IL SIMBOLO DELL’IDENTITA’ E’ L’ANIMA DEL NURAGHE. UN NURAGHE PER TUTTI E IL DIRITTO ALL’IDENTITA’ SOCIALE

di Antonello Gregorini

UN NURAGHE PER TUTTI è il titolo che abbiamo dato al libro di Nurnet, a mio firma, di cui ho finalmente ritirato oggi le prime copie, in uscita la settimana prossima in tutte le librerie della Sardegna.

In esso non potevo non riproporre la tematica della funzione del nuraghe, ancora oggi scientificamente irrisolta, e, quindi, sviluppare un ragionamento di buon senso, frutto di osservazioni e di pubblicazioni di anni attraverso Nurnet.

Il lungo procedere mentale mi ha portato a una conclusione analoga a quella che già Giorgio Baglivi espresse nel suo libro “Alchimie dell’Anima” Grafiche del Parteolla 2010, e che soltanto oggi leggo, purtroppo.

Scrive Baglivi:

“E’ difficile trovare nel mondo antico un edificio sacro più suggestivo di Is Paras di Isili.
Si certo, La Grande Piramide di Cheope, dirà qualcuno. Oppure Orroli, Barumini, Torralba, Nolza e mille altri nuraghi. Oppure, ancora, la ziqqurat di Nippur.
Qui, però, abbiamo davanti a noi un nuraghe molto particolare, soprattutto se lo rapportiamo alle modalità con le quali esso fu progettato ed edificato e grazie alle quali esso apparve all’inizio della sua storia ultramillenaria: un’unica, altissima, torre a camere sovrapposte, nessuna altra torre o corpo laterale aggiunti, un ingresso sublime, una splendida cupola, un catafalco ligneo all’interno, un Pozzo Sacro alla base e, sopra ogni cosa, un calato.
Fortezza autocrate, casa del re-pastore feacico, polo per allineamenti astro-litici, torre di avvistamento, palazzo di Atlantide, oppure, come è infinitamente più probabile, tempio del chiefdom nuragico e memoriale del rispettivo ramo genealogico? Casa dell’antenato incastonata nel cuore stesso della Grande Madre, nel punto mediano della doppia fonte. Questo è Is Paras.
Is Paras è uno dei più straordinari edifici sacri dell’antichità. Bisogna avere il paraocchi per non accorgersene. “
foto di Maurizio Cossu
Is Paras – Isili

Il NURAGHE PER TUTTI nel senso dell’edificio rappresentante la stirpe familiare, quindi casa degli antenati, ma, anche, manifestazione visiva e tangibile dell’esistenza della famiglia.

Il numero dei nuraghi, realizzati in un lasso di tempo relativamente molto breve, fa pensare ad una foga edilizia comunitaria che deve aver avuto, per forza di cose, una scintilla scatenante di valore religioso e sociale.

Tuttavia ciò non è sufficiente per giustificare le volumetrie edificate e il valore “immobiliare” che la Civiltà Sarda realizzò.

Le costruzioni megalitiche o ciclopiche per essere realizzate necessitarono di risorse umane che, però, non potevano essere messe in campo nella società divisa e sempre impegnata in guerre fratricide, fra clan chiusi “nell’altopiano” (Lilliu), così come la storiografia ricorrente e dominante, almeno sino qui, ha sempre catalogato il nuragico.

Ecco allora che nasce, naturalmente, una visione opposta della configurazione sociale della Civiltà Sarda, non più in perenne conflitto ma solidale al punto da scambiare bonariamente il lavoro fra famiglia a favore dell’edificazione del simbolo religioso di esistenza, vitalità ed appartenenza,.

Ecco configurarsi, allora, un’idea della funzione del nuraghe opposta a quella della fortezza o del tempio.

I nuraghi di cui vi è traccia in ogni angolo remoto della Sardegna, verosimilmente, altro non erano che simbolo dell’IDENTITA’ familiare e di appartenenza alla comunità sociale dell’Isola Sarda.

Una sorta di diritto tendenziale, quindi, che potrebbe essere sintetizzato nel titolo del libro: UN NURAGHE PER TUTTI, punto.