LO SCAVO DI UN POZZO NURAGICO

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di GIUSI GRADOLI Nel paese tutti parlavano del pozzo sacro nuragico, si conosceva l’area in cui gli anziani ricordavano di aver giocato su quella lunga scalinata che dalla parte alta dell’altopiano, in prossimità di un grande nuraghe e di un villaggio di capanne ora distrutte, portava direttamente all’interno della camera dell’acqua. Si raccontava d’ingenti tesori rinvenuti in prossimità dell’apertura (chiaramente portati via dai tombaroli) e ognuno aveva almeno un aneddoto da riferirci…. La vegetazione negli anni era cresciuta abbondante sopra un crollo sul quale era stata ubicare una discarica d’inerti.

 Foto 1. Panoramica dell’area prima dell’intervento di scavo. Foto: Giusi Gradoli

La ricostruzione della morfologia dell’area all’inizio degli anni quaranta del secolo scorso è stata facilitata dallo studio delle foto aeree e satellitari e dalle vecchie carte geologiche. Una fessura di circa 1 metro e mezzo di lunghezza e larghezza pari a qualche decina di centimetri era l’unica traccia superficiale visibile. Dopo il taglio della vegetazione e lo spostamento dei grossi massi con l’ausilio di un mezzo meccanico, l’area appariva come nella Foto 2.

Foto 2. L’area dopo il taglio della vegetazione. Sono visibili le pietre e i massi costituenti la discarica in situ. Foto Irene Sanna.

Il rilievo con Laser Scanner dell’area coperta dalla discarica ha permesso l’ubicazione del primo saggio di scavo (Foto 3).

3. Il punto verde alla base della fessura indica l’ubicazione del saggio di scavo.

Foto 4. Inizio dello scavo. Foto Giusi Gradoli.

Foto 5 – 6. FASI DI SCAVO

Foto 7. Stadio intermedio dello scavo. Foto Giusi Gradoli Dopo essere scesi di circa 2 metri e mezzo in profondità, i primi 4 gradini della scala, in calcare chiaro, sono finalmente apparsi, l’uno dopo l’altro.

Foto 8. La scalinata del pozzo sacro. Foto Giusi Gradoli

Foto 9. La muratura laterale alla scala in pietre piatte marnose tenute insieme da malta argillosa. Foto Giusi Gradoli

Foto 10. La camera dell’acqua priva della volta a cupola, distrutta in passato. Foto Giusi Gradoli