Nuraghi e Faraoni

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di Giorgio Valdès Dei rapporti intrattenuti tra le antiche popolazioni sarde e la terra d’Egitto, già scriveva nel 1867 il canonico Giovanni Spano nel suo “I Nuraghi di Sardegna”. Le sue considerazioni vanno sicuramente prese con il beneficio d’inventario, ma è comunque interessante il fatto che egli avesse voluto affrontare questo tema, sostenendo in particolare che i nuraghi avessero origini egizie ed affermando la presenza, nella nostra isola, di circa 14.000 amuleti, tra i quali almeno 4000 scarabei. A sua volta lo storico dell’antichità Ettore Pais, fondatore del museo di Sassari e già direttore di quello cagliaritano (1856-1939), riteneva che nel territorio di Assemini fossero stanziate genti egizie ed infine l’egittologo Chabas ipotizzava che alcuni faraoni fossero giunti per mare in Sardegna; terra che secondo Camillo Cinalli, Accademico delle Scienze e delle Arti, era l’”isola sacra dell’antichità”. Argomento particolarmente affascinante e coinvolgente, che è stato tra l’altro trattato, per differenti aspetti, in vari post pubblicati nella sezione “Articoli” del sito Nurnet, ai quali si rimanda. Anche Massimo Pittau, esimio glottologo e linguista sardo, affronta la materia in diversi suoi scritti e in particolare nel libro “Storia dei Sardi Nuragici”(ed. 2007); opera da cui abbiamo estratto alcuni brani: “…Ancora in Sardegna sono state trovate ben quattro sfingi di granito rosa, che forse appartenevano, insieme con un busto di granito grigio, ad un ‘Iseo’ o tempio di Iside di Cagliari; poi una statua a forma di mummia e la maschera fittile die due dee egizie, protomi di coccodrillo e di sparviero, edicole, stele e balsamari egizi ed una lamina d’oro contenente la scena dell’egizio ‘Giudizio dei Morti’. Di recente è stato trovato presso il noto pozzo sacro di Perfugas un leoncino stilizzato di osso, che probabilmente serviva da manico ad uno stilo e che è molto somigliante ad uno egizio della XVIII dinastia…”. Il Pittau nell’affermare che altri “studiosi della Sardegna antica” hanno classificato il materiale archeologico non come “reperti egizi” ma come “reperti egittizzanti”, così prosegue: “…sta di fatto che a livello iniziale ‘l’evidenza archeologica’ parla a favore della tesi che si tratti di ‘reperti egizi’, per cui a coloro che negano questa tesi si impone l’onere della prova, cioè l’obbligo di dimostrare che si tratta appunto di ‘reperti egittizzanti’. Soltanto di recente alcuni studiosi si sono decisi di affrontare il problema della distinzione fra i due tipi di reperti rinvenuti in Sardegna, però a nostro modesto avviso, la questione attende ancora di essere approfondita in maniera adeguata. Ma – e questo è un nuovo e vistoso esempio di ‘xenomania’ a danno della Sardegna e dei Sardi – uno di questi studiosi ha ritenuto di concludere dicendo che ‘gli ‘Aegyptiaca’ sardi – ossia i reperti in questione – giunsero nell’isola per il tramite di due vettori, i mercanti fenici e quelli greci’…Ma noi obbiettiamo: pur concesso che una parte di quel materiale possa essere arrivato in Sardegna importatovi da mercanti fenici e greci, ciò è da escludersi con decisione almeno per alcuni scarabei che portano inciso il cartiglio o il nome del faraone ‘Tuthmosis III (1504-1450 a.C.) e quello di ‘Amenhotep III (1413-1377), già citato in precedenza e uno addirittura il cartiglio del mitico faraone ‘Menes I’. E’ invece molto più ovvio che questi scarabei così antichi siano stati portati in Sardegna dagli stessi Tirseni della Sardegna, presenti in Egitto fra i ‘Popoli del Mare’ fra il 1230 e il 1170 a.C. circa, che non dai soliti Fenici, la cui presenza in Sardegna risulta posteriore di almeno due secoli e, a maggior ragione, che non dai Greci. Molto importanti e significative sono due iscrizioni in caratteri geroglifici che sono state trovate rispettivamente nell’antichissimo villaggio di Assemini (Ca), probabilmente la prima capitale dei Sardiani e nell’importante città di Tharros. Quella trovata a Tharros è incisa sul lato di una placca in steatite, che porta scolpita la trinità egizia degli dèi di Tebe e che dice: ‘ Amonra, re degli Dei, signore del cielo, dia vita, salute e vigore pieni/Mut, la grande signora del cielo, dia vigore/ Chonsu di Tebe dia gioia’…” Nell’immagine: lo “scaraboide tipo Hyksos” rinvenuto nella tomba XXV di Monte ‘e Prama. La dinastia dei re pastori Hyksos governò l’Egitto tra la XIII e la XVI dinastia (1785-1530 a.C.)