SU IRIU. Unicum nuragico da interpretare

  1. di Antonello Gregorini

Il paesaggio archeologico della Sardegna probabilmente non smetterà mai di sorprendermi. Non basta una vita per conoscerlo. Il lavoro di aggiornamento del Geoportale, portato avanti grazie al contributo della Fondazione di Sardegna e Acentro, mi pone davanti a tante sorprese.

Su Iriu è un sito nuragico che sino ad oggi non avevo mai visto, neanche in foto, nonostante curi, con la redazione, la pagina Nurnet ormai da sette anni.

 

 

“Il piccolo villaggio di Su Iriu è situato entro un’ansa del “riu” Murera, in agro di Gergei (Nuoro), in prossimità del nuraghe omonimo. Delle tre capanne residuate solo una fu scavata (n.3) Ha un diametro di  m.10; lo zoccolo si compone di grandi massi sbozzati entro cui si apre un nicchione rettangolare. I manufatti litici rinvenuti si riducono ad alcuni mazzuoli, uno scalpello, una testa di mazza, macine e trituratoi basaltici, pestelli. Le ceramiche di impasto rossiccio sono talora lisciate a spatola e comprendono frammenti di giare, ciotole, olle grossolane dell’età del bronzo in Sardegna. V’erano pure ossami di equini, bovini e suini e scarse tracce di età romana, come nel prossimo villaggio di Pranu Acumas, le cui ceramiche romane denotano la continuazione della vita e la graduale stabilizzazione di essa nelle aree di civiltà più antica. (Lilliu – 1959. Studi Sardi UNICA)

Questo è quel che abbiamo potuto trovare in letteratura, ma è probabile che, in Soprintendenza, esista qualche quaderno di scavo e qualche scritto ulteriore.

 

 

Su Iriu è posto in posizione baricentrica rispetto a degli importanti complessi archeologici nuragici: Barumini; Su Mulinu di Villanovafranca; Tuppedili; Nuraghe Mannu e San Simone di Gergei ed Escolca; Santa Vittoria di Serri.

All’interno di questo perimetro sono rilevabili decine di nuraghi e corrispondenti villaggi.

 

 

 

L’agro è sostanzialmente privo di vegetazione d’alto fusto e macchia, totalmente utilizzato e arato per foraggere e colture cerealicole. Possiamo desumere che gli “aratri” nei millenni abbiano demolito tanto di ciò che era. Basti dire che non è rilevata nessuna tomba dei giganti.

L’ansa del Rio si forma attorno a un basamento roccioso di calcare, su cui fu edificato Su Iriu, che presenta significative caratteristiche geologiche e anche, a mio avviso, simboliche.

 

 

Il calcare di cui è composto è naturalmente frazionato o frazionabile in lastroni e in stratificazioni di non grande spessore, che consentono l’agevole utilizzo del materiale come conci per costruzioni.

La cosa non può non aver avuto rilievo nella scelta del luogo, così come avrà avuto rilievo la presenza d’acqua, ancor più in era nuragica quando il suolo doveva essere coperto da boschi millenari, il clima relativamente più fresco e la presenza d’acqua ben superiore rispetto a quella odierna.

L’ansa definisce, attorno al banco di calcare, una conformazione con chiari richiami sessuali e alla sfera riproduttiva. E’ noto che ovunque, ma soprattutto in Sardegna, questo aspetto fosse centrale nelle culture e negli immaginari dei nuragici. Sul lato a sud dell’ansa esiste continuità con la campagna e il piccolo pianoro, chiuso dal rio, appare come una rampa naturale verso l’edificio posto al centro.

 

 

 

 

Sopra questa acropoli naturale non fu realizzato un nuraghe, come tutti penseremmo logico, ma una costruzione di una forma definita “rettangolare” che, in realtà, rettangolare non è.

 

 

La forma è rettangolare sui lati Sud, Ovest e Nord, mentre a Est presenta due semi cerchi, di raggio diverso, che chiudono su quella che doveva essere una breve scala che conduceva sul calpestio superiore.

Non so se l’interno sia stato scavato, non sembrerebbe. Quindi probabilmente si tratta di un terrapieno, una sorta di altare su cui dovevano essere svolti dei riti e su cui era presente una capanna (come a Monte d’Accoddi).

 

Come evidente dagli scavi, dagli studi e dalle immagini qui riportate, attorno all’altare fu realizzato un villaggio o, più probabilmente, una serie di edifici comunitari, funzionali allo svolgimento dei riti e delle riunioni.

Il paesaggio attorno al sito è di una bellezza notevole. La Sardegna dell’agro di Gergei si presenta per certi aspetti desertica, anche se ora è ancora verde e coltivata, ma ancor più diventerà desertica d’estate, quando il suolo seccherà,  si spaccherà e l’ambiente diventerà piuttosto inospitale.

L’area è di proprietà privata, appartenente a una famiglia di giovani allevatori, cortesi e simpatici, che non avranno difficoltà a farvi accedere al sito.

Consiglio la visita.