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Nuraghe Turriu

A breve distanza dal parco S’Arangiu Aresti, su un colle basaltico a 360 mt. s.l.m., in posizione dominante, si erge il nuraghe Turriu. La torre principale si conserva in buone condizioni per un’altezza di circa 10-11 filari con blocchi in pietra vulcanica rozzamente squadrati di medie e grandi dimensioni.
L’ingresso è orientato a est ed è dotato di un architrave monolitico e finestrella di scarico.
Nel lato nord interno all’ingresso si apre il vano della scalinata per accedere al piano superiore.
Sempre a nord, all’interno della struttura, si apre una grande nicchia in buono stato di conservazione.
Tutta l’area circostante e l’interno del monumento sono interessati da un imponente crollo.
Nell’area in superficie è stata rinvenuta ceramica dell’Età del Bronzo pertinente all’età nuragica.
(Fonte informazioni: Donna Nuragica)

Nuraghe Turriu

A breve distanza dal parco S’Arangiu Aresti, su un colle basaltico a 360 mt. s.l.m., in posizione dominante, si erge il nuraghe Turriu. La torre principale si conserva in buone condizioni per un’altezza di circa 10-11 filari con blocchi in pietra vulcanica rozzamente squadrati di medie e grandi dimensioni.
L’ingresso è orientato a est ed è dotato di un architrave monolitico e finestrella di scarico.
Nel lato nord interno all’ingresso si apre il vano della scalinata per accedere al piano superiore.
Sempre a nord, all’interno della struttura, si apre una grande nicchia in buono stato di conservazione.
Tutta l’area circostante e l’interno del monumento sono interessati da un imponente crollo.
Nell’area in superficie è stata rinvenuta ceramica dell’Età del Bronzo pertinente all’età nuragica.
(Fonte informazioni: Donna Nuragica)

Nuraghe Turriu

A breve distanza dal parco S’Arangiu Aresti, su un colle basaltico a 360 mt. s.l.m., in posizione dominante, si erge il nuraghe Turriu. La torre principale si conserva in buone condizioni per un’altezza di circa 10-11 filari con blocchi in pietra vulcanica rozzamente squadrati di medie e grandi dimensioni.
L’ingresso è orientato a est ed è dotato di un architrave monolitico e finestrella di scarico.
Nel lato nord interno all’ingresso si apre il vano della scalinata per accedere al piano superiore.
Sempre a nord, all’interno della struttura, si apre una grande nicchia in buono stato di conservazione.
Tutta l’area circostante e l’interno del monumento sono interessati da un imponente crollo.
Nell’area in superficie è stata rinvenuta ceramica dell’Età del Bronzo pertinente all’età nuragica.
(Fonte informazioni: Donna Nuragica)

Nuraghe Turriu

A breve distanza dal parco S’Arangiu Aresti, su un colle basaltico a 360 mt. s.l.m., in posizione dominante, si erge il nuraghe Turriu. La torre principale si conserva in buone condizioni per un’altezza di circa 10-11 filari con blocchi in pietra vulcanica rozzamente squadrati di medie e grandi dimensioni.
L’ingresso è orientato a est ed è dotato di un architrave monolitico e finestrella di scarico.
Nel lato nord interno all’ingresso si apre il vano della scalinata per accedere al piano superiore.
Sempre a nord, all’interno della struttura, si apre una grande nicchia in buono stato di conservazione.
Tutta l’area circostante e l’interno del monumento sono interessati da un imponente crollo.
Nell’area in superficie è stata rinvenuta ceramica dell’Età del Bronzo pertinente all’età nuragica.
(Fonte informazioni: Donna Nuragica)

Nuraghe Turriu

A breve distanza dal parco S’Arangiu Aresti, su un colle basaltico a 360 mt. s.l.m., in posizione dominante, si erge il nuraghe Turriu. La torre principale si conserva in buone condizioni per un’altezza di circa 10-11 filari con blocchi in pietra vulcanica rozzamente squadrati di medie e grandi dimensioni.
L’ingresso è orientato a est ed è dotato di un architrave monolitico e finestrella di scarico.
Nel lato nord interno all’ingresso si apre il vano della scalinata per accedere al piano superiore.
Sempre a nord, all’interno della struttura, si apre una grande nicchia in buono stato di conservazione.
Tutta l’area circostante e l’interno del monumento sono interessati da un imponente crollo.
Nell’area in superficie è stata rinvenuta ceramica dell’Età del Bronzo pertinente all’età nuragica.
(Fonte informazioni: Donna Nuragica)

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.

Domus de janas Is Forreddos

È la domus de janas di Martì (o Is Forreddos de Janas), situata nel territorio di Tonara, composta da tre camere ipogeiche e ricavata migliaia di anni fa da una roccia di quarzo.
Nell’atrio mostra divere «fossette pavimentali» probabilmente utilizzate per offerte votive.
Sparse nella pineta circostante si trovano dei monoliti (uno dei quali conosciuto come S’Abbasantera) che probabilmente avevano un utilizzo rituale.
Dall’ingresso principale, si arriva, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano, preceduto da un atrio. Il primo vano è il più vasto e sta al centro della domus. È più o meno di forma circolare con una circonferenza di quasi sei metri l’altezza di 0,85 metri e la larghezza di quasi 2 metri. Dal primo vano si accede agli altri due; uno a destra con un piccolo gradino e uno di fronte. Il primo di questi due vani è più o meno di forma rettangolare mentre l’altro è invece, di forma quadrangolare.
La domus venne riportata alla luce da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917.
Si appurò che essa venne riutilizzata in epoca romana per nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute in scavi successivi.