Il Primo Centro del Mondo – Note sulla lettura di OMPHALOS  di Sergio Frau

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Di Ignazio Gregorini

Il suo primo libro, l’inchiesta Le colonne d’Ercole, nel 2002, l’avevo divorato: un mese di lettura e riflessioni. Lo spostamento delle Colonne d’Ercole, riposizionate tra la Tunisia e la Sicilia dove erano per i più antichi, aveva palesato l’identità tra la Sardegna e quella che era l’Isola di Atlante, colui che reggeva l’ordine del mondo. L’isola sacra raccontata in molte storie e miti dell’antichità, da Platone alla storia Egizia. L’ipotesi a cui portava l’inchiesta piombò come un fulmine a ciel sereno, un sasso nella palude di una storiografia statica, figlia di una cultura ottocentesca che vedeva la Sardegna storica nascere con i fenici. Finalmente balenavano possibili risposte alle domande che tanti sardi si sono fatti una volta nella vita: Tutti questi nuraghi, templi, tombe, pozzi, questa antropizzazione massiccia, che storia hanno? Che persone animavano questa remota civiltà? Quale è la nostra storia più remota?

Lo scrittore Sergio Frau all’interno della mostra presso il Museo di Sorgono
Da allora c’è stato uno sviluppo straordinario di studi e ipotesi non in linea con la storiografia “ufficiale”. Romanzi, film, opere teatrali, studi, oltre che archeologici, antropologici, astronomici, linguistici e ancora altro.
Dopo quindici anni Sergio Frau ha dato alle stampe il seguito di quella inchiesta.
Confesso che questa volta mi ci sono voluti più mesi per poter leggere tutto il libro, oltre milleduecento pagine dense, spesso complesse da leggere con calma e riflessione. Omphalos – Il Primo Centro del Mondo – il Paradiso che divenne inferno … inizia proprio dove la prima inchiesta finiva, con le estenuanti polemiche dei chierichetti della chiesa dei buro-archeologi (cit), l’unica a poter certificare la storia. In questi tempi post-moderni in cui tutto è in discussione, si discute anche di cosa sia un uomo o una donna, la famiglia, lo stato, la religione, loro pretendono che non si parli di storia …se non si è certificati … da loro …

 

La Scienza, quella vera, con il principio di indeterminazione di Heisenberg nel 1927 ha postulato che non è possibile conoscere contemporaneamente tutte le proprietà di un oggetto. L’universo fisico reale lo conosciamo come il frutto di un insieme di probabilità, che si manifestano nelle nostre osservazioni. Il tipo di conoscenza che ne deriva, dunque, è probabilistico. Questo principio è una colonna portante della fisica moderna. Evidentemente non della storia … secondo loro.
Il libro di Sergio Frau è un mandala, o un labirinto, due simboli a longitudini diverse della realtà che è l’oggetto dell’inchiesta: il Centro del mondo. Il filo d’oro del labirinto si dipana avanti e indietro, sopra e sotto l’obbiettivo dell’indagine . Al di qua di ogni riferimento spirituale, esoterico o mistico, che è in fondo il lavoro di ogni uomo sulla terra.
Molto prosaicamente l’inchiesta cerca di capire se le immagini sacre e miti di un paradiso perduto hanno un fondamento concreto e storico: se prima della storia conosciuta, 3000 anni fa, ci sia stato un luogo fisico che si potesse definire L’Omphalos, l’Axix Mundi; se è esistita una terra che fosse il cuore simbolico di un cosmo di popoli e tribù, che aveva come equatore del mondo il 40° parallelo e che fosse il centro, l’Isola Sacra a tutti i popoli.

Le Colonne d’Ercole viste da Oriente

Sulle terre delle culture megalitiche, una cultura globale diffusa in tutto il mondo, il tempo della Grande Madre. Simbolo religioso che permeava la vita spirituale di quegli antichi tempi, preistorici anche per i Romani. La prima vera globalizzazione, finita tragicamente. Rimasta a monito per le generazioni seguenti.
Il paradiso perduto degli antichi, quell’isola finita tra gli abissi. A nord, a sud, a est o a ovest, dipende da dove sei rispetto all’Omphalos. Una terra rimpianta e ricordata come un paradiso dove uomini e dei erano in sintonia, fino al fattaccio.
Le acque distruggono tutto, un mito che ritroviamo in giro per il mondo e per il tempo.
Sergio Frau fa parlare gli esperti. Mircea Eliade, Raimon Panikkar per interrogare i Veda, la Parola primordiale dell’induismo, il card. Ravasi e via via il fior fiore degli studi storici, archeologici, antropologici, religiosi, linguistici, biologici, mistici e filosofici, ecc. Contributi raccolti con pazienza certosina e inseriti nel mandala.
Un libro veramente notevole, una bibliografia impressionante.
Una giostra di studi e testimonianze che parlano dei tempi antichi dell’umanità, condotti dall’autore a convergere sempre verso il centro dell’inchiesta, l’identikit della terra misteriosa.
Un’isola al centro del mare, la sede dell’ordine cosmico di quei tempi.
Fino alla suggestione finale.
Per me, nato e cresciuto a Cagliari, leggere che Bab-el potrebbe essere Kar-El è emozionante. Quella Bab-El, la biblica, quella che compare in Genesi, Apocalisse, la porta di Dio. Quella castigata perché gli uomini si erano insuperbiti. La città dai sette colli, qualche millennio prima di Roma.
Quante impressioni …
Noi Sardi moderni siamo, nel DNA, i figli di coloro che restarono qui dopo la catastrofe. Tantissimi andarono via a popolare altre terre. Le colline d’Italia si riempirono. Il mare d’oriente fu invaso.
I nostri padri e le nostre madri sono rimasti. Un trauma profondo, che segna l’anima. Si spiegano così anche tante caratteristiche del nostro inconscio di sardi. Si dice che i romani siano cinici perché ne hanno viste di tutti i colori … figuratevi noi.
La Sardegna regge la parte, come ama dire Sergio Frau, quest’isola letteralmente ricoperta di monumenti megalitici, le migliaia di manufatti preistorici straordinari trovano una spiegazione logica e razionale.
Un libro emozionante, che non dovrebbe mancare in una biblioteca decente.
Il dibattito è aperto, si aprono anni di studi e discussioni.