I Menhir. La stele antropomorfa di Laconi. Il pugnale. 2

segue

di Marco Chilosi

Immagine 1

 

A Gobleki Tepe sono presenti delle colonne (pillars) che, con stile e dimensioni differenti, rispecchiano sorprendentemente alcuni tratti antropomorfi e simboli  presenti nelle stele europee, ma con alcune significative differenze (figura 2).

Immagine 2

 

Consideriamo  il megalite n. 18, posto al centro del cerchio D:

  1. La colonna megalitica ha connotati certamente riferibili ad una figura antropomorfa anche se molto stilizzata, con il capo rappresentato da una “T”, e braccia che sembra convergano a circondare con le mani l’ombelico (l’omphalos, centro vitale nella filosofia/mistica preistorica) o il sesso (come meglio evidente nella statua di Urfa).
  2. La cintura ( cui è appesa una pelliccia di leopardo: sacerdote/sciamano?) è simile e frequente nelle stele antropomorfe europee, ma presenta decorazioni molto singolari ed interessanti.
  3. La rappresentazione “sintetica” del viso (una “T” senza connotati, occhi o bocca) è riconducibile alla rappresentazione minimalista molto evidente nelle stele di Laconi, descritte appunto come a “T” [3]. Anche le più realistiche stele della Lunigiana ricordano, con altri canoni estetici, una simile schematizzazione del viso. In altri luoghi ed in tempi più recenti il viso è rappresentato sempre più in dettaglio [Fig.1].
  4. E con dettagli sempre più chiari vengono rappresentate nel passare dei secoli le armi da taglio inserite nella cintura delle stele. Assenti nelle colonne di Gobleki, ma frequentissime nelle iconografie delle stele antropomorfe maschili. Li ritroviamo in Iran, in Ucraina, in Corsica, …e potremmo arruolare in questa “armata” anche il famoso guerriero di Capestrano.
  5. L’elemento che più colpisce nel paragone tra la stele di Gobleki e le stele antropomorfe europee nel loro complesso è la rappresentazione dei simboli presenti sulla cintura del pillar 18. Sono presenti delle figure ad “H” (a linee spesse) che separano due segni a V collocati orizzontalmente (come i nostri attuali > e <). Questa figura (< H >) ricorda in modo straordinario la figura del “doppio pugnale” presente sulle stele di Laconi (figura 3.) , molto differente dalle altre rappresentazioni europee, dove chiaramente si riconoscono armi da taglio di varia foggia e posizione. Che quel simbolo di Gobleki non rappresenti un’arma è confermato dalla “lettura”   dell’intera figura sulla “cintura” del monolite:  (<< H < H >). Una figura simile è presente in cima alla colonna. Cosa potrebbero significare ? Diverse ed affascinanti sono le ipotesi formulate: simboli sciamanici di tipo astronomico (Orione?),  simbolo sciamanico di “scambio culturale”, di significato sessuale, riferimento al simbolo Kanaga del Mali, una “doppia T” con riferimento mistico alle divinità ereditate in seguito dagli Egizi , e varie altre   [4] .   Una bella differenza dalla simbolistica sviluppata qualche migliaia di anni dopo: armi, aggressività e guerra, trionfanti nell’età del ferro. Una perdita di memoria che sottolinea come il messaggio iniziale sia stato dimenticato e travisato?.

Queste considerazioni, se più a fondo e professionalmente analizzate e confermate, potrebbero aiutarci a comprendere la qualità del “messaggio iniziale”, mettendo a fuoco come Gobleki Tepe abbia influenzato profondamente l’evolversi delle civiltà del Mediterraneo, dell’Europa e dell’Asia, fondando quella fisolofia/religiosità/superstizione definita da molti come “sciamanesimo”. Un complesso di riti magici, credenze e religiosità, mutevoli nel tempo, che ha però percorso per millenni le nostre civiltà, lasciando fino a poco tempo fa reliquie culturali, già oggetto di discussione su Nurnet   [   5,     6  ].

 

Immagine 3 

Ma come interpretare l’episodico fiorire e rifiorire , ad ondate a distanza di millenni, della rappresentazione artistica delle stele di Laconi, della Lunigiana, e in tanti altri siti in Europa (Ucraina, Iran, Francia, etc),  per “derivazione” di quegli antichissimi culti, cioè come rimembranza da un’unica fonte, o per “diffusione” da un luogo ad un altro, e/o per emulazione ? Probabilmente entrambe, che comunque prevedono il persistere di gruppi di “attivisti” o sacerdoti (sciamani?) che nel tempo hanno conservato ( in santuari e luoghi di particolare valenza ambientale/simbolica) il “messaggio” originario, fino alla competizione, perdente, con le religioni monoteiste ed iconoclaste che quelle antiche pratiche ha tacciato di paganesimo ed idolatria.

E’ infine da sottolineare come le stele della Sardegna  siano quelle che più da vicino rispecchiano la simbolistica originaria, senza riferimenti certi alla sacralizzazione dell’arma offensiva, e con un livello di astrazione e di valenza estetica impareggiabili rispetto alle mille diverse tipologie presenti nella casistica  di stele antropomorfe coeve e posteriori.

Ma ci si può chiedere: se la rappresentazione primigenia della stele/idolo comprende la sottolineatura dell’omphalos mediante le braccia e le mani, evidenziate in grande dettaglio, simbolistica evidentemente rilevante considerando quanto sia reiterata per millenni, nelle stele di Laconi dove sono finite le braccia? Ne parleremo nel prossimo post.


  1. https://www.nurnet.net/blog/le-statue-menhir/
  2. http://www.nurnet.it/it/1018/Il_bipenne:_maneggiare_con_cura.html
  3. https://tepetelegrams.wordpress.com/category/op-ed-column/
  4. https://tepetelegrams.wordpress.com/2017/11/28/making-headlines-was-goebekli-tepe-built-by-aboriginal-australian/
  5. http://www.nurnet.it/it/923/Sardegna_e_Siberia_(centro-meridionale)_il_legame_degli_antichi_sciamani.html
  6. http://www.nurnet.it/it/1526/Lo_Sciamanesimo.html