Il Nuraghe dei Frati, a Isili, fortezza a difesa dell’acqua preziosa?

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« …la più vasta e armonica delle thòloi sarde (la tholos è la volta a cupola che chiudeva i nuraghes, oggi crollata nella maggior parte dei casi), che ripete da vicino il respiro ampio delle fastose e splendide thòloi achee peloponnesiache della seconda meta del II millennio a.C. » (1) Giovanni Lilliu

Ai tempi di G.Lilliu, quando si parlava di archeologia, il modello di riferimento era sempre quello greco ovvero quello classico. Oggi sappiamo in realtà, e ce lo dicono i più accreditati studiosi di architettura (2), che le pseudo-cupole sarde rasentano la perfezione e sono superiori alle tholoi elleniche e micenee. In ogni caso, il ‘barbarico’ Nuraghe Is Paras (il nuraghe dei frati, perché sorto in terre che 3000 anni dopo – intorno al 1660 d.c – diventarono di proprietà del clero monastico) – oggi in prov.di Ca e fino a poco tempo fa in Prov. di Nuoro – è un edificio grandioso è singolare e sorge su un piccolo colle di roccia calcarea, all’uscita di Isili, nella regione del Sarcidano.

L’ingresso si trova esposto a mezzogiorno ed è sopraelevato rispetto al piano di campagna. Tramite il corridoio si accede alla camera principale voltata con una tholos alta ben 11,80 metri di altezza, la più elevata in tutta la Sardegna nuragica. Il centro della camera è occupato da un pozzo circolare, mentre su una parete, in posizione sopraelevata, si trova l’accesso del vano scala per accedere ai piani superiori, i quali erano raggiungibili dal pianterreno probabilmente tramite una scala in legno. Successivamente, tra il secolo XIII e il XII a.C., fu aggiunta una torre più piccola, fu spostato l’ingresso ad est e poi creato un cortile tra le torri. Verso XI secolo a.C. furono costruite altre due torri che furono raccordate tramite bastioni. Tutto il complesso fu successivamente racchiuso da un antemurale munito a sua volta di altre torri. All’esterno si trovava il villaggio nuragico, attualmente non ancora scavato (3). Interessante dunque che anche nel caso di Is Paras, così come in molti altri N., un pozzo circolare sia inserito all’interno di una camera, sempre che non si debba invece parlare del caso contrario, cioè di edificio costruito attorno ad un pozzo circolare. Vi immaginate se un giorno si attestasse infatti che i nuraghi sono sorti per difendere le preziose riserve d’acqua della Sardegna? Secondo il prof. Gaetano Ranieri, ingegnere minerario e docente di geofisica applicata presso l’Università di Cagliari, studioso che si occupa dello studio costruttivo dei nuraghes da ormai circa 37 anni, “i nuraghe sono stati generalmente collocati in posizione centrale rispetto alle risorse idriche”(2).

L’ing Ranieri utilizza nello studio dei nuraghi (il suo istituto sostiene di aver censito 7 mila nuraghe e di aver proceduto addirittura ad un conteggio dei conci utilizzati dai nuragici per costruirne altrettanti: circa 120 mila conci di un peso che si aggira sulla mezza tonnellata) le più moderne tecnologie elettroniche e computerizzate; ha approfondito la conoscenza delle diverse sezioni di un N. applicando ad esso la tomografia assiale computerizzata (la stessa TAC che si utilizza in medicina) in questo modo ha potuto ricostruire l’immagine di ogni edificio attraverso l’elaborazione elettronica.

Ma, a mio avviso, la parte più interessante della relazione del Prof. Ranieri è quella che ci descrive le conoscenze idrogeologiche delle maestranze nuragiche. Leggiamo cosa ci dice relativamente alla torre di Barumini, studiata con gli strumenti messi a disposizione dalla fisica applicata: “ risulta la presenza di un pozzo, profondo esattamente 10 mt, con una chiusura pari ad un metro esatto di diametro. Come hanno fatto i nuragici a costruire questo pozzo? Non si può immaginare che, date le loro conoscenze, l’abbiamo trovato al primo colpo. Essendo inoltre tale pozzo colmo di acqua potabile, non è difficile ipotizzare che la torre- fortezza servisse a proteggere la preziosissima acqua contenuta nel grande serbatoio. Secondo lo studioso, inoltre le aperture dei N. non sono mai orientate verso il sole. Studiando però il modello computerizzato della torre nuragica di Barumini, risulta che, in condizioni ottimali di tempo, se uno si pone al centro del pozzo di cui si è detto, vede la finestrella isolata presente in un lato della torre (negli altri lati le finestrelle sono due) e un raggio va esattamente a colpire la cime della collina di Barumini.

Se si dovesse dimostrare che ogni edificio nuragico, nessuno escluso, contiene un pozzo, in effetti, non dovrebbe essere molto difficile confermare, non solo che le risorse idriche ieri quanto oggi erano beni estremamente preziosi, ma che addirittura il popolo nuragico intorno a tali risorse aveva costruito un poderoso sistema di conservazione e protezione fitto come nessuno mai aveva fatto. (di Mlqrt Re)

 

 

 

 

Foto Nuraghe Is Paras: di Gunnar1m

 

 

(1)Seui – Isili, pagina 354, Touring Club Italiano, 1988, ISBN 88-365-0352-7) (2) Archeologia / Un convegno organizzato dal circolo Logudoro, di Paolo Pulina- Parliamo della Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia. Dicembre 2002. I Misteri della Sardegna svelati a Pavia da un architetto. (3)http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=20782&v=2&c=2488&c1=&t=1