Un parco a Monte ‘e Prama

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di Giorgio Valdès Le continue sorprese che ci regala la Penisola del Sinis e l’area di Monte ‘e Prama in particolare, hanno determinato come noto un ampio dibattito che si riferisce tra l’altro alle opportunità di sviluppo turistico che potrebbero comportare i ritrovamenti, attuali e futuri, che a quanto si dice interessano un’area piuttosto vasta che il professor Gaetano Ranieri, dell’Università di Cagliari, ha stimato possa estendersi dai venti ai quaranta ettari di terreno. Tutte considerazioni che inducono ad ipotizzare la realizzazione di un parco archeologico ambientale, dove le misteriose statue e gli altri ritrovamenti già portati alla luce e ancora da scoprire costituirebbero ovviamente le principali attrazioni. Fiorenzo Caterini, scrittore, antropologo e ambientalista, ha espresso nel merito un’interessante opinione -recentemente riportata su Sardegna Blogger-, che riproponiamo qui di seguito nella sua interezza: “La mia intervista su Globalist ha suscitata la reazione piuttosto piccata del Sottosegretario alla cultura Francesca Barracciu. In quella intervista mi si chiedeva un parere sulla proposta (o battuta come la stessa ha tenuto a precisare) del rappresentante del governo sul sostituire nella bandiera sarda i mori con l’effige dei giganti. Una battuta forse scherzosa, ma che a mio parere lasciava intravedere un certo atteggiamento di sottovalutazione soprattutto nei confronti delle emergenze storiche dell’isola. La polemica, in realtà, non aveva interesse a personalizzare una accusa nei confronti dell’esponente politico, ma evidenziare un clima generale, che è storico e politico, nei confronti di queste prerogative sarde. Le motivazioni lo ho già spiegate in altri articoli su Sardegnablogger e non mi dilungo, per poter rilanciare invece una proposta concreta. La proposta, che a questo punto è una esortazione, una sfida direi anche al Sottosegretario, presuppone la consapevolezza non solo dell’importanza morale per i sardi e scientifica per la storia del Mediterraneo (e quindi dell’intera cultura occidentale), ma anche economica. In questi mesi le statistiche evidenziano una crescita significativa dell’afflusso dei visitatori nei luoghi di cultura italiani, con la Calabria e la Sardegna in testa e, guarda caso, trainate rispettivamente dai Bronzi di Riace e dai Giganti. E’ noto che l’investimento culturale, oltre a produrre economia e lavoro duraturo, eleva il livello culturale e la qualità della vita di una comunità, con effetti positivi a cascata su tutte le attività dell’uomo. Cose ovvie. In Sardegna, invece, si continua a investire nel settore più fallimentare della sua storia, l’industria, sfruttando gli incentivi che periodicamente piovono e che poi, nel giro di pochi anni, lasciano irrimediabilmente una scia di disoccupazione e inquinamento. Giustamente: si investe sulle cose fallimentari, mica su quelle che possono funzionare. Allora un investimento nei giganti di Mont’ ‘e Prama potrebbe materializzarsi con un progetto, una idea simile a quella che in Inghilterra, con Stonehenge, attira centinaia di migliaia di visitatori ogni anno. Un parco archeologico. Un parco archeologico strutturato con un centro di accoglienza dei visitatori, con annesso museo, centro di restauro, aule didattiche, servizi. Tale centro potrebbe dislocarsi, insieme ad una area per i servizi, alla periferia di Cabras, ma deve essere pensato, esso stesso, come un monumento di pregio architettonico, magari indicendo una gara internazionale. Tale centro – museo, che ospiterebbe al sicuro i reperti archeologici, fungerebbe da centro di collegamento per il parco archeologico vero e proprio, dove verrebbero collocate le riproduzioni, ricreando l’ambientazione storica antica. Il parco, oltre alla riproduzione del luogo, offrirebbe l’importante esperienza del lavoro dal vivo degli archeologici nelle aree non ancora scavate. L’intero sistema sarebbe completato dagli itinerari culturali e dalle offerte turistiche ed enogastronomiche, con visite guidate a Tharros e nei centri nuragici vicini. Esperienze in giro per il mondo ci confermano che soluzioni di questo tipo producono un notevole giro economico, con la nascita di negozi, alberghi, agenzie turistiche, ristoranti, bar e servizi di vario genere attorno al sito predisposto. Un investimento di questo tipo certamente avrebbe un costo notevole, probabilmente di alcune centinaia di milioni di euro. Non siamo così sardo-centrici da non sapere che l’Italia, avendo il più importante patrimonio storico e culturale del mondo, è alla continua ricerca di fondi per la manutenzione, la conservazione e la promozione dei suoi beni culturali. Tuttavia stiamo parlando dei Giganti di Mont’ ‘e Prama, cioè di una emergenza di notevole importanza che, grazie ad uno “start – up” adeguato, potrebbe costituire una possibilità di sviluppo all’interno di un circuito virtuoso tra scoperte scientifiche, conservazione del bene culturale e promozione economica. La Regione Sarda, e lo stesso Sottosegretario alla Cultura, potrebbero rendersi ambasciatori presso il governo italiano di questa ipotesi di sviluppo, con la ricerca, tra l’altro, di fondi europei. Un investimento che potrebbe ricevere la partnership di importanti investitori privati, banche e fondazioni. Viene finanziata l’industria inquinante, non vedo perché non debba essere finanziata la cultura. Non c’è rappresentante politico, in Italia e in Sardegna ormai, che non ponga all’attenzione del proprio programma la cultura e l’ambiente come fonte di sviluppo. Poi, al lato pratico, si finanziano le industrie, che quell’ambiente lo inquinano e sottraggono risorse per i beni culturali. Vediamo chi saprà raccogliere questa sfida”.