LA STORIA VERA

 

“Non ci toglie nulla, come sardi, il fatto di riconoscere che sono arrivati i Fenici, i Cartaginesi, i Romani, i Vandali, i Bizantini; è Storia, e noi dobbiamo raccontare la Storia vera, non la ‘fantastoria’ …”

Così un noto e autorevole giornalista. Oggi alla guida della Fondazione Mont’e Prama.

Vero. D’altronde, lo stesso primo concetto è avvalorato dalla famosa poesia attribuita alla, Sarda Mater, Grazia Deledda (ma non sua).

Noi siamo sardi
Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell’immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.

 

E’ vero, noi siamo una miscela di popoli che nei millenni hanno calcato il suolo dell’Isola, a noi Sacra. Non v’è motivo per cui non si debba essere orgogliosi di noi stessi e della nostra storia. Questo è accertato. E’ vero.

“Noi dobbiamo raccontare la storia vera”. Questa frase, invece, qualche perplessità di ordine epistemologico potrebbe crearla.

Qual è storia vera? Quella del Carta Raspi, del Manno, degli storici Casula, dei Taramelli e Lilliu e dei tanti che ne hanno scritto? Queste Storie, però, non sempre coincidono, nei dettagli, diciamo così, sono diverse. Sono un prodotto dell’evoluzione degli studi e del pensiero. Non sempre sono dimostrabili. Non sempre sono prodotto di metodo scientifico, tracciabile e verificabile, riproducibile. Spesso si tratta di Storie e teorie avvalorate dalla sola autorevolezza degli autori.

Spesso frutto degli Uffici di Storia Patria, nazionale. Dei sovraintendenti.

Ma per stare ai nostri giorni e all’Archeologia. Qual è la vera Verità? Quella di Lilliu, di Ugas, della Lo Schiavo, di Perra e dei tanti altri, meritevoli e autorevoli, tutti. Anche in questo caso i dettagli delle teorie e narrazioni sono diversi. Ugas, per esempio, parla di castelli. Perra di società relativamente pacifica, unità in una qualche forma di autarchia evidente. E così altre decine di esempi.

Per non parlare delle teorie di personalità e studiosi che meritano rispetto, che hanno scritto di storia e archeologia della Sardegna (tutti meritano rispetto, anche quando scrivono senza metodo scientifico e riportano teorie loro, anche se prive di fondamento verificabile). Per esempio, il Pittau; il giornalista Sergio Frau con le sue Colonne al centro del Mediterraneo; gli altri innumerevoli autori che, noi appassionati, conosciamo e abbiamo letto, tutti.

Forse è vera la teoria della funzione militare dei nuraghi, del popolo chiuso negli altipiani (ormai obsoleta ma che ha tenuto banco per decenni)? E’ vero che il nuragico termina nel XIII secolo a.C, oppure nel XII, o nel IX, nel VI o nel II a.C. con l’arrivo dei Romani ma non definitiva “salatura” del popolo sardo e delle sue tradizioni?

Ancora. I sardi erano gli Shardana dell’epopea dei Popoli del Mare, arrivavano ovunque nel Mediterraneo, erano anche potenti militarmente e commerciavano con profitto? Oppure non erano gli Shardana dei testi egizi e ittiti.

E’ vero quindi che i sardi dei nuraghi non scrivessero, oppure ha ragione il professor Sanna, con la sua decennale battaglia per il riconoscimento dei simboli grafici individuati?

E’ vero che il Patrimonio Sardo Archeologico è in uno stato di abbandono e oscuramento, ormai ultra secolare, intollerabile per chi ha a cuore le sorti della Sardegna, dei Sardi e della loro identità e memoria?

E’ vero che individuare le responsabilità di questo stato di cose è utile per trovare le soluzioni al problema? Oppure è vero che sarebbe meglio, come parrebbe e sembra di sentir dire, anzi, si è sentito dire, mettere una pietra sopra sulle vicende passate e procedere, tutti uniti, puri, verso nuova gloria e imprese?

E’ vero che il censimento di questo Patrimonio Ereditario non esiste perché mai realizzato? E’ vero che questa è una delle cause di abbandono, perdita della memoria e mancanza di valorizzazione?

E’ vero che determinate scelte, lavori, incarichi, scavi, ricostruzioni, abbandoni, concessioni e ordinanze, appaiono come irrazionali e dannose, frutto di apparente burocrazia neghittosa, a volte coloniale?

Se ne può parlare, oppure si tratta di lesa maestà?

Non è che qui si voglia erigere forche. Siamo tutti liberali e pacifisti non violenti. Il vero, però, ha bisogno di verità, di catarsi, di processo e maieutica, senza colpi di spugna.

D’altronde, la storica “questione sarda”, la necessità di Rinascita, i piani auspicati, quelli tentati e abortiti, è ancora più che mai attuale. Non foss’altro perché la Sardegna ha la più bassa natalità mondiale, i nostri ragazzi emigrano: quelli ricchi, istruiti o meno; quelli poveri, istruiti o meno.

Non foss’altro perché, senza il vero, dall’ignavia e l’indolenza, difficilmente può nascere un buon processo di AUTO DETERMINAZIONE.

Siamo Sardi, direbbe Deledda. Vogliamo dirlo guardando nel vero le cose e la storia, anche quella oscurata, coperta da vigne o ricostruita, a seconda delle necessità sovra ordinate.

Se però vi sono persone che sanno qual è il vero e soprattutto conoscono la Storia e l’Archeologia, vere, non hanno che da proporle. Noi recepiremo senza pregiudizi, con fermo e scientifico dubbio, disposti  e determinati, però, a parlarne liberamente.

Così come, ci sembra, abbiamo sempre fatto.

 

Antonello Gregorini

 

Foto di Su Tempiesu, Orune. Autore Nicola Barbicha Tornello