Gergei – Maggio 2025
Dal cuore della Sardegna, un incontro tra archeologia e intelligenza artificiale
Il 16 maggio 2025, nel piccolo borgo di Gergei in Sardegna, si è tenuto un incontro internazionale destinato a segnare una svolta negli studi sul passato: l’“Incontro Internazionale sulla Ricerca Preistorica e Simulazione AI della civiltà nuragica”. Nell’incantevole contesto del sito di Is Perdas, immerso tra le colline punteggiate di antichi nuraghi, studiosi internazionali e sardi si sono riuniti per esplorare un nuovo dialogo tra passato e futuro, in cui le millenarie torri di pietra nuragiche incontrano le più moderne tecnologie digitali. L’evento non è stato la “solita” conferenza stampa o accademica, ma un vero punto di svolta metodologico: per la prima volta si è discusso il passaggio dalla descrizione statica del passato alla simulazione dinamica della storia. In altre parole, anziché limitarsi a descrivere i dati archeologici, i ricercatori hanno iniziato a simularli, ricreando virtualmente scenari di vita della Sardegna dell’Età del Bronzo. Questo approccio innovativo ha acceso i riflettori internazionali sull’archeologia sarda, mostrando come l’unione di memoria storica e intelligenza artificiale possa dare nuova voce a una civiltà antica.
La scelta di Gergei come sede non è casuale. Proprio qui opera il progetto sperimentale NURTIME, che ambisce a ricostruire integralmente un nuraghe trilobato impiegando le stesse tecniche dei costruttori nuragici di 3500 anni fa. Sul terreno di Is Perdas, il team NURTIME ha già eretto, pietra su pietra, la sommità di una torre nuragica utilizzando esclusivamente strumenti manuali e metodi tradizionali. Questa spettacolare ricostruzione dal vivo – costruire per capire, come recita il motto del progetto – ha fatto da sfondo e laboratorio a cielo aperto per l’incontro internazionale. Esperti di varie discipline hanno potuto toccare con mano il risultato dell’archeologia sperimentale, osservando da vicino come venivano tagliati e sovrapposti i massi ciclopici. All’evento hanno partecipato anche istituzioni scientifiche di primo piano: ad esempio ricercatori dell’University College London (pioniera in archeologia computazionale) e dell’Argonne National Laboratory di Chicago (all’avanguardia nei modelli ad agenti) hanno condiviso le loro competenze, contribuendo a riprodurre al computer aspetti dell’organizzazione sociale ed emozionale degli antichi Sardi. In questo scenario, Gergei per un giorno è divenuta crocevia di saperi antichi e innovazione, ospitando un’esperienza che ha superato i confini tradizionali della ricerca accademica nazionale.

Una civiltà millenaria da riscoprire in chiave digitale
L’iniziativa nasce dalla consapevolezza del valore unico della civiltà nuragica nel contesto sardo e mediterraneo. Con oltre 7000 nuraghi oggi ancora visibili, censiti e disseminati sul territorio, la Sardegna custodisce una delle più straordinarie espressioni della preistoria europea. Queste torri di pietra – costruite tra il XVIII e l’VIII secolo a.C. – testimoniano avanzate conoscenze di architettura, ingegneria idraulica e persino di orientamento astronomico. Eppure la civiltà nuragica resta per molti versi misteriosa, anche perché priva di testimonianze scritte: gli antichi Sardi non ci hanno lasciato testi, ma “memorie di pietra”. Ogni muro ciclopico, ogni villaggio nuragico è un frammento di racconto che gli studiosi devono decifrare leggendo i segni materiali. In un Mediterraneo che è sempre più crocevia di culture e innovazione, l’isola – forte del suo patrimonio millenario – può assumere un ruolo centrale nel dialogo culturale e scientifico internazionale. NURTIME si colloca proprio in questa prospettiva: come un ponte tra passato e futuro che combina il rispetto della tradizione con le potenzialità delle tecnologie digitali. L’obiettivo ultimo è duplice: capire meglio come vivevano e cosa sapevano fare i Nuragici, e al contempo far conoscere quella cultura antica al mondo di oggi con strumenti all’avanguardia.
Il progetto NURTIME: dati “micro” e “macro” in sinergia
Il cuore di NURTIME sta in un approccio inedito che unisce sperimentazione sul campo e simulazione virtuale. Da un lato, si procede alla ricostruzione fisica di un nuraghe trilobato, con metodi scientifici e artigianali rigorosi, per riscoprire concretamente le tecniche costruttive dell’Età del Bronzo. Dall’altro, si sviluppa in parallelo un gemello digitale: una replica virtuale tridimensionale del nuraghe e del suo contesto, entro cui “addestrare” un’IA a sperimentare infiniti scenari storici. Mai prima d’ora un progetto aveva tentato di far rivivere una civiltà del passato in un ambiente simulato così dettagliato, collegando strettamente l’esperienza reale del cantiere archeologico con un modello computazionale avanzato. NURTIME rappresenta dunque un esempio pionieristico di come l’archeologia tradizionale possa dialogare con l’intelligenza artificiale agent-based (a base di “agenti” virtuali autonomi), creando un sistema integrato di ricerca. Come sottolineato durante l’incontro, sono stati uniti due approcci un tempo separati – la sperimentazione archeologica “sul campo” e la modellazione digitale predittiva – ripensando completamente lo studio della storia nuragica. Non ci si basa più solo su ciò che è rimasto nel terreno, ma si prova a ipotizzare anche ciò che avrebbe potuto essere, con l’aiuto della tecnologia.
A rendere possibile questa integrazione è la ricchezza di dati ottenibili sia a livello micro sia a livello macro.
Sul piano micro, il cantiere sperimentale di NURTIME a Gergei produce informazioni dettagliatissime sul processo costruttivo. Ogni attività viene monitorata e analizzata: ad esempio, tramite appositi sensori, si misura la forza necessaria per trascinare i massi su slitte di legno, o le vibrazioni trasmesse alla struttura durante la posa dei blocchi. Periodicamente, droni e scanner laser effettuano rilievi 3D dell’opera in costruzione, aggiornando il gemello digitale con ogni pietra aggiunta. In questo modo, il modello virtuale rimane allineato alla realtà del cantiere e “impara” dalle prove pratiche. I dati sul campo (ad esempio i tempi e metodi di sollevamento di un architrave, o le difficoltà incontrate in certe condizioni del suolo) vengono così integrati nel simulatore, permettendo all’IA di calibrare i propri parametri e di verificare l’efficacia delle tecniche costruttive sperimentate realmente.
Foto: Mauronster®
Sul piano macro, la base di conoscenza proviene dalla rete civica Nurnet, una fondazione partecipativa nata nel 2013 e dedicata proprio alla cultura nuragica. Dal 2013 a oggi Nurnet ha coinvolto cittadini, esperti e istituzioni in un grande sforzo di crowdsourcing: migliaia di siti nuragici sono stati catalogati, georeferenziati, fotografati (40,000 immagini) e inseriti in un archivio digitale condiviso e aperto al pubblico. Questo patrimonio di dati aperti – distribuzione geografica dei nuraghi, tipologie architettoniche, contesti ambientali – fornisce la visione d’insieme regionale indispensabile per creare il modello digitale della civiltà nuragica. In prospettiva, il progetto potrà sfruttare ulteriormente l’opportunità di coinvolgere attivamente gli oltre 90.000 follower Facebook di Nurnet, appunto il “crowdsourcing”, stimolandoli a raccogliere e censire nuovi dati e informazioni dal territorio, arricchendo così costantemente il gemello digitale con dettagli ancora inesplorati e garantendo una conoscenza sempre più capillare e dinamica della realtà nuragica.
Foto: Mauronster®
Grazie a questa integrazione sinergica di informazioni a scala locale e a scala regionale, NURTIME costruisce un ambiente digitale che è al tempo stesso ampio e dettagliato. Il risultato atteso è un modello predittivo potente, con cui gli studiosi potranno finalmente affrontare domande finora rimaste senza risposta: come veniva costruito un nuraghe? Quante persone e quali attrezzi servivano? Che organizzazione sociale ruotava attorno a queste costruzioni? Chi viveva al loro interno e con quali funzioni? Ogni dato raccolto – dai manufatti di pietra mappati su tutta l’isola fino al singolo esperimento di sollevamento pietre effettuato a Gergei – alimenta la simulazione AI, rendendola più realistica e attendibile.
Dalla descrizione alla simulazione: l’IA come strumento euristico
La convergenza tra archeologia sperimentale e intelligenza artificiale segna un cambio di paradigma con importanti ricadute epistemologiche. Tradizionalmente, l’archeologia si è focalizzata sulla descrizione dei reperti e dei siti: si catalogano manufatti, si documentano strutture, si formulano ipotesi narrative su come poteva svolgersi la vita in un dato luogo e tempo. Ora, grazie a NURTIME, si compie un salto dalla ricostruzione statica alla simulazione dinamica del passato. In pratica, invece di limitarsi a dedurre passivamente la storia dai resti, i ricercatori possono mettere alla prova le loro ipotesi in un mondo virtuale interattivo.
Foto: Mauronster®
La civiltà nuragica, finora studiata solo tramite scavi e confronti etnografici, viene “riaccesa” al computer: torniamo a far circolare persone virtuali nei villaggi, a trasportare pietre nei cantieri digitali, a coltivare campi simulati e a intrecciare relazioni economiche e sociali fra agenti artificiali. Questo consente di valutare la plausibilità di diverse teorie in modo nuovo. Ad esempio, quante ore di lavoro umano servono per edificare una torre di 20 metri usando tecniche antiche? L’IA può provare svariate soluzioni e fornire ordini di grandezza verosimili, laddove prima c’erano solo stime aleatorie. Come evidenziato durante il convegno, in assenza di fonti scritte ogni pietra diventa un documento e ogni struttura una narrazione da interpretare – ed è proprio qui che l’archeologia computazionale offre un aiuto prezioso, affiancando alle scoperte sul campo l’analisi dei dati e delle simulazioni digitali. Il computer, insomma, si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” euristica: non predice con certezza come andarono le cose, ma permette di sperimentare molte possibilità del passato in modo controllato.
Foto: Mauronster®
Il contributo rivoluzionario dell’IA agent-based in questo progetto è proprio quello di fungere da strumento euristico, e non da “oracolo” deterministico. Grazie ai modelli ad agenti, infatti, è possibile simulare il comportamento di tanti individui virtuali – lavoratori, famiglie, capi villaggio – ognuno programmato con certi obiettivi e vincoli, che interagiscono tra loro all’interno di un ecosistema digitale complesso. Si possono replicare decisioni e azioni: ad esempio, come organizzare una squadra per trasportare un masso, anche con animali da traino, o come distribuire le scorte di cibo in un villaggio in caso di siccità. Analogamente, è possibile simulare dinamicamente anche gli scambi commerciali interni ed esterni all’isola, valutando come la rete di relazioni economiche tra comunità nuragiche e popoli esterni potesse evolversi nel tempo e reagire a diverse circostanze, come variazioni nella disponibilità di risorse o cambiamenti politici.
Ogni gesto, ogni scelta viene analizzata in rete, considerando i molteplici fattori in gioco. Questo approccio abbandona ogni visione deterministica della storia: non cerca un’unica verità da imporre, ma al contrario esplora molteplici scenari alternativi. La realtà del passato non è vista come un copione già scritto, bensì come uno spazio di possibilità da indagare attivamente. In tal modo, la storia nuragica diventa “viva” sotto i nostri occhi in forma di simulazione, e possiamo interrogare il modello ponendo domande del tipo “Cosa accade se…?”. Ad esempio: cosa accadrebbe se un anno di siccità colpisse le comunità nuragiche? L’IA può simulare vari esiti possibili – carestia, migrazioni, conflitti oppure innovazioni agricole – aiutandoci a comprendere la gamma di risposte di una società antica a condizioni mutevoli.
L’intelligenza artificiale non semplifica affatto la storia, anzi la rende più articolata e realistica, proprio perché riesce a gestire una grande complessità di dati e interazioni impossibile da analizzare a mente umana. Importante è sottolineare che la tecnologia non sostituisce il lavoro degli archeologi, ma lo potenzia: offre “risposte dove finora c’erano solo ipotesi”, stimolando nuove domande e rendendo verificabili assunti prima inattaccabili. In sintesi, l’IA in NURTIME si comporta come un laboratorio virtuale: un mezzo per provare (e magari smentire) teorie storiche, generando una conoscenza più dinamica, aperta e sfumata del passato nuragico.
Foto: Mauronster®
Memoria, tecnologia e società: verso una nuova co-intelligenza
Le conclusioni emerse da Gergei non riguardano solo i dettagli tecnici del progetto, ma toccano un tema più ampio e profondamente culturale. NURTIME, con la sua fusione di archeologia e AI, lancia un messaggio forte: l’innovazione non può esistere senza memoria. In un’epoca in cui spesso le radici culturali rischiano di essere dimenticate, questo progetto dimostra come la tecnologia più avanzata possa – se usata con sensibilità – diventare uno strumento di tutela e valorizzazione del patrimonio umano. La civiltà nuragica, per secoli trascurata o fraintesa, torna a parlare oggi con una voce nuova, che unisce la forza delle pietre millenarie alla leggerezza dei dati digitali. Si delinea così un nuovo modello di “co-intelligenza” tra memoria, tecnologia e società, in cui l’intelligenza collettiva delle comunità (che forniscono dati, contesto e significato) si sposa con l’intelligenza artificiale delle macchine (che forniscono capacità di calcolo e simulazione).
Questo modello non contrappone umano e macchina, passato e futuro, ma li fa dialogare in un’ottica di antropologia digitale: uno sforzo congiunto per capire chi eravamo e cosa possiamo imparare da quei millenni di esperienza. Alcuni osservatori hanno parlato, a ragione, di un “nuovo umanesimo della complessità”. NURTIME infatti propone un rinnovato approccio culturale che fonde tradizione e innovazione, radici antiche e tecnologie d’avanguardia, memoria storica e consapevolezza contemporanea. In questa visione, il passato non è più un semplice oggetto di studio, cristallizzato nei musei, ma diventa un alleato per comprendere il presente e progettare il futuro. La conoscenza storica cessa di essere nostalgica e si fa strumento attivo di crescita culturale.
In particolare, la civiltà nuragica aveva saputo individuare modi concreti di coesistere per molti secoli in modo sostenibile con la natura, adattandosi efficacemente all’insularità della Sardegna e utilizzando le risorse disponibili con equilibrio e consapevolezza ecologica. Oggi, il cambiamento climatico ci pone davanti a una sfida analoga, in cui la Terra stessa è un’isola sospesa nello spazio, limitata nelle sue risorse e nei suoi equilibri naturali. Guardare alle strategie sostenibili dei Nuragici ci aiuta a riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente, fornendo insegnamenti importanti per affrontare le sfide attuali e future.
Foto: Mauronster®
Non meno importante è la dimensione sociale e partecipativa di questa impresa. Il coinvolgimento di reti civiche come Nurnet, l’interesse delle comunità locali, l’attenzione dei media e la presenza di partner internazionali indicano che attorno a NURTIME si è creata una cooperazione interdisciplinare e intergenerazionale. In Sardegna – terra orgogliosa delle proprie tradizioni ma spesso ai margini dei grandi centri di ricerca – sta nascendo, grazie a progetti come questo, un laboratorio diffuso di co-creazione della conoscenza. Memoria, tecnologia e società civile lavorano all’unisono: i cittadini contribuiscono con segnalazioni e passione, gli archeologi con la loro expertise sul passato, gli ingegneri informatici con gli strumenti digitali, gli antropologi con le chiavi di lettura culturale. Il risultato è una intelligenza collettiva aumentata: un modo nuovo di fare ricerca dove l’IA non sostituisce l’uomo, ma lo amplifica, e dove il sapere del passato diventa motore di innovazione culturale nel presente.
Le prospettive aperte da NURTIME sono entusiasmanti e vanno ben oltre il caso specifico. L’esperienza maturata a Gergei potrà costituire la base per progetti ancor più ambiziosi: c’è già chi ha ipotizzato nella recente campagna elettorale la creazione di un gemello digitale dell’intera Sardegna culturale, un ecosistema virtuale interattivo che integri siti archeologici, paesaggi storici e tradizioni locali. In futuro si potrebbe “navigare” nella Sardegna di varie epoche stando davanti a uno schermo, preservando e raccontando la memoria storica dell’isola con strumenti immersivi e coinvolgendo comunità e visitatori di tutto il mondo. Si tratta di visioni che, grazie a iniziative pionieristiche come NURTIME, iniziano a sembrare raggiungibili. Come mostrato simbolicamente a Gergei, la scienza può essere anche un atto poetico: ogni antica pietra, se interrogata con rispetto e intelligenza (magari anche artificiale), può raccontarci storie ancora capaci di sorprenderci.
La Sardegna, culla di una delle civiltà più affascinanti del Mediterraneo, diventa così il luogo in cui la pietra e il silicio – il nuraghe e il computer – si incontrano. E da questo incontro nasce un messaggio di speranza: che passato e futuro possono illuminarsi a vicenda, in un circolo virtuoso di conoscenza condivisa, dove la memoria antica e l’innovazione moderna costruiscono insieme nuove strade per la cultura.