NELL’ABITO TRADIZIONALE SARDO, LA STORIA DELLA SARDEGNA

di Antonio Malandrone

L’abito della tradizione sarda ha caratteristiche analoghe alla lingua locale.
Ogni comunità ha il suo abito tradizionale, così come ha la sua parlata tipica. Ma tutti gli abiti della tradizione dei diversi paesi contribuiscono a definire un’immagine unitaria dell’abito tradizionale sardo, così come le diverse parlate definiscono una sola lingua: il sardo.
In effetti, nonostante le differenze, vi sono, in analogia a quanto accade per “sa limba sarda”, alcune caratteristiche che accomunano quasi tutti gli abiti tradizionali dell’Isola.
Salvo alcune eccezioni, che comunque raccontano vicissitudini storiche particolari, una delle caratteristiche comuni del vestito tradizionale femminile sardo è data dall’uso di corsetti attillati, che mettono in particolare evidenza il seno.
Questo curioso aspetto è stato evidenziato nel tempo da molti personaggi, sia italiani che stranieri.
Anche Dante Alighieri, nella Divina Commedia, ebbe modo di parlare delle barbaricine per l’abito permissivo e poco pudico.
I religiosi cristiani in Sardegna, in ogni epoca, in obbedienza alle raccomandazioni della Chiesa affinché l’abbigliamento dei cristiani fosse sufficientemente pudìco, fecero di tutto per rendere meno evidente, questa “inquietante” ostentazione del seno nell’abito tradizionale femminile sardo.
Così consigliarono, in certe occasioni, almeno l’uso di fazzoletti per coprire quelle forme femminili “troppo evidenti”. Ma i fazzoletti sono stati sempre considerati un elemento estraneo alla tradizione e venivano, per questo, messi da parte sistematicamente.
Diventa difficile pensare che questa foggia sia nata in periodo di evangelizzazione cristiana.
Padre Antonio Bresciani (1798-1862), gesuita e letterato italiano molto attento alle usanze dei sardi, rimase molto colpito dal costume popolare sardo e in fondo ammirava la dignità con cui le donne difendevano la forma tradizionale dell’abito dalle ingerenze religiose. Egli così si espresse circa l’origine del costume sardo: “..assai scrittori le reputarono fogge del medio evo; laddove per converso io le ravviso per antichissime al ragguaglio de’ monumenti…” (pag. 44-45 del libro “Dei costumi dell’isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali -1855”).
Questa particolare caratteristica dell’abito tradizionale sardo, che evidenzia sorprendentemente i seni, consente di accostare il costume sardo con i costumi minoici (cretesi), quelli ispirati all’abito della Dea dei Serpenti.
La cosa non deve stupire, dal momento che gli antichi sardi hanno viaggiato nel Mediterraneo, con gli altri popoli del mare e hanno scambiato materiali e usanze.
I costumi minoici erano caratterizzati da uno stretto corsetto che lasciava direttamente a vista l seno nudo.
La vicinanza tra gli abiti tradizionali sardi e cretesi, trova delle curiose conferme nel bronzetto sardo (n.143) di una donna offerente, che potrebbe essere considerato una sorta di anello di congiunzione tra i modi di vestire Sardo e Minoico.
Questo bronzetto presenta una gonna a balze ed un copricapo simile alla statua minoica della Dea dei serpenti.
Negli abiti della Barbagia troviamo vari riscontri su questo accostamento: dalla prepotente evidenza del seno, alla presenza delle balze nella gonna del costume di Orgosolo e alla sorprendente somiglianza tra le forme del costume di Aritzo (ed anche di Gadòni e di Belvì) e il costume della Dea cretese.
Resta ancora da osservare il largo uso dell’orbace, vicino alle più recenti stoffe, nell’abito tradizionale sardo, L’orbace è un tessuto di lana molto semplice, caratteristico della Sardegna, il cui uso nella nostra Isola risale alla notte dei tempi.
A guardar bene anche gli abiti tradizionali possono essere considerati dei veri e propri monumenti, che portano i segni della lunga storia dell’Isola e dei suoi abitanti.
Essendo quasi decaduto l’uso quotidiano dell’abito tradizionale sardo, alcuni tendono a trascurarne l’importanza. Ma anche grazie all’uso attuale che possiamo definire di “rappresentanza”, questo abito resterà vivo nell’immaginario collettivo.
Con i canti e i balli della tradizione sarda, l’abito tradizionale è sempre quello più giusto.
Molte ragazze e ragazzi sardi terranno ancora l’abito tradizionale nel loro armadio, come il più prezioso tra quelli di valore, da indossare, per rappresentare una comunità e per farsi ammirare, nelle grandi occasioni.
Gli abiti della tradizione vanno tenuti in grande considerazione perché contribuiscono, sicuramente in modo fondamentale, alla definizione dell’identità positiva dei sardi.