I NURAGHE DI SARDEGNA di Danilo Scintu – 1^

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I Sardana I Sardan o Serdan gli antichi abitanti della Sardegna è il popolo che ha dato origine ad una grande civiltà che a partire dal neolitico è perdurata per circa 4000 anni sino all’epoca del Bronzo nel II millennio a.C. Dei Sardana ne parlano profusamente gli egiziani nei papiri e nelle stele commemorative dell’epoca dei Ramses (sono il popolo straniero più menzionato) del XVII- XIII sec. a.C. assieme ai testi greci del VIII-V secolo a.C. per le opere stupefacenti da questo popolo realizzate. La particolare rilevanza costruttiva della Sardegna tra il Neolitico e l’Età del Bronzo ne è un esempio lampante. In quest’isola di soli 24.000 km quadrati, durante il Neolitico, furono scavate oltre 3500 tombe ipogee dette Domus de Janas, si costruirono al cielo grandi piramidi in pietra come Monte d’Akkoddi, assieme a gigantesche muraglie e centinaia di Dolmen. Durante l’epoca del Bronzo, quando altrove in Europa non si costruiva più, vennero eretti circa 10 mila grandi complessi turriti, i nuraghi, che hanno vinto le insidie del tempo assieme a un migliaio di templi a pozzo, un numero simile di tombe dei giganti e un altrettanto enorme patrimonio costituito dagli edifici civili, ville ed edifici termali. 

Sull’origine del popolo che costruì i nuraghi, gli studiosi sono abbastanza concordi nel ritenere che non provenissero dall’esterno ma fossero gli stessi antichi sardi che già avevano dato vita, alla grande cultura dei dolmen e delle Domus de Janas della Sardegna prenuragica. A seguito delle trasformazioni sociali ed economiche seguite dalla scoperta e dall’uso dei metalli (rame, bronzo, e stagno), i sardana elaborarono forme più complesse di organizzazione sociale divenendo una super potenza talassocratica del Mediterraneo, e determinando anche la fioritura di una architettura originale, quella dei nuraghi. Già in precedenza, nel Neolitico e nell’Età del Rame (V-III millennio a.C.), in Sardegna vengono erette poderose strutture megalitiche e ciclopiche (cioè fatte di grandi pietre) come il dolmen di Mores, la piramidi di Monte d’Akkoddi le muraglie megalitiche come quella di Monte Baranta ad Olmedo (Sassari) o quella di Nureci (OR) e i primi nuraghi a corridoio, aventi lo scopo di officiare il culto e studiare la volta celeste in modo da elaborare un preciso calendario, al fine di determinare le ciclicità del tempo sacro.

la Nascita dei nuraghes.

La Nascita del Nuraghes è da far risalire alla tipologia costruttiva delle tombe a tumulo gradonato presenti in Sardegna a partire dal Neolitico come il Mausoleo del capo di Goni caratterizzato da un corridoio sfociante in una camera coperta a cupola ove all’interno era la cista litica di inumazione.

 

Il nuraghe dunque altro non è che l’evoluzione delle antiche costruzioni a gradoni neolitiche che col passare dei millenni approdano a concepire l’ancestrale tumulo in terra e pietre in una slanciata torre di giganteschi massi, dove gli elementi costruttivi di corridoio e camera cupolata vengono sviluppati in altezza fino a raggiungere i tre piani fuori terra, con uno sviluppo di circa 30 metri d’altezza, come il caso del nuraghe S. Antine di Torralba o del S. Barbara di Macomer.

Dalla fine del neolitico fino a tutto il bronzo, nessuna architettura in grandi pietre venne costruita sul pianeta paragonabile alle piramidi egizie e alle torri circolari multipiano sarde.

In architettura la cosa più difficile è creare il vuoto sopra il vuoto, costruire cioè spazi fruibili distinti al suolo e in elevazione, in modo da compiere quell’antico atto di sacralizzare lo spazio racchiuso da involucri murari maestosi ed eterni. Poi se tale operato, come il sacro pretende, si realizza anche con massi enormi, allora si comprende l’entità del sacrificio umano non solo fisico ma anche intellettuale, capace di evitare incidenti o morti nel cantiere durante le fasi di costruzione. È molto più difficile infatti costruire con grandi massi poiché l’uomo non può sollevare grossi pesi da solo. Oltre alla forza lavoro degli animali da soma, questo atto necessita dell’ausilio di macchine come carrucole e paranchi per il sollevamento dei pesi, strumenti già impiegati nelle poderose navi a vela Serden che solcavano tutto il Mediterraneo già in epoche remote. Era dalla Sardegna e più specificatamente da Tharros che già dal Neolitico partivano alla volta delle coste spagnole, francesi e italiche, prodotti quali l’ossidiana, la botarga o il pesce salato come le sardine che della Sardegna mutuano addirittura il nome. Durante l’epoca nuragica la ricchezza mineraria della Sardegna forniva, il bronzo e l’argento che gli arditi marinai commerciavano con le corti di Micene e di mezzo Oriente, addobbando le tombe reali d’Egitto.

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