Pinta la legna e mandala in Sardegna

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di Giorgio Valdès Il 9 marzo scorso, sulle pagine dell’Unione Sarda sono apparsi due articoli che riferiscono della partecipazione alla più importante fiera mondiale del crocierismo che si tiene ogni anno a Miami, in Florida, del Comune di Cagliari, ma anche dell’Autorità portuale e della società Cagliari Cruise Port che si occupa appunto di crociere. Anzi, è stata proprio questa società a commissionare al giornalista Ralph Grizzle, “un professionista specializzato nei documentari destinati alle compagnie di crociera”, un filmato denominato “in cerca di Atlantide”. Per quanto mi riguarda non ho niente in contrario all’evocazione dell’isola di Atlante come richiamo turistico, giacché ritengo verosimile (non vero) che le particolari caratteristiche della nostra terra ne avessero determinato la mitizzazione. D’altro canto il “turista” è per sua natura curioso ed apprezza particolarmente le destinazioni che insieme ad ambiente, cucina, tradizioni e quant’altro offrano anche il sogno. Ma è altrettanto vero che la prospettazione mitica di una meta turistica deve servire soprattutto da starter per consentire al visitatore di conoscerla meglio e apprezzarne la vera essenza. A maggior ragione ciò deve avvenire quando l’offerta proposta possiede una forte connotazione identitaria e quelle caratteristiche di unicità che le moderne teorie di marketing pongono al primo posto tra gli attrattori della domanda turistica. In tal senso è fuori dubbio (altrimenti Nurnet non avrebbe avuto ragione di esistere) che le testimonianze materiali del pre-nuragico e nuragico rappresentino il nostro “gioiello” identitario che ci distingue rispetto a qualsiasi altra competitore sul mercato globale di un’offerta, che anche a voler considerare il solo bacino mediterraneo muove circa 300 milioni di turisti all’anno. Numero impressionante, specie se paragonato ai modesti due milioni di arrivi e rotti registrati dalla nostra regione, che sinora non si è ancora accorta dello sterminato patrimonio storico-archeologico di cui dispone. Detto questo, ci dobbiamo ritenere soddisfatti perché la nostra isola sia prospettata come quell’ipotetica terra di Atlante che ha restituito ai posteri quattro striminziti bronzetti, il modellino di un non meglio precisato nuraghe e soprattutto una città di Nora “fondata dai Fenici e diventata terra di conquista di Punici e Romani”? Eppure questo è quanto racconta, piuttosto maldestramente, il filmato del signor Grizzle, dove non appare neanche il minimo scorcio di un nuraghe, di una tomba di giganti e comunque di qualsiasi altro elemento simbolo della nostra identità. Bello il folklore, le launeddas, l’organetto, i costumi e i balli, ma la vera Sardegna è tutta qui? Qualcuno ha scritto sulle pagine FB che comunque tutto fa brodo quando si parla di Sardegna; ma come si fa a non capire che si sta proponendo un’immagine distorta e incompleta di questa nostra terra, peraltro avvallata dalla presenza delle Istituzioni locali, che hanno perso per l’ennesima volta l’occasione di raccontare un’isola che può vantare il più vasto, denso e originale patrimonio archeologico esistente al mondo, ereditato da un percorso storico che secondo quanto sostenuto dall’archeologo Giovanni Ugas, ci ha visto esercitare una leadership sul Mediterraneo, per almeno tre secoli. In termini figurati è come se l’Egitto promuovesse turisticamente il periodo della dominazione romana, dimenticandosi di citare le civiltà faraoniche, le piramidi e la Sfinge.

https://www.youtube.com/watch?v=z0gCpo8JDik#t=88