ILL.MO SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ORISTANO
I sottoscritti firmatari (cfr lista firmatari) espongono quanto segue.
- Il sito archeologico di Monte Prama è noto per il rinvenimento di numerose statue, sculture e tombe. Sul sito furono effettuate delle campagne di scavi archeologici tra il 1974 ed il 1979. Gli scavi confermarono la presenza di importanti reperti.
- Già nelle prime campagne di scavo furono individuati, nelle immediate vicinanze della necropoli, degli altri monumenti meritori di tutela: un muro, una capanna circolare, una necropoli e, adiacente, un nuraghe al cui interno venne rinvenuto un “modello di nuraghe”. Esiste inoltre ampia letteratura scientifica descrivente l’importanza del sito e della più ampia regione del Sinis data la diffusa presenza di insediamenti risalenti a diverse epoche e, in particolare, a quella nuragica.
- Malgrado ciò, a nostro avviso, sia l’area sottoposta a scavi scientifici degli anni ‘70 sia le aree limitrofe, non furono tutelate dalla Soprintendenza nelle forme previste dal Codice dei beni culturali.
- E’ certo che il muro nuragico sopracitato fu progressivamente smantellato da ignoti tra il 1979 ed il 1998 come attestato nella relazione archeologica della Soprintendenza datata 8 Giugno 2017 (cfr allegati).
- Nel 2013, da luglio a ottobre, furono oggetto di indagine geofisica, a cura del professor Ranieri dell’Università di Cagliari, le aree circostanti al sito già scavato negli anni 70 per circa 5,7 ettari.
- Nel 2014 (maggio-agosto) fu lo stesso sito delle immediate vicinanze a quello della necropoli, e di rinvenimento delle statue, ad essere oggetto della prospezione geofisica (circa 0,9 ettari). Contestualmente a tali ultime indagini geofisiche, fu avviato un nuovo cantiere archeologico, i cui scavi diedero conferma di numerose previsioni delle stesse prospezioni geofisiche circa la presenza di diversi artefatti archeologici.
- Le mappature dei rilievieffettuati dall’equipe scientifica diretta dal Prof. Gaetano Ranieri sono dal 2014 in possesso della Soprintendenza. Esse furono comunque presentate in pubbliche conferenze. Di recente sono stati anche consegnati alla Fondazione Sardegna –entità finanziatrice-, con notevole risalto mediatico e sui social network (cfr All 3).
- Dal 2015 esiste un vincolo di tutela diretta solo sull’area degli scavi degli anni ’70, quindi della necropoli e delle statue rinvenute (C.R 55 del 16/09/2015).
- Con nota del 26/04/2016 (prot. 9448 11/05/2016) il proprietario di uno dei terreni limitrofi all’area sottoposta a scavi archeologici chiese chiarimenti per la prosecuzione dei lavori agricoli volti all’impianto di un vigneto. La Soprintendenza concesse il proprio nulla osta, ma puntualizzò che la collocazione dei pali di testata del vigneto potesse danneggiare il contesto archeologico. L’ente dispose, pertanto, l’esecuzione di saggi archeologici preventivi ai fini della verifica e della eventuale necessità di estensione della tutela diretta.
- Con relazione tecnico-scientifica del 10.2016, la Soprintendenza propose di sottoporre l’area circostante quella di scavo a tutela indiretta. La proposta venne recepita e divenne operativa con provvedimento del 29 novembre 2016.
- La motivazione della tutela indiretta fu fondata sulla probabile presenza di resti archeologici conservatisi nelle aeree limitrofe all’area scavi (in particolare a Nord e a Sud della necropoli) e sulla non attendibilità delle “anomalie” documentate dalle prospezioni geofisiche, a Nord e ad Ovest, definite “confuse”. Tali anomalie tuttavia furono prese in considerazione come indicazione della prosecuzione della strada nuragica a Sud della necropoli.
- In data 20 Ottobre 2016 la Soprintendenza autorizzò la palificazione necessaria per la prosecuzione dei lavori agricoli (piantumazione di un vigneto da parte della Sarda Vigneti SRL) nel terreno di Cabras corrispondente al foglio catastale nr. 8, mappale 1586 (vedi allegati). Al par.2, lett.B della relazione tecnico scientifica del 20/10/2016 (cfr allegati), in osservanza della tutela indiretta, si impone il divieto di effettuare arature di profondità superiore di 50 cm.
- Come già accennato il terreno in questione è posto immediatamente a nord e nord-ovest dell’area di scavo recintata dove esisteva il muro nuragico smantellato. I lavori per la vigna furono comunque già avviati nel 2015 come attestano le cronache riportate da alcuni organi di stampa, (es La Nuova, Una vigna con vista su Mont‘e Prama «Nessuna anomalia» di Simonetta Selloni 01 Luglio 2015) e le richieste di interventi e controlli rivolte al Corpo Forestale.
- Come attestato nella interrogazione parlamentare formulata dall’Onorevole Mauro Pili (vedi sotto), nel periodo dal 15 novembre al 9 dicembre 2016, la Soprintendenza archeologica eseguì “per la prima volta, saggi di scavo archeologico nei terreni privati posti a Nord, a Sud e a Ovest del terreno della Confraternita del Rosario di Cabras (ovvero i mappali 1586, 1700, 1709), previa occupazione temporanea ai sensi dell’articolo 88, comma 2, del Codice dei beni culturali.”
- Nel periodo dal 15 novembre al 9 dicembre 2016 la Sovrintendenza eseguì nove saggi di scavo. Quattro trincee furono scavate nella vigna a Nord (foglio 8, mappale 1586). Le prime due rivelarono due nuove tombe certe più una terza incerta. Le altre due rivelarono la prosecuzione della antica strada nuragica. Una quinta trincea a Nord Ovest immediatamente oltre la recinzione (foglio 8 mappale 1709) rivelò il prolungamento per almeno quattro metri dell’antico muro nuragico. Altre quattro trincee rivelarono altri depositi archeologici. Nelle prime due trincee a sud della recinzione furono rinvenute delle tombe a pozzetto senza lastra, oltre a due modelli di nuraghe ottolobati ed un betile; nella terza trincea di questo secondo gruppo si evidenziò una sorta di piattaforma rettangolare composta da lastre di arenaria, frammenti di un modello di nuraghe ed un betilo; nella quarta trincea (a 35 metri dalla recinzione) emerse il bordo occidentale della strada con frammenti informi di calcare scolpito. Tali saggi confermarono l’interesse archeologico dei mappali 1586, 1700,1708, 1709.
- Con relazione archeologica del 08/06/2017 si propose di sottoporre parti dei mappali 1586 (nord, con già il vigneto), 1709 (ovest) e 1700 (sud) a tutela diretta. L’area comprende una striscia attorno all’attuale recinzione, a nord e nord-ovest del nucleo centrale di scavo, e un quadrato di 141 mq a sud. La nuova area sottoposta a tutela diretta consta di circa 3315 mq e fu approvata in data 05/07/2017 (cfr immagini e allegati).
>>>>>
https://www.lanuovasardegna.it/regione/2019/10/18/news/mont-e-prama-si-riparte-scavi-aperti-nel-2019-1.17898971
Il quotidiano La Nuova Sardegna, il 19 febbraio del 2019, riportava le affermazioni della soprintendente archeologico per le province di Cagliari e Oristano dal giugno del 2018.
“<<Gli scavi sono fermi –spiega- ma questa non è certo la nostra volontà. Purtroppo non abbiamo ricevuto i finanziamenti. I fondi ministeriali che sarebbero dovuti arrivare tra marzo e aprile sono in fase di aggiudicazione provvisoria da febbraio. … A quanto ci risulta l’università di Sassari ha ricevuto un finanziamento di 75 mila euro per tre annualità dalla Fondazione Sardegna … Un annuncio che presuppone l’esproprio dei terreni circostanti dove, però, nel 2015, E’ STATO IMPIANTATO UN VIGNETO: Se ne occuperà il Comune di Cabras. Siamo in contatto con l’amministrazione e posso dire che le pratiche stanno procedendo. La vigna, poi, merita un discorso a parte perché sono state dette tante inesattezze – aggiunge Maura Picciau. Partiamo dall’inizio: non è assolutamente vero che lo scavo non sia sottoposto a un vincolo archeologico diretto. Anzi è così dal 2005 e ovviamente è stata individuata una fascia di rispetto di cento metri attorno al sito. Purtroppo, però, questo non vieta l’impianto di nuove colture, quando si tratta di terreni agricoli. Infatti l’autorizzazione firmata dal responsabile dello scavo, di cui tutti parlano a sproposito, non riguarda la vigna, perché coltivare su quelle terre è lecito, ma la palificazione, cioè la posa dei paletti che sostengono le viti. Noi potevamo solo evitare che fossero piantati a più di cinquanta centimetri di profondità. D’altra parte, non c’erano alternative dopo che era stata segnalata al ministro l’opportunità di un nuovo finanziamento per procedere agli espropri.>>”
L’equivoco, per usare un eufemismo, non deriva solo dall’atavica carenza di denaro con cui sono costrette a fare i conti le soprintendenze ma anche da una valutazione per difetto sull’estensione del sito effettuata durante gli scavi degli anni settanta, dimostrata proprio dai saggi del 2017 che hanno rinvenuto una tomba tra i filari delle viti piantate nel 2015. E un sito più esteso avrebbe potuto contare su un vincolo “diretto” più esteso. “
Continua la giornalista commentando di proprio ai margini delle parole della Picciau poste fra virgolette.
<<<<<<
Può aiutare la comprensione del lungo articolarsi della vicenda del sito e dei Giganti di Monte Prama la lettura di una risposta che viene data all’interrogante onorevole Mauro Pili, presso la Camera dei Deputati, che di seguito riportiamo (cfr all. 2)
ALLEGATO 2 (26 gen 2017)
5-09838 Pili: Sulla situazione dei Giganti di Mont’e Prama nel comune di Cabras.
TESTO DELLA RISPOSTA
Mi riferisco all’interrogazione parlamentare con cui l’On.le Pili, chiede quali iniziative il Ministero intende avviare per garantire la valorizzazione del sito archeologico di Mont’e Prama.
Intervengo con piacere sul tema del sito archeologico di Mont’e Prama (a Cabras, in provincia di Oristano) poiché consente a questa Amministrazione di proseguire, con l’onorevole Pili, un’interlocuzione, avviata sin dal 2010, che parte dallo scenario generale e arriva agli sviluppi della vicenda, dal rinvenimento delle statue alle diverse campagne di scavo, dal restauro al progetto espositivo e alla realizzazione delle esposizioni nei musei di Cagliari e Cabras, fino alla ripresa dei lavori di scavo durante gli anni 2014-2016 e ai futuri progetti.
In primo luogo vorrei rammentare che il complesso archeologico di Mont’e Prama, o più precisamente il suo nucleo centrale interessato dagli scavi eseguiti dal 1975 al 2016, ovvero il Foglio 8, mappale n. 1588, è di proprietà della Confraternita del Rosario di Cabras ed è stato dichiarato d’interesse culturale nel settembre del 2015; inoltre un’ampia area circostante è stata recentemente assoggettata a misure di tutela indiretta, ai sensi dell’articolo 45 del Codice dei beni culturali, con provvedimento del 29 novembre 2016.
In secondo luogo vorrei rendere noto che nel periodo dal 15 novembre al 9 dicembre 2016 la competente Soprintendenza archeologica ha eseguito, per la prima volta, saggi di scavo archeologico nei terreni privati posti a Nord, a Sud e a Ovest del terreno della Confraternita del Rosario di Cabras (ovvero i mappali 1586, 1700, 1709), previa occupazione temporanea ai sensi dell’articolo 88, comma 2, del Codice dei beni culturali. L’intervento, curato dalla Soprintendenza Archeologia della Sardegna, ha comportato una spesa complessiva di 18.500 euro, gravante sui fondi ordinari per l’annualità 2015.
Ho voluto precisare questa circostanza proprio al fine di dimostrare che è stato nello svolgimento del proprio compito istituzionale che il Ministero ha disposto comunque la verifica della sussistenza di un valore archeologico dei terreni in argomento, poiché le occasionali ricognizioni eseguite dagli anni ’70 in poi non avevano rivelato chiare emergenze archeologiche, come pure le ricognizioni più sistematiche e le indagini geofisiche eseguite nel 2014.
Si è pertanto proceduto ad eseguire saggi di scavo (in totale sono state scavate nove trincee) al fine di avere elementi di valutazione obiettiva a disposizione.
Nel dettaglio: le quattro trincee scavate nella vigna a Nord hanno seguito la direzione del supposto prolungamento della necropoli, che nel terreno della Confraternita del Rosario ha un andamento quasi perfettamente rettilineo lungo il margine orientale di una via funeraria. Alcune tombe a pozzetto sono apparse solo nelle prime due trincee; si può ipotizzare che a meno di 10 metri dalla recinzione la necropoli termini, mentre la strada prosegue verso Nord. Anche le sculture sembrano esaurirsi in pochi metri, a giudicare dai pochissimi e piccolissimi frammenti di calcare tenero individuati.
Quattro trincee sono state scavate a Sud, anch’esse nella direzione del supposto prolungamento della necropoli. In questo tratto sono emerse ancora tombe a pozzetto ed alcune sculture in buono stato di conservazione fino a circa 25 metri dalla recinzione, mentre l’ultima trincea (a 35 metri) sembra segnare una forte rarefazione dei frammenti scultorei, e quindi la probabile estremità meridionale della necropoli. Anche in questo caso, la strada funeraria prosegue verso Sud.
Infine, una trincea è stata scavata a Ovest del terreno della Confraternita del Rosario. Essa ha rivelato il prolungamento rettilineo, per almeno 4 metri, del lungo muro nuragico messo in luce nell’estate 2016, che prosegue ulteriormente verso Nord-ovest senza poter precisare il limite settentrionale.
Al termine dei lavori, la Soprintendenza ha restituito ai proprietari e alle normali attività agricole i terreni interessati dai saggi di scavo, preannunciando l’estensione delle aree da assoggettare a dichiarazione d’interesse culturale.
Infatti i terreni in argomento sono stati spietrati e arati ininterrottamente da tempo immemorabile fino ad oggi. A Ovest e a Sud prosegue la tradizionale cerealicoltura con arature a bassa profondità, mentre a Nord il vigneto di recente impianto interessa uno spessore di humus superficiale perfino più sottile dello strato solcato dalle precedenti arature, come è stato rilevato nei descritti saggi di scavo. Non è superfluo infine ricordare che il terreno della Confraternita del Rosario, recintato a cura e spese della Soprintendenza archeologica nell’anno 2015, è stato arato per l’ultima volta nel 1977.
Mi riferisco ora al protocollo d’intesa siglato l’11 dicembre 2011 tra la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna, la Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano, la regione Sardegna e il comune di Cabras che prevedeva la realizzazione del Sistema museale di Mont’e Prama con sedi espositive a Cagliari e a Cabras e un centro di documentazione a Sassari. Tutti gli interventi previsti sono attualmente in corso.
Sul terreno, la Soprintendenza ha appena concluso, oltre ai saggi di scavo nei terreni privati sopra descritti, anche una grande campagna di scavo e sistemazione del nucleo centrale del sito (il terreno della Confraternita del Rosario), finanziata con fondi ARCUS (maggio 2015-ottobre 2016). Per la prossima primavera è previsto l’inizio di una nuova campagna triennale di scavo finanziata dalla Fondazione di Sardegna, che sarà condotta congiuntamente dalla Soprintendenza e dall’Università di Sassari sulla base della convenzione approvata dalla Direzione Generale Archeologia a febbraio del 2016. La Fondazione di Sardegna ha finanziato anche un programma triennale di ricerche dedicate alla protezione, conservazione e restauro del sito archeologico e alla sua organizzazione per la futura fruizione, che saranno svolte da due dipartimenti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari col coordinamento della nostra Soprintendenza.
In conclusione, è ora possibile iniziare a definire gli sviluppi futuri di un grande progetto per Mont’e Prama, a cominciare da un piano di acquisizione dei terreni privati che dovrà essere basato su informazioni precise e su realistici programmi di esplorazione e valorizzazione. Al momento il comune di Cabras ha avviato un’iniziativa tendente a permutare i terreni privati di Mont’e Prama con terreni comunali dislocati in altre aree. Anche la Regione Autonoma della Sardegna ha avviato un piano di acquisizione. I nostri Uffici sul territorio, ovvero la Soprintendenza e il Segretariato regionale, stanno a loro volta valutando la proposta di intervento dello stesso Ministero.
<<<<<<<
Ricostruzione dei fatti con immagini ripresa dal sito web MontePrama Novas
L’area di Monte Prama su cui sorge la vigna e sulla quale vennero effettuate le prospezioni che segnalarono evidenti anomalie, è il medesimo appezzamento di terreno posto a Nord Ovest dell’area scavi.
L’area scavi è sottoposta a vincolo diretto, non dal 2005 come asserisce l’articolo de la Nuova, ma solo dal 2015 (. D.C.R 55 del 16/09/2015).
L’area a Nord Ovest di cui si discute (la vigna) non gode di tutela diretta. Su tale aerea dunque collidono un interesse privato alla prosecuzione dei lavori agricoli ed un interesse pubblico alla preservazione di un potenziale patrimonio archeologico, culturale ed artistico.
Tuttavia…
E’ il 20 Ottobre 2016 quando la Soprintendenza dà il via libera alla prosecuzione della piantumazione del vigneto nel terreno di Cabras corrispondente al foglio catastale nr. 8, mappale 1586 (immagine di apertura). Il terreno si trova immediatamente a nord e nord-ovest dell’area di scavo recintata (Fig. 1) (1) e la piantumazione è già iniziata nel 2015. Meno di un mese dopo questo via libera, nel periodo dal 15 novembre al 9 dicembre 2016, la Soprintendenza archeologica esegue “per la prima volta, saggi di scavo archeologico nei terreni privati posti a Nord, a Sud e a Ovest del terreno della Confraternita del Rosario di Cabras (ovvero i mappali 1586, 1700, 1709), previa occupazione temporanea ai sensi dell’articolo 88, comma 2, del Codice dei beni culturali.” (vd. appendice per i documenti).
Fig. 1, dal rif. 1. L’area tratteggiata da noi in rosso corrisponde a una grande anomalia rilevata dalle prospezioni geofisiche, eseguite tra il luglio 2013 e dicembre 2015 nell’area vasta attorno al terreno della Confraternita del Rosario (1-3)
Figura 2. La società che ha impiantato i vigneti (anche uno a ovest dello scavo) li mostra con orgoglio: del resto è tutto in regola.
Il via libera della Soprintendenza arriva nonostante le prospezioni geofisiche eseguite tra Luglio 2013 e Dicembre 2015 abbiano indicato che lì c’è qualcosa di grosso e complesso , con ogni probabilità la prosecuzione del muro di nord-ovest, più altre e complesse anomalie (Fig.1); già dal 2013 sono disponibili i risultati dell’area su cui sarebbe poi nato il vigneto (Fig.2) ed è proprio quella a nord la porzione investigata più interessante (Fig. 1).
La Soprintendenza però sempre nella relazione tecnico-scientifica del 20.10.2016 scrive che dalle prospezioni geofisiche emerge un quadro “povero e incerto” (sul “povero” rimandiamo alla Fig. 1) (Fig. 3b), e lo ribadisce il 26 Gennaio 2017, rispondendo a una interrogazione parlamentare (Pili cfr allegato):
“le occasionali ricognizioni eseguite dagli anni ’70 in poi non avevano rivelato chiare emergenze archeologiche, come pure le ricognizioni più sistematiche e le indagini geofisiche eseguite nel 2014”.
Non c’è da stupirsi se il 22 maggio 2016, Gaetano Ranieri, l’ingegnere che ha co-diretto gli scavi 2014 e le prospezioni geofisiche nelle aree adiacenti allo scavo, abbandona il progetto Monte Prama.
Nonostante le dichiarazioni di “povertà e incertezza” archeologiche dell’area a nord, con la stessa relazione tecnico-scientifica del 20.10.2016, la Soprintendenza propone di sottoporre l’area circostante quella di scavo a tutela indiretta (Fig. 3 punto b). La proposta viene recepita e diventa operativa con provvedimento del 29 novembre 2016. Del resto non prevede conseguenze troppo drammatiche per i proprietari.
Fig. 3: a) la minimizzazione dei risultati delle prospezioni geofisiche e b) la proposta di tutela indiretta. dalla relazione tecnico-scientifica della Archeologica della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias e Ogliastra, 20.10.2016 (vd. immagine di copertina)
I risultati dei saggi di scavo eseguiti a nord (4 trincee), sud (4 trincee) e nord-ovest (1 trincea) dello scavo recintato vengono (solo parzialmente) pubblicati nel 2017 (Fig. 4).
Dalla relazione archeologica della Soprintendenza datata 8 Giugno 2017 si apprende altresì un fatto drammatico: il muro di nord ovest prosegue (come del resto ben si capiva dalle prospezioni geofisiche, Fig. 1), ma la parte che ne emergeva un tempo è stata demolita tra il 1979 (quindi dopo i secondi scavi Tronchetti) e il 1998 (Fig. 5). Emergono altri terreni interessati, corrispondenti ai mappali 37 e 1708. Forse parti di quel muro erano già nell’accumulo di materiale lapideo nell’angolo nord-ovest del terreno oggi a vigneto, accumulo segnalato da Giovanni Lilliu e fotografato da Alessandro Bedini nel 1975, durante il primo scavo della Soprintendenza.
Fig. 5: con la relazione archeologica del 08.07.2017 si rende noto che il muro di nord-ovest è stato in gran parte demolito tra 1979 e 1998.
Con la stessa relazione archeologica si propone di sottoporre parti dei mappali 1586 (nord, con già il vigneto), 1709 (ovest) e 1700 (sud) a tutela diretta. La Commissione Regionale per il patrimonio culturale della Sardegna approva la tutela diretta il mese successivo (5.7.2017). La nuova area sottoposta a tutela diretta è minima, in tutto 3315 mq (Fig. 6, da questo sito: http://www.sardegna.beniculturali.it/it/466/beni-dichiarati-di-interesse-culturale/15140/cabras). Comprende una striscia attorno all’attuale recinzione, a nord e nord-ovest del nucleo centrale di scavo, e un quadrato di 141 mq a sud.
Fig 6 . da MontePramaNovas
Per lo stesso mese Alessandro Usai scrive: “Nel mese di luglio 2017, in un piccolissimo saggio esplorativo scavato in occasione del posizionamento di un palo di testata della vigna che occupa il terreno confinante a Nord, è stata messa in luce una pietra di basalto di dimensioni medio-piccole perfettamente allineata col paramento interno del muro D, distante circa m 6 dal tratto rinvenuto nel saggio del 201 6” (4). A sud del recinto (f. 8 mapp. 1700) e della fila di tombe scavate del 2014, la seconda trincea dà un risultato straordinario: due super modelli, top models quasi, con alcune guglie ancora presenti e a otto torri, ancora inediti su pubblicazioni professionali. I reperti dei saggi 2016 vengono esposti in una mostra temporanea al Museo Civico G. Marongiu di Cabras, e ancora lì potete ammirarli.
L’estate 2017 vede anche l’apertura del sito al pubblico, nei sabato e domenica dal 28.07. 2017 al 29.10 .2017+ 14 e 15 agosto 2017; inoltre il comune di Cabras delibera il 31.07.2017 di affittare il terreno di cui al mappale 1700 (a sud della recinzione, sì quello dove hanno ritrovato i modelli a 8 torri) per adibirlo a parcheggio. Oggi è ancora presente la cartellonistica.
Da qui il percorso di Monte Prama è tutto in salita per quel che riguarda la valorizzazione del sito, che entra gradualmente nell’oblio mediatico.
Degli scavi del luglio 2017 non si sa nulla, di quelli del luglio 2018 vi sono solo notizie sporadiche: sono stati fatti, questo è certo, tra le viti. L’ultimo documento pubblico della Soprintendenza su Monte Prama è datato 04.07.2018, riguarda l’affidamento di ulteriori saggi di scavo nei “terreni privati” alla ditta Trowel. Nessuna relazione scientifica pubblica, nessuna pubblicazione, scarsissime notizie alla stampa.
Il giornalista Piero Marongiu scrive: “il muro individuato durante la campagna del 2016 prosegue, di sicuro, per altri 15 metri a nord, nel vigneto di proprietà dell’imprenditore Ivan Arangino”.
Un po’ pressati dall’opinione pubblica, il 15 gennaio 2019 diversi archeologi e il nuovo sindaco di Cabras si esprimono sulla questione Monte Prama (Fig. 7) su L’Unione Sarda.
Abbastanza sorprendentemente, lo stesso Alessandro Usai che firmò la relazione tecnico-archeologica del 20.10.2016 con cui si dava via libera a continuare la piantumazione del vigneto, dice:
“Il vigneto purtroppo è sorto prima dell’imposizione di diversi vincoli”.
Certo, forse però se si fosse accettato ciò che le prospezioni geofisiche avevano detto, o almeno fortemente indicato già da qualche anno prima, anziché minimizzarne la portata, i vincoli si sarebbero messi prima.
Fig. 7- Da L’Unione Sarda
Mentre si consumano nel quasi quadriennio 2016-2019 questi drammi diciamo “strutturali”, parte il famoso “Piano di comunicazione e marketing Il complesso scultoreo di Mont’e Prama. Comunicazione e promozione per la valorizzazione culturale”. Punto focale della campagna è il tentativo (apertamente dichiarato) di sradicare dalla coscienza popolare il nome Giganti per sostituirlo con Eroi (Fig. 8). Sarebbe più scientifico, secondo il Piano, ma nessuno sa dire perchè. Il Piano costa 233000 euro.
Fig 8
>>>>
UNIVERSITA’ DI SASSARI
Il 13 ottobre 2019, il professor Raimondo Zucca scrive un articolo sul sito https://www.sardegnaeliberta.it/monte-prama-il-jaccuse-delluniversita-di-sassari/
In esso Zucca denuncia la debolezza dell’Università Sarda nei confronti della Soprintendenza e del MIBACT, portando il confronto di altre realtà, quali l’Emilia Romagna, dove le università partecipano ai grandi progetti di studio e scavo archeologico, valorizzazione, come quello di Mont’e Prama.
Giustamente Zucca lamenta il fatto di “essere stato” fatto fuori da Mont’e Prama, insieme al suo collega Ranieri. Nonostante esista la L.R. 14/2006 che stabilisce l’opposto.
Zucca ricorda che la protesta dell’Università di Sassari fu formalizzata dal Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della formazione, con una delibera del gennaio 2019.
Nella delibera è riportata l’esegesi normativa in materia, dallo Statuto Speciale per la Sardegna; la L.R. 1/1958; la LR 10/1965; la LR 28/1984; la già citata LR 14/2006
Nella delibera si rammenta la denuncia del professor Lilliu per i “cantieri archeologici “a pioggia” privi di programmazione scientifica e spessissimo esauriti in ricerche archeologiche non finite e prevalentemente inedite anche con LA PERDITA DELLA DOCUMENTAZIONE ARCHEOLOGICA E DI SCAVO (chissà i reperti. NdR).
Continua la Delibera dell’UNISS esprimendo IL PIU’ FORTE DISSENSO per il mancato rispetto della LR 14/2006 da parte del MIBACT (Soprintendenza), e per la “distrazione” della Giunta Pigliaru che ha assegnato a MIBACT la scelta dei siti su cui operare e destinare i finanziamenti.
Denuncia ancora l’abdicazione da parte della RAS all’interfacciarsi con le Università.
Denuncia il fatto che due professori universitari avessero inviato alla Giunta Regionale una proposta, su basi scientifiche e giuridiche, di ESPROPRIO delle aree circostanti il sito di Mont’e Prama, ma che la proposta non ebbe risposta, NEPPURE DI CORTESIA, se non in un comunicato stampa reso pubblico da TGR RAI in cui si diceva:
“In merito all’espropriazione, questa è prevista solo ai fini di valorizzazione dei beni archeologici già messi in luce. Peraltro, all’espropriazione per fini strumentali (ex art. 97 del D. Lgs. 42/2004) o per interesse archeologico procede il Ministero (ex art. 97 del D. Lgs. 42/2004), così come alla dichiarazione di pubblica utilità (con decreto ministeriale ex art. 98 del D. Lgs. 42/2004). Il Comune di Cabras, in accordo con la Soprintendenza, sta comunque sondando la disponibilità dei proprietari ad una permuta dei terreni in argomento, per abbreviare e semplificare l’iter”.
La Giunta con questa nota stampa mostrava ignoranza riguardo le norme del Codice Urbani art.95 che dispone la possibilità d’esproprio anche per le Regioni, all’uopo autorizzate dal MIBACT.
Nell’articolo del professor Zucca emerge l’evidenza che i terreni di Mont’e Prama non sono stati espropriati per chiara determinazione del MIBACT e della Giunta Regionale di Pigliaru.
>>>>>
IL PROFESSOR RANIERI – Università di Cagliari
Il 29 dicembre 2019 il geofisico Ranieri dichiara concluse le indagini nel sito di Mont’e Prama; nel sottosuolo di San Giovanni di Sinis; nelle profondità dello stagno di Cabras. Queste furono richieste e finanziate dalla Fondazione Sardegna. Di seguito il comunicato social del professor Ranieri.
Dopo sei anni e mezzo esatti, senza un giorno di tregua, si è chiusa la nostra ricerca su Mont’e Prama e dintorni. La relazione conclusiva consegnata alla Fondazione di Sardegna riporta i risultati raggiunti e le prospettive future sia nel campo geofisico-tecnologico che in quello archeologico e museale
E’ indiscusso che questa ricerca abbia lasciato un segno indelebile non solo sul nostro fisico e nella nostra anima ma anche nei rapporti umani che abbiamo instaurato. Il nostro mondo scientifico, i colleghi con altre professionalità e la popolazione sono stati coinvolti infatti anche emotivamente.
Oltre che a Mont’e Prama la ricerca è stata portata nel villaggio e nell’ipogeo di San Salvatore di Sinis e nello stagno di Cabras.
Una ricerca appassionante, a volte travagliata, ma lungi dall’essere conclusa.
I risultati raggiunti parlano di un sito archeologico ben più vasto di quello scavato negli anni 70 e nel 2014-2017, un sito che potrebbe andare oltre i 15 ettari indagati ogni 10 cm, un sito con strade , costruzioni quadrate o quadrangolari , nuovi filari di tombe , recinti , forse cisterne , gruppi di capanne circolari .
…
Naturalmente parleremo diffusamente di quanto trovato in contesti scientifici di assoluto rilievo internazionale, ma non tralasceremo la divulgazione in ambito regionale , nazionale e internazionale.
Il percorso che abbiamo intrapreso oltre sei anni fa in realtà nacque dieci anni prima e ha avuto bisogno di essere alimentato da persone straordinarie, che hanno creduto in noi supportandoci anche moralmente. Solo per merito loro siamo riusciti a raggiungere certi risultati.
…
Gaetano Ranieri
>>>>
Conclusioni
Nel corso dell’ultimo decennio sono state innumerevoli le pubblicazioni e gli articoli in cui di queste prospezioni si dava evidenza pubblica con grandissimo risalto e i cui risultati erano ben noti soprattutto agli operatori di settore, università, ministero e soprintendenze.
Nonostante le innumerevoli prese di posizione pubbliche da parte di varie personalità, anche di rilievo, le manifestazioni pubbliche di protesta, la condizione del sito archeologico di Mont’e Prama, come area restrittivamente intesa, ma anche in senso e dimensione estesa alle indagini di Ranieri, è quella di abbandono e relativo degrado.
Per tutti questi fatti esposti e le conseguenti ragioni, gli scriventi si domandano e oggi domandano alla autorità giudiziaria inquirente
- A causa di questi comportamenti, che a noi paiono indolenti, da parte di un rilevante numero di persone, di funzionari e dirigenti pubblici, il patrimonio di Monte Prama, archeologico e storico, più in generale quello statale dei Beni Culturali del mondo intero, ha subito un danno a nostro avviso incommensurabile.
- Su chi ricadono le responsabilità dell’incuria e dei danni?
- Nei fatti descritti sono riscontrabili gli estremi che configurerebbero il reato di cui all’art 476 del Codice Penale o altri reati, quale, per esempio, il danno erariale causato dalla necessità di una spendita di denaro pubblico molto più cospicua, ora in presenza della vigna, rispetto a quando si sarebbe potuto espropriare i terreni con destinazione colturale di “incolto”.
- “Il pubblico ufficiale, che, nell’esercizio delle sue funzioni, forma, in tutto o in parte, un atto falsoo altera un atto vero, è punito con la reclusione da uno a sei anni.
Se la falsità concerne un atto o parte di un atto, che faccia fede fino a querela di falso, la reclusione è da tre a dieci anni.”
- Risulta, ma non può essere da noi accertato che la vigna è stata realizzata anche con fondi pubblici. Dal che ne risulterebbe che la pubblica fiscalità pagherebbe due volte e, del caso, si verificherebbe una speculazione impropria e un ingiusto guadagno.
- Nei documenti qui riportati e menzionati sono riscontrabili, a nostro avviso, delle affermazioni false, in quanto fortemente contraddittorie rispetto agli atti, gli studi scientifici, le notizie già note anche pubblicamente, per le quali si configurerebbe il reato di cui all’art 476 del C.P.?
Tanto premesso, noi sottoscritti sporgiamo formale esposto con istanza di punizione nei confronti dei funzionari e dirigenti pubblici la cui condotta e le cui affermazioni hanno determinato i danni al patrimonio archeologico e per il reato di falso ideologico punito dall’articolo 476 del codice penale e per tutti quei reati che dovessero emergere nel corso delle indagini con riferimento al fatto su esposto.
Con riserva di costituzione di parte civile per il risarcimento dei danni materiali e morali subiti in conseguenza della condotta sopra descritta, restiamo a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento dovesse rendersi necessario e chiediamo che la S.V. intervenga nella maniera più celere possibile nei confronti del predetto soggetto al fine di evitare ulteriori conseguenze del reato.
Chiediamo che il nostro rappresentante legale sia informato, ex art. 406 III° comma c.p.p. , di ogni eventuale richiesta di proroga delle indagini.
Chiediamo, altresì, di essere avvisato, ex art. 408 II° comma c.p.p., di un’eventuale richiesta di archiviazione.
Si allegano in formato digitale i documenti richiamati e facenti parte di questa esposizione.
Luogo, data
firma