I PROTONURAGHI

Testo liberamente estratto da La Sardegna Nuragica (Moravetti, Alba, Foddai. Delfino)

 

Le costruzioni così denominate appaiono intorno al XVI-XV secolo (Bronzo medio 1-2).

Si connotano sia per la varietà del contorno esterno circolare, ellittico o quadrangolare e più tardi reniforme, sia per l’elevato compatto dei bastioni, senza distinzione tra torri emergenti e cortine intermedie.

Spesso si presentava elevato su due piani e in posizione naturalmente dominante e funzionale al controllo delle aree strategiche del territorio, lungo le vie naturali sui corsi d’acqua e le valli, presso le riserve idriche e le principali fonti economiche (boschive, venatorie, agricole, pastorali, metallurgiche, portuali, etc.).

Ben presto, almeno a partire dagli inizi del XIV secolo questi edifici mostrano una grande cinta muraria esterna, raramente indagata e definita sul piano planimetrico, “che presuppone l’impiego di una guarnigione di soldati non diversamente dai più recenti bastioni turriti con cinta antemurale” (affermazione opinabilissima è da sempre dibattuta NdR).

I nuraghi arcaici propongono un paramento murario esterno di grandi massi poligonali (tecnica ciclopica) sovrapposti a nido di vespa oppure di conci sbozzati a forma di parallelepipedo irregolare e disposti a filari.

I nuraghi arcaici palesano diverse fasi di sviluppo formale e si dividono in due classi principali: protonuraghi a corridoi, cioè con soli corridoi a piano terra, e protonuraghi a camera, cioè con la camera a piano terra.

La strategia insediativa dei primi nuraghi non differisce sostanzialmente da quella dei successivi nuraghi classici. Una disposizione strategica nel territorio mostra la volontà di controllo su entrambe le sponde dei corsi d’acqua.

Oggi sono accertati non meno di 400 protonuraghi ma, grazie ai censimenti in aree campione, ad esempio nel Marghine e nel Guspinese, si stima che il numero complessivo non fosse inferiore ai 1500, cifra destinata a crescere e ad equilibrare un rapporto numerico troppo sbilanciato a favore dei nuraghi classici.

Molti protonuraghi, soprattutto quelli più complessi, furono ristrutturati come nuraghi evoluti.

Nei protonuraghi a corridoi più antichi (Funtana Suei-Norbello, Fruscos-Ghilarza, Frenegartzu-Dualchi, ad esempio), spesso caratterizzati da conci a pezzatura poligonale in tessitura ciclopica, la massa muraria del piano terra è attraversata da un corridoio di sezione tronco-ogivale a due ingressi.

 

Norbello nuraghe Suei da Marco Cocco

 

Successivamente, nei secoli XV-XIV (Bronzo medio 2-3) si diffondono i protonuraghi provvisti di camere anche a piano terra: una sola (Talei-Sorgono) o più (Bardalazzu-Dualchi, Friarosu-Mogorella, Bruncu Maduli-Gesturi, Su Mulinu-Villanovafranca).

Ora cominciano ad apparire bastioni a pianta geometrica trilobata, dal profilo sinuoso, che si dispongono attorno a un cortile di disimpegno (Su Mulinu). Le camere di questi edifici sono sistematicamente ellittiche e le volte tronco-ogivali (esempi vano e Su Mulinu, Sa Fogaia-Siddi).

  Villanovafranca nuraghe Su Mulinu da Bruno Sini
Nuraghe Sa Fogaia – Siddi. Foto di Maurizio Cossu

 

In queste costruzioni, il bastione è oramai sviluppato in estensione ed eccezionalmente appaiono anche cinte esterne antemurali (Su Mulinu, Biriola-Dualchi), preludio alle muraglie turrite dei castelli del Bronzo recente e finale.