Il paesaggio nuragico

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di Giorgio Valdès

Dalle interessanti riflessioni di Alessandro Usai sul paesaggio nuragico, ho voluto trarre questo piccolo ma significativo brano, che servirà da spunto per alcune mie personali considerazioni.

Il dottor Usai scrive in particolare “che nessun nuraghe può essere considerato singolarmente e non ha senso tentare di definire o misurare l’area di pertinenza di ciascun nuraghe. L’unità organizzativa minima doveva essere il raggruppamento, o meglio il sistema di nuraghi, cui doveva corrispondere una comunità umana articolata in diversi nuclei. Ogni nuraghe e ogni nucleo umano faceva parte di un sistema e svolgeva un ruolo nel sistema. Nello stesso tempo, l’esistenza di diversi sistemi adiacenti comportava la necessità di demarcazioni territoriali, quindi di frontiere riconosciute. In effetti si nota una sostanziale coincidenza tra sistemi di nuraghi e bacini geografici più o meno chiaramente delimitati dalla morfologia, che a tutti gli effetti appaiono come le aree di insediamento di popolazioni fortemente radicate…”.

Condivido assolutamente questa tesi, che ovviamente comporterebbe l’esigenza di individuare, con adeguata precisione, quantomeno la configurazione planimetrica dei vari sistemi di nuraghi su cui probabilmente si attestavano altrettanti nuclei umani. Il “Geoportale Nurnet” potrebbe a tal fine fornirci un valido supporto, trattandosi di un sistema “zoomabile” e in continua implementazione, che riporta gran parte delle testimonianze preistoriche e protostoriche della Sardegna ed in particolare i suoi nuraghi. Ma proprio la dimensiona numerica di questi ultimi non consente di proporre una visione d’insieme che possa far comprendere quale fosse la loro complessiva dislocazione planimetrica e le reciproche interconnessioni. Per essere più chiari, “ingrandendo” la mappa si focalizzano aree territoriali sempre più ridotte, si individuano con maggior precisione i nuraghi presenti nelle singole aree, ma si perde la visione dei rapporti intercorrenti tra i nuraghi presenti nel settore considerato e quelli attestati nei settori adiacenti. “Rimpicciolendo” invece la mappa compaiono un’infinità di monumenti che se per un verso meravigliano per quantità (quale altra regione può  vantare una tale densità di testimonianze preistoriche?), per altro verso non consentono di ipotizzare alcuna interconnessione tra questo enorme ed apparentemente disordinato sistema di punti.

Dico “apparentemente” perché in realtà non si tratta di un sistema disordinato di punti bensì di un sistema “ordinato” per quanto difficilmente percettibile se non riportato in scala ridotta.

Apparirà difatti paradossale, ma i nuraghi erano generalmente disposti lungo “linee rette” che li collegavano a gruppi non inferiori a tre. Questa sorta di pianificazione territoriale “ante litteram” costituiva un elemento in grado di caratterizzare il paesaggio a decorrere dal periodo nuragico, e comunque quando i singoli nuraghi compresi nelle diverse direttrici rettilinee erano stati edificati.

Non sappiamo quali fossero le ragioni che indussero i nostri progenitori a definire gli allineamenti. Si potrebbe ipotizzare che ciò fosse conseguente ad una esigenza d’orientamento e/o di controllo, in un’isola impervia e immersa in una folta vegetazione. Si trattava in ogni caso di un sistema edificatorio ordinato che certamente consentiva una migliore gestione del territorio.

Lascio comunque agli altri e in particolare ai professionisti di settore (se riterranno di doverlo fare), gli ulteriori approfondimenti in materia. Da semplice appassionato ho voluto semplicemente proporre alcuni spunti di riflessione.

Nell’immagine (dal Geoportale Nurnet): L’allineamento dei nuraghi Crobecada, Madau, Tussu, Suarzeda, Fruccas e un altro nuraghe non meglio identificato che si affaccia sul letto del fiume Tirso . In questo caso è probabile che gli allineamenti fossero funzionali al controllo dei traffici fluviali.

 

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