Olbia nella leggenda

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di Giorgio Valdès “Quanto è dato sapere di nessuna altra città, antica e non antica, risulta che nel corso della sua storia abbia mutato il proprio nome tante volte quanto la <<Città felice>> ha mutato il suo: <<Olbia, Fausania, Civita, Terranova, Terranova Pausania>>e poi di nuovo Olbia” . Questo scriveva lo storico olbiese Dionigi Panedda nel suo libro “Olbia e il suo volto”, pubblicato dall’editore Delfino nel 1989, lo stesso anno della morte dell’autore. Dal canto mio vorrei anche osservare che in diverse antiche mappe della Sardegna è indicata la coesistenza delle città di Terranova, nell’attuale posizione di fronte all’isola di Tavolara e di un’”Olbia diruta” molto più a sud in prossimità del fiume Cedrino. Circostanza in merito alla quale non dispongo tuttavia di informazioni esaustive. L’origine della città è sicuramente controversa, ma la sua presunta fondazione cartaginese nell’anno 350 a.C. è respinta “con decisione” da Massimo Pittau, il quale sostiene, e ritengo a ragione, che “il sito di Olbia fosse stato occupato in epoca molto più antica già dai sardi nuragici”. Ma Pittau va oltre ed interpretando quanto descritto da Omero sull’incontro di Ulisse con Alcinoo, re dei Feaci, identifica il regno di quest’ultimo proprio nel territorio di Olbia, considerando tra l’altro che “la Scherìa o isola dei Feaci, la loro civiltà e la corte del loro re Alcinoo, giocano un ruolo molto importante nell’Odissea”. Riporto di seguito alcuni dei brani conclusivi del saggio del professor Pittau: “ Un’ultima considerazione e un’ultima domanda che mi propongo io stesso: se fosse vero che effettivamente l’isola dei Feaci non era altro che la Sardegna dell’età nuragica, per quale motivo il poeta dell’Odissea parla dell’isola dei Feaci per l’appunto e non affatto dell’isola dei Sardi? La facile risposta si potrebbe trovare in una circostanza che ho indicato in precedenza: nella Sardegna nuragica non è mai esistito un potere centrale e una capitale dell’isola intera. La Sardegna nuragica era fondata e governata secondo un sistema cantonale o federativo di più tribù o polazioni. Ebbene i Feaci saranno stati i Sardi che vivevano nella zona che fa capo ad Olbia e alla sua baia. I Feaci e il loro re Alcinoo avranno avuto una notevole importanza nella Sardegna settentrionale, sia perché Olbia, o – meglio – il centro abitato nuragico che esisteva nell’attuale Olbia, era aperto ai contatti marittimi col mondo italico e con quello greco, sia perché avrà costituito un’importante base di appoggio per tutti i naviganti, sardi e non sardi, che tentavano di attraversare l’importantissima e pericolosa via di mare che erano le Bocche di Bonifacio, via che, ad esempio, portava alla foce del Rodano, dove giungeva il tragitto continentale e fluviale che lo stagno delle isole Cassiteridi e l’ambra dei paesi del Baltico seguivano per arrivare nel Mediterraneo. E anche per questa precisa circostanza geografica non può sussistere alcun fondato dubbio sul fatto che gli antichi Greci conoscessero da epoca molto antica le coste nord-orientali della Sardegna e quelle settentrionali che danno sulle Bocche di Bonifacio. Ebbene, in quella importante zona della Sardegna nord-orientale i Feaci saranno stati la popolazione più potente e più ricca, tanto che col nome della loro Scherìa il poeta dell’Odissea avrà preferito indicare l’intera isola anziché con quello di Sardó, che con ulteriori svolgimenti diventerà quello tradizionale e definitivo di Sardegna. E c’è da aggiungere un’altra notazione prettamente linguistica: anche l’etnico Feaci, cioè Pháiakes, probabilmente dimostra di appartenere al fondo linguistico nuragico, in virtù del suo suffisso -ak, che si ritrova ad esempio, anche negli appellativi protosardi nuráke «torre di pietra» e neuláke «oleandro», ecc. Concludo riassumendo quelli che mi sembrano essere i risultati effettivi della mia odierna ricerca: 1°) Dato che il mondo dell’Odissea risulta avere avuto come spazio geografico il Mediterraneo centrale e come tempo cronologico i secoli XIII-VIII a.C. e d’altra parte la Sardegna in quello spazio e in quel periodo risulta avere avuto un ruolo notevole e addirittura un primato civile e culturale sulle altre terre circostanti, è pressoché assurdo ritenere che questa non abbia avuto un qualche ruolo anche in quel poema. Per eliminare questa singolare incongruenza e quasi vera e propria assurdità, si deve ritenere che il poeta dell’Odissea abbia, sì, fatto riferimento alla Sardegna, ma chiamandola in un altro modo, cioè Scherìa o isola dei Feaci. E questo mi sembra un risultato della mia ricerca che si presenta con un elevatissimo grado di probabilità. 2°) In virtù della conformazione geomorfica dell’isola di Tavolara, che sembra tuttora una "nave pietrificata" come quella mitica dell’Odissea, si può pensare che i Feaci fossero una delle popolazioni della Sardegna nord-orientale e che la loro capitale fosse quel centro abitato che più tardi si chiamerà Olbia. E questo mi sembra un risultato della mia ricerca che si presenta con un discreto grado di probabilità”. Nell’immagine: l’Isola di Tavolara in una foto di Ivo Pira