di Antonello Gregorini Ieri mi hanno inviato un commento di un noto intellettuale anti-Nurnet, animatore della cerchia dei diffamatori querelati, in cui si sostiene che la nostra organizzazione, e il progetto che da lei è emanato, debbano essere combattuti e distrutti perché occorre “”restare dalla parte “giusta” di questa lotta che (non si ripete mai abbastanza) non è culturale, ma politica…”” E’ normale allora che chi, come me, ha ideato il progetto si domandi cosa si intende per politica, nella frase su riportata, dal momento che nel nostro statuto c’è una chiara dichiarazione di apoliticità. Proverò a dire dove è andata a incidere Nurnet e perché dovrebbe essere nefasta per costoro. Nurnet ha realizzato un geoportale che mancava; ha chiamato a raccolta i Sardi perché facessero presidio attorno al proprio paesaggio e perché, nel raccontarlo e curarlo, cercassero di trarne beneficio, utilità, lavoro; ha fatto leva sull’autofinanziamento; ha fatto leva sul sentimento di IDENTITA’, strumentalmente, per accrescere l’affezione attorno al proprio progetto. Senso di identità che qualunque buon principe dovrebbe trasmettere ai propri governati e che è utile, a prescindere, perché i Sardi amino la terra, la loro storia, se stessi e il loro futuro di nazione. Sembrano quattro punti banali ma non lo sono e, di seguito, senza dilungarmi, cercherò di spiegare perché: • La realizzazione del geoportale disturba perché in passato sono stati spesi ingenti fondi per generare analoghi progetti senza alcun risultato. Costruire qualcosa con tecniche di crowdfunding partecipativo è la negazione del sistema, che invece è improntato sul: chiedere allo Stato di finanziare qualcosa nella quale poi, con la corporazione, la lobby, lavorerò o comunque eserciterò controllo e otterrò benefici. E’ il dramma dell’italia: la negazione del liberalismo (non liberismo si noti bene). Non è ammesso che si crei valore con poco senza pagare gabella ai principi della burocrazia. • Esistono delle rendite di posizione che non devono essere negate: Sono quelle della carta bollata per qualsiasi autorizzazione e della discrezionalità che diventa abuso da parte dei detentori del controllo. Anche qui niente di diverso rispetto a tanti altri settori dell’Italia del disastro economico. • Il senso di IDENTITA’ del popolo sardo fa paura, come hanno spiegato bene degli autori titolati, conoscitori della storia e della società sarda. E’ vero che Identità significa amor proprio, per la comunità e il territorio, tuttavia meglio negare questo diritto all’identità; meglio negare o contenere questo sentimento perché il suo accrescimento comporterebbe rischi enormi per una classe dirigente che ha impresso alla nostra storia una determinata direzione. Quindi il progetto Nurnet, visto da questa prospettiva, diventa un progetto politico da contrastare da parte di chi ha interesse alla conservazione dello status quo; della scarsa conoscenza dell’immenso patrimonio archeologico della Sardegna e della propria storia; dei blocchi corporativi che vedono alcune categorie di operatori avvantaggiati rispetto a un intero popolo che, invece, dovrebbe, e forse vorrebbe, ammesso che ne sia capace, godere di questa propria risorsa culturale ed economica. Nurnet si pone in antitesi a uno stato di cose consolidate che hanno procurato rendite di posizione, incarichi, consulenze e finanziamenti.