Storie di Diluvi

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di Giorgio Valdès I racconti di tsunami e meteoriti non mi appassionano più di tanto, ma più semplicemente m’incuriosiscono e credo sarebbe da sciocchi escludere a priori avvenimenti del genere, anche se raccontati in termini mitici da scrittori come Platone. Concordo quindi con l’archeologo Louis Godart quando scrive che “ le vecchie leggende affondano le loro radici nella Storia ed è certo che alla base di qualunque mito narrato dagli Antichi vi è una verità storica che la critica moderna deve tentare di ritrovare e di spiegare ” (perdonate se ripropongo per l’ennesima volta questa citazione). A proposito di Diluvi, il ricercatore Massimo Barbetta affermava con certezza che più d’uno di essi “avesse devastato le terre emerse del nostro pianeta tra il 12.000 e il 4.000 prima di Cristo e che si trattasse di immani cataclismi marini provocati da corpi vaganti piovuti dallo spazio”. Tra il 7700 e il 7300 sarebbe avvenuto il Diluvio Universale (Tollmann), quindi quello che causò l’inondazione del Mar Nero (6000/5500 a.C.) e infine l’ultimo diluvio (4400/4000 a.C.). E’ tuttavia probabile che ce ne sia stato un altro, di portata minore, databile tra il 3000 e il 2500 a.C. Il saggista americano Charles Berlitz raccontava di “ uno storico copto-egiziano del Medio Evo, Masudi, il quale scriveva che, secondo un’antica tradizione, la Grande Piramide era stata costruita durante il regno degli Dei, prima del Diluvio”. Quanto scritto da Masudi potrebbe trovare conferma anche nelle “Storie” di Erodoto (2,12) in cui si legge: “ho visto che in Egitto sulle montagne si trovano conchiglie e che la salsedine affiora sino al punto di corrodere le Piramidi”. Uno degli storici arabi più stimati, Al Makrizi, ha infine lasciato scritto in modo inequivocabile che l’edificazione di quelle piramidi aveva avuto inizio in un’epoca enormemente più remota, per conto di un Re chiamato Saurid, il quale visse 300 anni prima del Diluvio che sommerse ogni cosa. Re Saurid, figlio di Saruk, ha peraltro un nome che richiama foneticamente quello di Osiride, dio dell’Occidente. Ho voluto richiamare Osiride poiché Sir E.A. Wallis Budge, insigne egittologo e scrittore, esprimeva l’opinione che “le prime dinastie egizie fossero formate da elementi di una razza o cultura venuta dall’Occidente, i cosiddetti “compagni di Horo” (Horo Harakhty), che recavano ‘il segno del primo degli abitanti della terra d’occidente’, cioè appunto di Osiride. Secondo il ricercatore Paolo Baratono “il ricordo della traversata delle origini è ben presente nella tradizione egizia, che conosce la venuta delle prime dinastie, quelle dei re stellari, da Occidente, dopo aver traversato le acque della morte…..Il paese posto a Occidente dell’Egitto assume i connotati del luogo superiore occultatosi e resosi pertanto invisibile e irraggiungibile con mezzi normali. Fu la barca a far da mezzo, insieme reale e simbolico, a questa restaurazione del regno originario, compiendo il suo percorso a ritroso per ritornare nella terra dei morti che per l’Egitto assunse i connotati della Terra dei Viventi…..In questa nostalgia per l’Occidente sta la saldatura con il mito (realtà in senso superiore) atlantideo”. Lascio alla vostra fantasia il seguito della storia….

nell’immagine: Cuglieri , S’Archittu