La viticultura ai tempi dei nuragici

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di Andrea Andrillo “Sinora si era pensato che la viticultura fosse stata introdotta da fenici o romani. Ma il popolo dei nuraghi già la praticava”. E poi la notizia: i semi della vernaccia hanno tremila anni, li hanno trovati nei pozzi nuragici di Sa Osa. Leggo con interesse e apprendo che “molti degli archeo semi appartengono a specie selvatiche, parenti strette della vite spontanea che ancora popola le campagne sarde”. Che dire, tutto quanto contribuisca a far luce sulla nostra storia è affascinante e prezioso e dobbiamo davvero ringraziare di cuore chi fatica duramente per svelare il mistero della nostra storia. Poi invece comincia una dissertazione che nulla ha a che vedere con la notizia in sé e che suona velatamente minacciosa: “Avvertimento ai patiti di fantastoria (sì, dice proprio così!): il ritrovamento di semi di vitis vinaria apre suggestive ipotesi di ricerca, ma non dice se siano stati i sardi a scoprire come coltivarla o se abbiano appreso la tecnica nei commerci frequenti con Creta e Cipro” . “Men che meno” – prosegue – (prova che) sapessero vinificare”. Quindi il succo del discorso è: se pure coltivi la vite, mica vuol dire che sai fare il vino. E direi che non fa una piega. Ma posso dire, nella mia ingenuità contadina, che non vuol neppure dire il contrario? Dove sta scritto che se coltivi la vite non sai fare il vino? In archeologia, me lo insegnano gli addetti ai lavori, non ci sono che poche certezze che mutano – laddove ci sia onestà intellettuale e sincero amore per quel che si fa – col progredire delle scoperte. Ne deduco che l’alleato più prezioso, dopo il reperto archeologico, diventa il buon senso. Mi spiego meglio: se tu non conoscessi la vite sarei portato a pensare che non sai neppure fare il vino. Ma la coltivi… forse pasticcia oggi, pasticcia domani, che dici, potresti avere imparato. O no? Bisogna capire quando e come. Quindi perché devo precludermi di indagare in questa direzione con serenità giusto per non darla vinta agli ..oddio, dice così, agli “appassionati di fantascienza”? E vogliamo ricordare lo studio sui semi e le tracce di vinificazione trovate al Nuraghe Arrubiu che fanno pensare a una produzione di vino in Sardegna almeno a partire dal bronzo recente? (cfr http://monteprama.blogspot.it/2013/11/i-nuragici-vinificatori-sin-dal-bronzo.html). Sono studi che devono essere confrontati con altri studi, perché a volte partendo dallo stesso assunto si arriva a conclusioni diverse. Fa parte del gioco, della ricerca, del confronto. Ma il tutto deve avvenire in un clima di scambio. Non aiuta sapere che chiunque tragga conclusioni diverse da quelle attualmente accettate dai più, rischi al meglio di essere tacciato di ingenuità e al peggio di passare per cretino credulone (“gli appassionati di fantascienza possono sognare…”). Ma ti potzu toccai? Quindi sei avvisato, caro appassionato credulone, tu che al massimo avresti detto “uva” e non “vitis vinaria”. Stai buono e attendi con pazienza che qualcuno ti autorizzi a pensare. Nell’immagine, l’articolo apparso sulle pagine dell’Unione Sarda del 22 gennaio 2015