Il problema della quantificazione dei nuraghi

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di Antonello Gregorini

nell’immagine Orolìo – Silanus

Il messaggio ricorrente riguardo il numero dei nuraghi della Sardegna, ultimamente avvalorato anche dal titolo che il MIBACT ha voluto dare alla sua mostra, è quello dell’isola delle 10.000 torri.

Può dirsi realmente questo il loro numero? La risposta più intelligente,  così come si direbbe in qualsiasi disciplina scientifica, ma anche nella vita quotidiana, è:

DIPENDE! dalla percezione che si vuole avere; dall’osservatore e da quel che vuole misurare.

Questi mesi di gestione del geoportale NURNET-CRS4 mi hanno consentito di avere una migliore prospettiva sul problema e su come esso debba essere affrontato. La risoluzione dipende, appunto, e come sempre, dai parametri che si fissano per la scrittura dell’algoritmo di misura. Attualmente il geoportale ha un numero di oggetti pari a circa 7200 unità. Tra questi però sono elencati un certo numero di doppioni dovuti al modo in cui è stato ottenuto il dato (Wikimapia, file universitari, PPR), sono numerati i monumenti del periodo pre nuragico quali Domus de Janas, Dolmen, i Menhir più famosi Sono inoltre elencate altri monumenti del periodo nuragico, quali le tombe dei giganti che, però, naturalmente, nuraghi non sono. Si potrebbe facilmente calcolare il numero di oggetti appartenenti alla macrocategoria dei nuraghi, tuttavia ciò non avrebbe molto senso senza la definizione dei parametri. Il numero e la misura dipende quindi da: • La categorizzazione dei siti. Laddove per esempio un nuraghe complesso è numerabile come un edificio (una torre) oppure da un edificio con più torri. S’Urachi di San Vero Milis sarebbe conteggiato, da solo, verosimilmente, per 10 torri, mentre il Santa Barbara o l’Orolo di Macomer-Bortigali conterebbero per tre torri ognuno. I nuraghi cosiddetti a tancato dovrebbero valere per due torri, mentre i nuraghi mono torre ovviamente per una.

 

• Nel caso dei villaggi nuragici diventa quasi impossibile comprendere come debbano numerarsi le torri, sia per il fatto che alcune di queste contenevano probabilmente delle tolos mentre altre no. Difficile dire quali e sino a che altezza un edificio possa definirsi torre. • I protonuraghi non contengono tolos e raramente sono definibili delle torri e nessun architetto le definirebbe così. Si potrebbe comunque decidere di definirli torri nuragiche, ma sarebbe bene avere coscienza della distinzione. • O ancora, molti nuraghi, magari in terreni privati, non hanno un nome e sono sconosciuti, come quel nuraghe pubblicato l’altro giorno da Nurnet, dentro una casa di Sindia usato come cantina.

Dipende inoltre dagli studi mai completati sulla maggior parte delle torri collassate, a volte in cima ad alte colline o sommerse da accumuli di materiale lapideo o di biomassa e di cui non si hanno sufficienti dati. Dipende da varie altre parametrizzazioni possibili. Il nostro geoportale, comunque, tende a numerare gli edifici e non le torri. Vi è inoltre il problema della misurazione della quantità dei nuraghi preesistenti e andati distrutti per cause naturali o perché i materiali furono utilizzati per altro: finiti nei frantoi di cave per ghiaia di sottofondo stradale o ferroviario; o come materiali e grossi conci per costruzione di interi paesi. Si potrebbe inferire fissando un certo grado di attendibilità del calcolo se si stabilisse quali fossero, con più probabilità, le disposizioni delle torri sul territorio e quante, quindi, percentualmente in più, potessero esisterne rispetto a quelle attualmente visibili. A oggi, a spanne, i nuraghi del geoportale sono circa 4000 per cui un numero ben inferiore ai 10.000 ipotizzati Il problema quindi è concreto e merita di essere affrontato. Ma esiste un censimento ufficiale a monte del quale i problemi qui elencati e gli altri presumibili sono stati predefiniti? E se negli ambienti accademici e ministeriali il numero è noto, perché ogni singolo comune deve spendere per allegare al PUC il censimento archeologico? Il punto è forse centrato: non esiste un censimento ufficiale e tanto meno neanche delle stime affidabili, anche se un amico archeologo mi informa che nel master di archeologia del Mediterraneo un suo collega ha fatto la stima dei nuraghi esistenti tenendo conto di tutte le banche dati ufficiali esistenti tra soprintendenza, università, igm etc. è arrivato ad un numero pari a 5500, un lavoro fatto nel 2013. Il Geoportale Nurnet-CRS4 in questo potrebbe essere di grande aiuto. Ci sarebbe comunque necessità di una serie di studi di tipo urbanistico, di classificazione, statistici e di ordine tipicamente informatico. Quanta strada, quanto lavoro! Se a questo sommiamo che ancora non si è capito cosa fosse e a cosa esattamente fosse destinato un nuraghe, otteniamo una misura, questa volta certa: Conosciamo ancora ben poco della nostra antica storia!