Le statue menhir di Laconi

 

Il link a margine rimanda ad una tabella che elenca i diversi tipi astratti di vulve e figure femminili riprese da petroglifi rinvenuti in vari siti europei. Uno di questi (evidenziato in rosso), richiama in particolare il petroglifo presente sul registro inferiore della statua menhir “Tamadili I” custodita nel Menhir Museum di Laconi e qui ritratta in una foto di Nuragando.

La stessa statua menhir compare riprodotta graficamente nella figura 24 del libro del professor Enrico Atzeni “Il museo delle statue menhir-Laconi” edito da Delfino editore nell’anno 2004.

La pressoché perfetta analogia tra il petroglifo della citata statua menhir, come riprodotto nel disegno del professor Atzeni, e la rappresentazione della vulva riportata nella citata tabella, lascia ragionevolmente supporre che la figura alla base del menhir -e per esteso della gran parte dei menhir presenti nel museo di Laconi- non riproduca quello che comunemente viene indicato come un “improbabile” pugnale bipenne, simbolo maschile, bensì un organo genitale femminile.

Di conseguenza il “tridente” che compare nella parte superiore del menhir, generalmente e correttamente interpretato come “rovesciato” (l’anima dell’uomo che ritorna alla madre terra al termine della vita terrena) non andrebbe a “schiantarsi” contro un pugnale a doppia lama contrapposta ma penetrerebbe, tramite la vulva, nel grembo materno, configurando così, nell’insieme, quel concetto di rigenerazione della vita, sul quale era improntato lo spirito religioso degli antichi sardi.

Ovviamente, e come sempre, si tratta di ipotesi basate su una semplice riflessione senza alcuna pretesa di scientificità. g.v.

https://www.ulm.edu/~palmer/ontogenyart.htm