato un betilo-torre.
Il secondo edificio in risalto e di maggior rilievo è una piccola torre (diametro m 5,20) il cui interno fu realizzato con blocchi non lavorati e sovrapposti senza particolare cura, probabilmente coperto a “tholos”.
Successivamente fu realizzato un elegante rifascio (spessore m0,80/1,00) con una muratura in conci isodomi di forma a T.
Questo manufatto è molto simile a quello visibile presso il vicino “sacrario di Monte Sant’Antonio, da qui perfettamente mirabile.
Più che “pozzi sacri” sembrerebbero entrambi delle cisterne attorno, o all’interno, delle quali si dovevano svolgere dei riti.
Tutt’intorno sono ben identificabili i basamenti di un tipico isolato nuragico, costituito da più edifici a base circolare a cui si ha accesso dal cortile interno, corrente in parallelo al perimetro esterno.

Vista dell’isolato realizzato intorno all’elegante pozzo-cisterna

L’edificio centrale, rivestito con muratura isodoma di conci a T

È difficile dire quale fosse la funzione dell’edificio che, certamente, doveva rivestire una grande importanza nell’ambito del villaggio e che ne è l’elemento centrale. L’architettura realizzata con conci isodomi, infatti, è connessa agli edifici di culto e connota l’insediamento di Punta Unossi come un villaggio-santuario. (www.Sardegnacultura.it)
L’abitato fu sicuramente riutilizzato in età romana, come documenta la presenza di strutture a pianta rettangolare e di materiali ascrivibili a questo periodo, ben visibili anche nell’immagine sottostante.

Complesso nuragico di Punta Unossi

Nell’agro di Florinas, ai piedi dell’altura di Punta Unossi, dominante la valle dei Giunchi, ai confini delle tre regioni di Coros, Meilogu, Romangia, esistono i resti di un complesso nuragico che doveva essere chiaramente destinato a una funzione cultuale e di convegno.
Così come per analoghi complessi cultuali anche da questo sacrario nuragico si domina un’ampia porzione di territorio, la valle dei giunchi sino alla Nurra.
L’epoca di costruzione di questo genere di villaggi, denominati “sacrari o santuari”, è normalmente indicata al Bronzo Finale, in un periodo in cui non si realizzavano più nuovi nuraghi e gli edifici di culto apparivano meglio rifiniti, a volte decorati con fastigi sul colmo della copertura lapidea (Monte sant’Antonio; Su Tempiesu)
Il paesaggio attorno al santuario è caratterizzato dai profondi tacchi di calcare, materiale morbido e fessurato, facilmente estraibile e lavorabile.
La zona è una delle più ricche di siti d’epoca preistorica della Sardegna. Solo nell’abitato di Florinas sono infatti diverse decine le Domus de Janas segnalate.
Anche nelle vicinanze di questo sito, scendendo lungo la strada che porta al nuraghe Corbos, è possibile ammirare diverse Domus de Janas, tra le quali spiccano quelle di Su Cannuju.
Il complesso è costituito da diversi edifici all’interno del quale emerge una cosiddetta “capanna delle riunioni”, di grandi dimensioni (diam. esterno m 11, interno m 7,60), in cui è presente ancora la pavimentazione lapidea, un sedile circolare addossato alle pareti, un basamento circolare centrale sul quale in origine era incastrato un betilo-torre.
Il secondo edificio in risalto e di maggior rilievo è una piccola torre (diametro m 5,20) il cui interno fu realizzato con blocchi non lavorati e sovrapposti senza particolare cura, probabilmente coperto a “tholos”.
Successivamente fu realizzato un elegante rifascio (spessore m0,80/1,00) con una muratura in conci isodomi di forma a T.
Questo manufatto è molto simile a quello visibile presso il vicino “sacrario di Monte Sant’Antonio, da qui perfettamente mirabile.
Più che “pozzi sacri” sembrerebbero entrambi delle cisterne attorno, o all’interno, delle quali si dovevano svolgere dei riti.
Tutt’intorno sono ben identificabili i basamenti di un tipico isolato nuragico, costituito da più edifici a base circolare a cui si ha accesso dal cortile interno, corrente in parallelo al perimetro esterno.

Vista dell’isolato realizzato intorno all’elegante pozzo-cisterna

L’edificio centrale, rivestito con muratura isodoma di conci a T

È difficile dire quale fosse la funzione dell’edificio che, certamente, doveva rivestire una grande importanza nell’ambito del villaggio e che ne è l’elemento centrale. L’architettura realizzata con conci isodomi, infatti, è connessa agli edifici di culto e connota l’insediamento di Punta Unossi come un villaggio-santuario. (www.Sardegnacultura.it)
L’abitato fu sicuramente riutilizzato in età romana, come documenta la presenza di strutture a pianta rettangolare e di materiali ascrivibili a questo periodo, ben visibili anche nell’immagine sottostante.

Area archelogica di Giorrè

Area santuariale consistente in diversi ambienti circondati da una recinzione irregolarmente ellitica. Uno di questi edifici a pianta perfettamente rotonda con pavimento lastricato con lastre di calcare connesse con assoluta precisione. L’ accuratezza della costruzione e l’esistenza di un originario schema progettuale è dimostrata dalle tracce del segno circolare dell’impianto del primo filare sul pavimento, tracciato con una sorta di compasso.

Area archelogica di Giorrè

Area santuariale consistente in diversi ambienti circondati da una recinzione irregolarmente ellitica. Uno di questi edifici a pianta perfettamente rotonda con pavimento lastricato con lastre di calcare connesse con assoluta precisione. L’ accuratezza della costruzione e l’esistenza di un originario schema progettuale è dimostrata dalle tracce del segno circolare dell’impianto del primo filare sul pavimento, tracciato con una sorta di compasso.

Area archelogica di Giorrè

Area santuariale consistente in diversi ambienti circondati da una recinzione irregolarmente ellitica. Uno di questi edifici a pianta perfettamente rotonda con pavimento lastricato con lastre di calcare connesse con assoluta precisione. L’ accuratezza della costruzione e l’esistenza di un originario schema progettuale è dimostrata dalle tracce del segno circolare dell’impianto del primo filare sul pavimento, tracciato con una sorta di compasso.

Tomba a prospetto di Campu Lontanu I

La tomba venne ricavata scavando un masso erratico di calcare distaccatosi dal vicino costone di Rocca Bianca. Sulla facciata principale, dotata di ingresso, fu realizzata una “stele centinata” alta quasi 4 metri sulla cui sommità erano originariamente posti tre piccoli betili. Nella facciata posteriore è osservabile un altro piccolo ingresso, forse di epoca anteriore.

La cultura materiale rinvenuta durante gli scavi è di tipo Bonnanaro (prima età del bronzo).

Tomba a prospetto di Campu Lontanu

La tomba venne ricavata scavando un masso erratico di calcare distaccatosi dal vicino costone di Rocca Bianca. Sulla facciata principale, dotata di ingresso, fu realizzata una “stele centinata” alta quasi 4 metri sulla cui sommità erano originariamente posti tre piccoli betili. Nella facciata posteriore è osservabile un altro piccolo ingresso, forse di epoca anteriore.

La cultura materiale rinvenuta durante gli scavi è di tipo Bonnanaro (prima età del bronzo).

Tomba a prospetto di Campu Lontanu

La tomba venne ricavata scavando un masso erratico di calcare distaccatosi dal vicino costone di Rocca Bianca. Sulla facciata principale, dotata di ingresso, fu realizzata una “stele centinata” alta quasi 4 metri sulla cui sommità erano originariamente posti tre piccoli betili. Nella facciata posteriore è osservabile un altro piccolo ingresso, forse di epoca anteriore.

La cultura materiale rinvenuta durante gli scavi è di tipo Bonnanaro (prima età del bronzo).