Il mistero di Bruncu Suergiu

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di Giorgio Valdès
Nella relazione scientifica riferita al sito archeologico di “Bruncu Suergiu” a Genoni, si legge che nel sito “sono sporadicamente presenti, in alcuni conci in giacitura secondaria, elementi decorativi, due dei quali rappresentanti figure umane, una femminile e una maschile, di probabile pertinenza cronologica all’alto medioevo”.
Gli estensori della relazione sicuramente avranno avuto buoni motivi per attribuire al medioevo questi ritrovamenti, ma devo dire, da semplice profano, che il petroglifo “femminile” colpisce particolarmente perché richiama alla mente la forma di altre figure rinvenute in oggetti di un’altra cultura ben più remota.
Mi riferisco alla cultura di Naqada II, che si sviluppò i Egitto tra il 3650 e il 3300 a.C., periodo all’incirca coevo a quello in cui in Sardegna si realizzarono innumerevoli domus de janas, tra le quali i particolare quelle di Montessu a Villaperuccio.
In alcuni precedenti post, tra cui quello indicato nel link a margine (L’isola che non c’è – 6), si era ventilata l’ipotesi di una stretta relazione tra i “segni” incisi all’interno della “domus delle corna” a Montessu e i disegni riportati su una rappresentazione parietale e su dei vasi risalenti a Naqada II.
Ma per tornare a Bruncu Suergiu e all’”elemento decorativo” di natura femminile, sorprende non poco la somiglianza con la figura riportata su di un vaso risalente a Naqada II ma anche con una statuetta in terracotta, sempre risalente alla stessa cultura ed esposta al Brooklyn Museum di New York.
In definitiva, credo che qualche dubbio sulla datazione dei reperti di Bruncu Suergiu sia lecito… e magari qualche maggior approfondimento scientifico, opportuno.

Nell’allegato, da sinistra: Il petroglifo femminile di Bruncu Suergiu; un vaso della cultura egizia di Naqada II; la statuetta in terracotta sempre risalente alla cultura di Naqada II.

L’Isola che non c’è – 6