Due pesi, due misure. Ovvero come si possono contare gli abitanti in modo diametralmente diverso per riuscire a dimostrare quello che più conviene.

 

Di Valeria Putzu

Continuo a non capire perché “la prima città d’Italia è Sulki”, perchè gli insediamenti nuragici non vengono equiparati al livello di città, ma considerati semplici villaggi, ragion per cui ho provato, giusto per sfizio a paragonare Sulki a Barumini.

Secondo quanto affermano i vari testi consultati, non resta granché della Sulki fenicia a parte qualche ceramica e limitate strutture murarie: essendo la città fenicia e la seguente città punica sotto la città attuale di Sant Antioco, non c’è la possibilità di uno scavo complessivo e sistematico che possa dare un’idea dell’effettiva dimensione e epoca della città antica, ma ci si deve basare su ritrovamenti sporadici nei pochi punti dove sia possibile effettuare uno scavo. Nei limitati scavi che si sono potuti eseguire il risultato è stato una base di ritrovamenti neolitici della Cultura di Ozieri, datati tra il 2500 e il 2000 a.C, seguiti da un occupazione nuragica (il nuraghe complesso nella zona dell’attuale castello Sabaudo con adiacente un “villaggio”) e poi dal periodo fenicio e punico. Mi sfugge come da pochi rinvenimenti sporadici appartenenti a vari periodi (che oltretutto sembrano suggerire una frequentazione continua del sito), si possano stabilire le dimensioni della città nelle varie epoche e differenziare la cesura di una “fondazione fenicia” dell’abitato, quando questo risultava già abitato fin dal neolitico. Eppure nel museo di Sulki le guide danno dati come il seguente: “Cartagine non era ancora stata fondata e neppure Roma, allora un villaggio sannita di 800 abitanti. Sulky (fenicia n.d.r) ne aveva 10.000.”

Come si è giunti allora a considerare Sulki la città più antica e a stabilirne con tanta precisione il numero di abitanti? Un indizio ci viene dalla pagina web del comune di S. Antioco: “Tra le necropoli di eta’ punica in Sardegna, attualmente quella di Sulcis, e’ la piu’ importante per la vastita’ dell’impianto funerario, per la complessità architettonica e per i reperti archeologici rinvenuti nelle tombe durante gli scavi. La sezione attualmente visibile e’ stata utilizzata tra la fine del VI e la fine del III sec. a.C. cioè durante il periodo che corrisponde alla conquista cartaginese della Sardegna. L’estensione originaria della necropoli era di oltre sei ettari e considerando che in media ogni tomba occupava quaranta metri quadrati si puo’ valutare che il numero di ipogei fosse di circa millecinquecento. In base a ciò la popolazione, all’epoca, residente puo’ essere stimata in 9000-10.000 abitanti, inserendo l’antica Sulky tra le città più popolose ed estese del Mediterraneo”. Quindi ecco da dove ci viene questo valore dei 10.000 abitanti! La stima degli abitanti della città è stata fatta in base alle dimensioni dell’area della necropoli (notate bene non della necropoli fenicia, bensí della successiva necropoli punica!) dando per scontato che la città fenicia fosse uguale o più grande. A conferma di questa interpretazione, scrive Bartoloni: “Dopo la costruzione della cinta muraria (punica n.d.r.), l’insediamento di Sulky iniziò rapidamente a crescere di dimensioni e a riacquisire la precedente importanza. Fu forse insediata una piccola guarnigione e certamente nuovi e più numerosi coloni si aggiunsero ai precedenti. Il centro abitato si ampliò e, come estensione, si sovrappose almeno in buona parte alle rovine delle antiche abitazioni di epoca fenicia.” Frase che, a quanto mi sembra di capire, in assenza di dati di scavo probanti sull’effettiva dimensione delle Sulki fenicia e punica (attualmente impossibili da acquisire perchè si dovrebbe demolire completamente tutta la attuale Sant’Antioco), é una pura speculazione.

Comunque, visto che qualcosa dobbiamo pur prendere per valutare la grandezza originaria della città, proviamo a dare per buono che la città fenicia fosse della stessa dimensione di quella punica e vediamo come è stato valutato il numero degli abitanti della città punica. In base a questo scavo: 

Cioè viene scavata un’area che a occhio, dalla scala metrica, sembrerebbe sui 3.000 m2 circa, in cui trovano 22 tombe, a giudicare dal numero delle scale d’accesso, e si decide (in base a cosa se non è stata scavata tutta l’area?) che l’area complessiva doveva essere 6 ettari e che la densità di questi 6 ettari doveva essere uniformemente la stessa che nei 3000 m2 scavati (e se in alcuni punti la roccia non era adatta per scavarci tombe o se in alcune parti la densità delle tombe era minore? E se non è vero che la città fenicia fosse stata uguale o maggiore di quella punica?). Estrapolando questo dato, si ottiene come risultato che in tutta la necropoli punica ci dovevano essere 1500 tombe e che quindi il numero degli abitanti della città doveva essere sui 10000, cioè 6,7 volte il numero delle tombe, forse perché nelle tombe nell’area scavata sono stati trovati una media di 6-7 scheletri. Ma questi scheletri sono tutti contemporanei? Non potevano essere tombe familiari in cui venivano inumate varie generazioni della stessa famiglia? Oppure siamo sicuri che la necropoli si sia sviluppata in tutti i 6 ettari nello stesso momento? O potrebbe essere il risultato di un lento ampliamento durato secoli? Avendo scavato solo 3000 m2, mi sembra che i dati a disposizione per fare questo tipo di affermazioni sono realmente troppo pochi.

Vediamo ora cosa si dice del “villaggio” nuragico di Barumini e del perché questo non costituirebbe una città. La parte Nuragica dell’insediamento avrebbe inizio nella fase B (Bronzo Recente, 1300-1100 a.C.), ma in generale viene ascritta alla fase C (1100 – VIII secolo a.C.). Allego una pianta della fase C.

 

Vediamo come vengono calcolati gli abitanti in questo caso:

Nel tempo della Fase c si formò un agglomerato di una settantina di vani (91), che se ricostruiti in numero di quattro per abitazione, formano 18 case per un complessivo numero di una novantina di abitanti, calcolando in cinque persone il nucleo familiare.”

Cioè abbiamo 70 vani, quindi contando che una casa fosse costituita da 4 vani, contiamo 18 case con circa 5 abitanti per casa. Peccato che fosse solo nell’età del ferro che le residenze fossero composte da 4-5 vani, mentre le “capanne” della precedente età del bronzo, fossero piú grandi e meno agglomerate, cosa che viene riconosciuta dagli stessi autori poco piú avanti:

Le case monocellulari, o al più costituite da due ambienti affiancati, del periodo successivo (Fase C) le riconosciamo, all’estremità nord orientale e sudorientale del villaggio, per la loro caratteristica struttura in grossi blocchi di basalto nero.

Allora come la mettiamo? Un abitazione era uno/due vani o 4? Perché contando 70 abitazioni con 5 abitanti ognuna siamo già a 350 abitanti, ben diverso dai 90 conteggiati. Senza poi considerare una serie di altri elementi. Prima di tutto le capanne dell’età del bronzo si estendevano molto evidentemente per tutto il villaggio dell’età del ferro (in questo caso è verificabile, non come con le tombe puniche che diventano misteriosamente fenicie), come dimostrano i resti di muri di capanne rinvenuti in assolutamente ogni area dell’insediamento scavato. Quindi se per i fenici andava bene l’estrapolazione, perché tale estrapolazione non è stata effettuata anche per il conteggio degli abitanti nuragici, perché non si è misurata la densità di residenze dell’area dove abbiamo maggiori resti relativi alla fase C, per poi attribuirla anche alle zone dell’insediamento dove le abitazioni dell’età del bronzo sono state distrutte dalla costruzione delle successive abitazioni dell’età del ferro, in modo da calcolare quante case ci potessero essere nell’insediamento nell’età del bronzo? Inoltre si dovrebbe considerare anche il fatto che l’area attualmente scavata dell’insediamento non è conclusa, come risulta evidente guardando le planimetrie del villaggio, è stata scavata solo una parte, ma il villaggio continuava al di là di questi limiti. Nei campi limitrofi sono evidenti le chiazze nelle coltivazioni, segnale della presenza di resti archeologici sottostanti Se per la necropoli punica si è stimata la dimensione totale dell’area relativa alle inumazioni, pur nell’impossibilità di scavare tutta l’area, perché la dimensione dell’insediamento nuragico non è stata, di pari modo, incrementata, magari facendo qualche saggio di scavo nei campi circostanti per estrapolare in modo più attendibile la reale dimensione dell’insediamento? 

E se davvero l’insediamento di Barumini si esaurisse nell’area effettivamente scavata e avesse avuto solo qualche centinaio di abitanti (tenendo conto di tutti gli elementi esposti sopra dovrebbero essere ben di più dei 90 indicati), ci sono insediamenti nuragici di grande estensione, per esempio quello attinente al nuraghe Seruci a Gonnesa occupa un’area di 6 ettari. Quindi dovrebbero corrispondergli varie migliaia di abitanti, vogliamo finalmente ammettere che fosse una città? Una città nuragica!

(Ma poi è davvero di buon senso, o corretto scientificamente, ipotizzare che quei materiali e quei megaliti siano stati scavati, trasportati e messi in opera da un nucleo umano di 90 individui? Direi proprio di no, qualsiasi ingegnere o muratore spiegherà perché. NdR)

Probabilmente io sono particolarmente dura di comprendonio, ma realmente vorrei capire perché da una parte 22 tombe (puniche) fanno 10.000 abitanti (fenici), mentre se analizziamo l’epoca nuragica 70 residenze fanno 90 abitanti. Oppure questi conteggi si fanno con criteri diversi a seconda di quello che si voglia dimostrare nella particolare circostanza in esame, cioè come sempre sminuire la civiltà nuragica rispetto alla (presunta) colonizzazione fenicia? L’impressione di molti è che questi studi siano fatti con “la mano destra della storia”, come definita in modo preciso da Fiorenzo Caterini, con un criterio politico ben preciso volto ad evitare che i sardi prendano coscienza della loro reale importanza nella storia e continuino ad avere un idea del proprio popolo come un “eterno colonizzato”, sempre soggetto al conquistatore di turno, per fomentare la rassegnazione alla attuale, reale colonizzazione economica e culturale che ci stanno imponendo.