Cornus

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di Giorgio Valdès Il linguista Salvatore Dedola scrive nel suo libro “La Toponomastica Sarda” che tra i vari murici marini dotati di una particolare ghiandola che secerne la porpora, ve n’è uno che prospera nei bassi fondali sardi e che “ i pescatori lagunari e gli estimatori chiamano bucconi”. Dalle stesse lagune “se ne estrae una illimitata quantità, e nonostante i pasti prelibati serviti in tutte le località marine non accenna ad estinguersi. Siccome nell’antichità le lagune della Sardegna erano in numero pressoché doppio di quello attuale, c’è da immaginare che le quantità di ‘bucconis’ estratte fossero davvero prodigiose…” . Lo stesso Dedola, nell’osservare che di conseguenza nell’antichità erano probabilmente i sardi i maggiori produttori di porpora e non i fenici, che non avendo lagune nel proprio territorio al più trasformavano il prodotto grezzo proveniente dalla Sardegna, rileva anche che l’etimo del nome Cornus, che indicava l’antica cittadina punica situata in prossimità di S’Archittu di Cuglieri, si possa confrontare con il sumero ‘korra’ (porpora). Richiama infine Leonardo Melis che nel suo libro “Shardana i Popoli del Mare”, rileva che i Sardi assegnavano a questo murice il nome di ‘corra’, appunto come Cornus. Non ci dilunghiamo sulle diverse interpretazioni del toponimo Cornus fornite da vari studiosi, ma in merito a quella prospettata dal Movers (Die Phönikier, II 2, 578) che presenta Cornus come un toponimo punico, è interessante segnalare il parere di un altro grande linguista, Massimo Pittau, che dissente da tale opinione “perché, in linea generale, siamo fortemente contrari alla ‘feniciomania’ di troppi studiosi moderni di storia antica della Sardegna, poi perché, essendo l’antica città situata in una zona che registra una delle più alte concentrazioni di nuraghi di tutta l’Isola e nel suo stesso sito rimangono ancora i resti di tre nuraghi, ‘Ameddosu Crastachesu e Muradissa’, siamo dell’avviso che, con molto maggiore probabilità e verosimiglianza, il centro abitato in origine fosse nuragico o propriamente sardo e nient’affatto punico. Ciò diciamo senza negare che durante la dominazione dei Cartaginesi in Sardegna la città di Cornus possa aver assunto il carattere misto di città sardo-punica. Però è un fatto che, dalle stesse notizie dell’anno 215 a. C. tramandateci da Livio (…) circa la ribellione dei Sardi comandati da Ampsicora, che proprio a Cornus aveva la sua capitale, si constata chiaramente che la città era propriamente sarda e nient’affatto cartaginese (…). Antica città, di cui esistono i resti nell’agro di Cuglieri nei pressi de s‘Archittu e di Santa Caterina di Pittinuri “. Città che ha peraltro potuto contare su un approdo importante, che il celebre geografo-astronomo egiziano Claudio Tolomeo chiamava “Coracodes Limen” (latinizzato Coracodes Portus). L’esatta ubicazione di questo approdo, riferisce ancora Massimo Pittau “ è stata decisa in maniera definitiva da un comunicato divulgato dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Oristano e pubblicato nel quotidiano ‘L’Unione Sarda’ dell’11 giugno 1998, il quale riassume i risultati conseguiti da una loro squadra di sommozzatori: “ Abbiamo accertato che in prossimità dell’arco di roccia esistente (S’Archittu) si trova un corridoio scavato nel fondale del mare a dieci metri di profondità; abbiamo scoperto un canale navigabile scavato nel fondale roccioso che permetteva l’accesso al porto, dal mare aperto, dei tanti natanti in arrivo ed in partenza; abbiamo scoperto le tracce di una banchina d’ormeggio con regolare piano rialzato per le operazioni di carico e scarico di merci e passeggeri; abbiamo scoperto un punto di attracco, in corrispondenza del quale, in superficie, si trovano due rudimentali bitte per l’ormeggio con la sezione di un metro e la distanza tra di loro di dieci metri, scavate nel calcare; abbiamo scoperto svariati reperti archeologici quali cocci, anfore, vasellame di ogni genere che fanno desumere come il porto nel passato fosse intensamente frequentato da traffico mercantile”. Nell’immagine: “Su Campu ‘e Corra”, l’altopiano nei pressi di Cornus, in cui avvenne la storica battaglia del 216/215 a.C. tra Sardi e Romani, in una foto di Davide Nurra per Wikipedia e la lapide eretta in ricordo di Ampsicora, Josto e i tremila sardi caduti in battaglia.