di Giorgio Valdès La questione shardana è notoriamente dibattuta e diversi studiosi hanno espresso il loro parere. Tra i tanti il professor Giovanni Ugas ha proposto la sua teoria, sintetizzata in questa intervista di Giancarlo Ghirra, apparsa sulle pagine dell’Unione Sarda il 27 ottobre 2007: Erano un popolo benestante grazie a un’agricoltura e una pastorizia floridi. Erano grandi navigatori, capaci di dominare il Mediterraneo occidentale e persino di giungere verso Oriente passando attraverso le Isole della Grecia, di Creta, di Cipro, fino all’Egitto. Ma, soprattutto, erano terribili guerrieri. Tremilatrecento anni fa i sardi costruttori di nuraghi imperversavano, temutissimi, nel Verde Grande (così gli Egizi dei potenti faraoni chiamavano il Mediterraneo), e per tutta l’età del bronzo, fino all’XI secolo avanti Cristo, si distinsero per le loro capacità militari. «Erano loro gli Shardana, i Popoli del mare», sostiene Giovanni Ugas, archeologo all’Università di Cagliari che dal 1980 a oggi sta trovando sul campo sempre maggiori conferme alla sua ipotesi di lavoro. «Ipotesi? Direi certezza, grazie a fonti archeologiche e all’analisi di testi e immagini nelle stele egizie. La novità metodologica delle mie ricerche, condotte da archeologo e non da storico, è che sono andato alle fonti piuttosto che ricorrere a citazioni di lavori altrui, affrontando la questione con elementi di archeologia, tradizione letteraria, soprattutto con lo studio diretto delle fonti. Ebbene, i documenti egiziani citano gli Shardana per tre secoli, dal XIV all’XI, e ad essi vanno aggiunte altre testimonianze che parlano dei Popoli del mare». La questione riguarda proprio l’identificazione dei sardi negli Shardana e nei Popoli del Mare, che secondo alcuni studiosi provenivano da Oriente, dall’Anatolia, dalla Siria, addirittura dalla Penisola Balcanica, non da Occidente. Quali sono le certezze da lei acquisite? «Intanto va detto che le citazioni egiziane vanno dal XIV secolo, l’Egitto dei faraoni, all’XI, con la crisi dell’Impero ormai esplosa grazie anche agli attacchi degli Shardana. Questi trecento anni sono gli stessi dell’apice della civiltà dei nuragici. Furono loro a salvare il grande faraone Ramses II nella battaglia di Qadesh contro gli Ittiti: gli Shardana, erano da 250 a 500, componevano la sua guardia personale, vero e proprio corpo d’élite in un esercito nel quale i combattenti arrivati dalla Sardegna erano alcune migliaia. Siamo intorno al 1285, e degli Shardana ritroveremo la presenza nel 1170, con Ramses III e le sue battaglie. Ma di loro si legge in testi più antichi, in bassorilievi e iscrizioni risalenti al 1365 nel tempio di Amenofi IV . Guerrieri, probabilmente mercenari, si trovavano nelle guarnigioni come un corpo scelto ma anche come funzionari dell’ intelligence, servizi segreti incaricati di spiare le mosse dei nemici in Palestina e a Biblos, in Libano, o Ugarit, aree occupate dagli egiziani». Ci sono notevoli rassomiglianze nell’abbigliamento dei guerrieri di Ramses II ritratti nel tempio di Karnac e l’abbigliamento dei guerrieri nuragici nei bronzetti. Nel suo libro”L’alba dei nuraghi” vengono pubblicate le immagini egiziane del XV secolo che ritraggono i Principi delle Isole nel cuore del Verde Grande: uno porta sulle spalle un lingotto di rame, un altro una spada. Sono i sardi nuragici? «Sicuramente sì, perché qui non si parla di Shardana ma soltanto di Isole del Verde Grande. Per trovare tracce dei Shekelesh (i siculesi, nome di una popolazione presente anche in Sardegna) e dei Tursha ( gli antenati dagli etruschi) occorre attendere il XII secolo. Comunque, gli Shardana sono un popolo egemone nel Mediterraneo occidentale, nel quale esercitano una leadership militare di lungo periodo, dal 1500 al 1200 e oltre avanti Cristo». Questa leaderhsip non si ferma però alle popolazioni occidentali, alla Corsica, alle Baleari, al Nordafrica. Lei sostiene che al culmine della civiltà nuragica i Sardi diventano addirittura aggressori dell’Egitto e dei popoli del Mediterraneo orientale.. «Gli Egiziani descrivono gli Shardana e le loro armi proprio come i bronzetti nuragici del IX secolo ritraggono i guerrieri del passato, con scudo tondo, spadoni di grandi dimensioni, lance, pugnali. Li citano anche con timore, se Ramses II si vanta di averne fermato la flotta. Quel faraone ne parla anche come di suoi prigionieri, ma per ragioni di politica interna. In realtà sono suoi alleati contro gli Ittiti e nel controllo del rame di Cipro, preziosa materia prima per l’economia e l’industria bellica del tempo. Un rame che circola nell’Isola in lingotti da 33 chili e 300 grammi, proveniente dalle miniere locali ma anche da Cipro, segno anche questo di potenza commerciale e di tecnologia militare: con il rame e le sue leghe si fanno spade, pugnali, armature. Saranno loro, insieme ai Lebush e ai Meshwess e altre popolazioni del Nord Africa a muovere nel XII secolo contro l’Egitto. Attenzione alle date: nel 1183 cade Troia, si frantumano uno dopo l’ altro l’impero miceneo, quello ittita, traballa forte persino quello egizio. Gli Shardana, i Sardi, hanno un ruolo dominante, insieme a popoli quali quelli che Erodoto chiama Maxwess, abitanti di fronte al lago Tirtonio, in Tunisia, proprio di fronte alla Sardegna. Una Sardegna di guerrieri e navigatori, che lasciò tracce in tutto il Mediterraneo». Su un punto lei non lascia dubbi: i Sardi erano grandi navigatori.. «Lo dice l’archeologia, lo dice la storia, lo dicono le ceramiche di era nuragica, del XIII secolo, trovate a Creta, in Sicilia, a Tirinto. Ma in realtà i Sardi navigavano oltre settemila anni fa, nel VI millennio. quando esportavano l’ossidiana, l’oro nero di allora, in tutto il Mediterraneo occidentale, verso la Spagna, la Francia, la pianura padana». Torniamo però ai nuragici.. «C’è un altro capitolo interessante, quello dell’architettura. Ci sono contatti e scambi culturali e tecnologici su questo piano fra Occidente e Oriente: uno dei frutti più interessanti è stato trovato e studiato anche da me in Israele, a El-Awat, vicino ad Haifa. Si tratta di una fortezza risalente al periodo fra il 1230 e il 1170, quello in cui i Popoli del Mare attaccano l’impero egiziano, retto da Ramses III, sconfitto fra gli altri da Filistei e Shardana: questi ultimi si insediano nel Vicino Oriente, in Galilea e nella valle di Megiddo. La loro ostilità verso gli Egiziani era tuttavia precedente: già in precedenza avevano attaccato Merenptah, intorno al 1230. Una volta morto Ramses II, il sistema di alleanze cambia, e nel giro di sessant’anni l’Egitto subisce colpi violenti, con il Nord del territorio occupato da popolazioni nordafricane. Gli Ittiti perdono il loro regno, crollano i grandi regni micenei. Si tratta di un cataclisma, e gli Shardana danno un contributo alla creazione di un nuovo scenario, nel quale emergono nuovi popoli e nuove città. In Egitto si ritrovano tracce, soprattutto scritte e immagini, della presenza Shardana. C’è un limite: conosciamo soltanto il racconto degli egiziani». Nell’immagine, tratta da un rilievo di Medinet Habu, il guerriero sulla destra, fatto prigioniero dalle truppe del faraone Ramesse III (1186-1154 a.C.), è sicuramente uno shardana, che indossa il tipico elmetto cornuto con disco solare e la sua figura è accompagnata da una scritta geroglifica in cui compare la parola Shaardana, insieme alla rappresentazione delle terre straniere ed al termine payaamw, con cui erano indicati i Popoli del Mare