Giocando si impara l’archeologia

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di Nicola Manca

È risaputo come la componente ludica  – specie in età giovanile – aumenti l’efficacia dell’apprendimento. Se a questo fatto aggiungiamo che la tematica trattata sia la struttura dei nuraghi, che l’ideatore sia un giovane architetto sardo, creativo e con la voglia di mettersi in gioco, ecco che abbiamo pronta una gustosa ricetta in salsa Nurnet. Inevitabilmente il pensiero va alla pagina dedicata ai bambini, ma questo non esula dal fatto che Alessandro Nioi rappresenti un esempio positivo su come il nostro patrimonio possa essere guardato in maniera differente, con gli occhi della speranza e che, a cascata, possa rappresentare un grande volano di crescita.  Sono dunque contento di riportare l’esperienza di Alessandro Nioi, e son ancor più felice del fatto che lui l’abbia voluta condividere. Perché amo la condivisione della conoscenza? Perché è un miracolo: è l’unico bene che diviso si moltiplica.

 

“ Sono un architetto ma allo stesso tempo appassionato di archeologia. Mi è quindi venuto in mente di fondere le due cose e creare un laboratorio nel quale anche i giovanissimi potessero comprendere l’architettura nuragica attraverso il gioco.

Il tutto nasce in seguito ad un’esperienza maturata presso il Parco archeologico e naturalistico di Santa Cristina a Paulilatino. Sono approdato presso questo sito come tirocinante, l’esperienza mi ha talmente gratificato che ho pensato ad un progetto ad esso mirato inventando una attività con uno scopo ludico-didattico prevalentemente rivolto a un target giovanile. Mi sono immaginato un cantiere nuragico dove gli operai erano i bambini stessi, che seguendo le regole del gioco costruivano man mano un nuraghe tridimensionale in tutte le sue parti: il rivestimento esterno troncoconico, ma anche la scala e la tholos. Ho fatto dunque realizzare il prototipo del nuraghe di oltre un metro di altezza, necessario per poter avviare il cantiere.

Il gioco si presenta un po’ come il gioco dell’oca ma si sviluppa in maniera tridimensionale.

Inizialmente era prevista la realizzazione anche del pozzo sacro e del villaggio adiacente ma mi sono fermato al nuraghe per rappresentare, per prima cosa,  il simbolo archeologico e monumentale della Sardegna. Attualmente il prototipo si trova esposto nel museo etnografico del paese di Paulilatino, museo gestito (come il sito di Santa Cristina) dalla Cooperativa Archeotour.

Una volta terminata la mia esperienza da tirocinante ho continuato a fantasticare su questi laboratori e finalmente, grazie a mia cugina Emanuela Nioi che da subito ha creduto in questo progetto, sono venuto a conoscenza del bando Generazione Faber proposto da Sardegna Ricerche e ho deciso di parteciparvi per poter costruire un mio nuraghe e poter finalmente avviare questa attività nelle scuole.

Nel mese di novembre presso l’Istituto Comprensivo “Monsignor Saba” di Elmas ho testato con i bambini di tre classi della 4° il laboratorio “Il cantiere nuragico”. L’approvazione e l’entusiasmo da parte degli alunni e dell’insegnante hanno accresciuto in me la voglia di continuare verso questa strada.

Il nuraghe che sto costruendo grazie al bando Generazione Faber sarà presto ultimato e non vedo l’ora di cominciare con i laboratori”.