L’ARCHITETTURA NURAGICA HA TITOLO PER ENTRARE NELLA STORIA DELL’ARCHITETTURA?

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di Antonello Gregorini

Di recente, nel corso di un dialogo fra amici, due professori universitari di architettura argomentavano sul fatto che le costruzioni nuragiche debbano ritenersi, o meno,  appartenenti alla Storia dell’Architettura.

Il prima sosteneva che “nel nuragico non vedo architettura (forse Is Paras, o il S. Antine e Losa, sicuramente il pozzo di S. Cristina e Perfugas) bensì arte del costruire. L’architettura, quella con la A, appartiene alla creazione dello spirito, mentre solitamente siamo difronte all’edilizia. Si confonde l’Architettura con l’arte del costruire o la buona edilizia….come se fosse indifferente parlare di poesia e prosa.”

Il secondo, invece, dissentiva totalmente, tuttavia senza spiegarne le ragioni.

Non essendo un architetto e non avendo fatto studi specifichi rimanevo giustamente ai margini mantenendo un ruolo di mero uditore e praticante.

Il tema tuttavia è intrigante, oltre che centrale nelle attività di Nurnet, per cui cercavo di comprendere chi dei due avesse ragione.

Velocemente, quindi, attraverso elementari ricerche su internet, qui di seguito riportate, possiamo comprendere se la Civiltà Sarda sia stata oscurata anche di questa componente che potrebbe spettarle di buon diritto.

“L’architettura è la disciplina che ha come scopo l’organizzazione dello spazio a qualsiasi scala, ma principalmente quella in cui vive l’essere umano. Semplificando si può dire che essa attiene principalmente alla progettazione e costruzione di un immobile o dell’ambiente costruito. … l’architettura è sempre esistita. …

“Architettura” deriva da architetto, termine derivato nelle lingue occidentali dal latino architectus, ma di origine grecaἀρχιτέκτων (pronuncia architéktōn), parola composta dai termini ἀρχή (árche) e τέκτων (técton) che significa “ingegnere”, “capo costruttore”, “primo artefice” o proprio “architetto”[2].

Data la vastità e la complessità della disciplina, è pressoché impossibile dare una definizione univoca che descriva cosa sia l’architettura; di seguito ne vengono riportate alcune celebri e significative.

  • Il sapere dell’architetto è ricco degli apporti di numerosi ambiti disciplinari e di conoscenze relative a vari campi, e al suo giudizio vengono sottoposti i risultati prodotti da altre tecniche. VitruvioDe architectura25 a.C.circa[3];
  • Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e meravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all’uso de gli homini. Leon Battista AlbertiDe re aedificatoria1450circa;
  • Cos’è l’architettura? La definirò io, con Vitruvio, l’arte del costruire? Certamente No. Vi è, in questa definizione, un errore grossolano. Vitruvio prende l’effetto per la causa. La concezione dell’opera ne precede l’esecuzione. – Étienne-Louis Boullée1780;
  • L’Architettura è l’arte di fabbricare. – Francesco MiliziaPrincipii di architettura civile1781;
  • L’architettura è l’arte di disporre e di adornare gli edifici, innalzati dall’uomo per qualsivoglia scopo, in modo che la loro semplice vista possa contribuire alla sanità, alla forza, al godimento dello spirito. – John Ruskin, Lectures on Architecture and Painting, 1854;
  • L’architettura è in qualche modo un ordinare l’ambiente che ci sta intorno, un offrire migliori possibilità all’insediamento umano. – Vittorio Gregotti, Il territorio dell’architettura, 1966;
  • L’architettura è la più antica professione sulla terra, l’arte del costruire, ma anche l’arte di rappresentare le cose. – Renzo Piano2007

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Stanti le definizioni trovate, le costruzioni dell’Antica Civiltà Sarda, e del cosiddetto nuragico, a me pare debbano essere inserite nella storia dell’architettura e quindi studiate a tutti i livelli.

Occorrerebbe un tomo per descrivere l’architettura della Civiltà Sarda in tutti i suoi aspetti, alcuni dei quali ancora irrisolti.

Si pensi per esempio alle merlature superiori, a come dovessero disporsi in opera i conci aggettanti e quale struttura dovessero supportare, se fatte con elementi lignei o lapidei.

Si pensi all’apertura superiore di svariate tholos,  o alle finestrelle di scarico e, ancora, alle cosiddette feritoie delle torri arieggiate e illuminate a raggiera. Alle loro eventuali funzionalità in rapporto ai culti legati agli astri e all’andamento della volta celeste.

In molte costruzioni nuragiche, sia templi d’acqua (Perfugas, Nulvi) ma verosimilmente anche grandi nuraghi polilobati (Sa Linnarta, Orosei – Santu Miali,Pompu) esiste un particolare tipo di blocco: il cosiddetto blocco T .

I blocchi a T sono stati utilizzati come blocchi di facciata, dritta e curva, come rivestimento con riempimento a sacco.

Per quel che si sa (Webster 2014 – Upasala, idem disegno sopra) sono esclusivi della Sardegna .

La loro presenza è messa in relazione a un edificio di culto.

E’ significativo annotare che anche la parte posteriore, nascosta all’interno del muro, era rifinita e isodoma secondo criteri geometri.

Secondo Webster questo sembra indicare che il destinatario dello sforzo speciale non era l’occhio umano, ma piuttosto un occhio che vede ciò che è nascosto.

 

Foto Gregorini, – Area nuragica delle riunioni di Punta Unossi, Florinas

 

Altra particolarità del concio è il corredo di due bugne concave o convesse disposte simmetricamente di modo da creare, con l’affiancamento in parete, un disegno geometrico di ulteriore valorizzazione e arredo .

In realtà chi ha dimestichezza di tecnica delle costruzioni, comprende facilmente che l’arrotondamento dei lati piccoli a T consentiva una maggiore versatilità nell’utilizzo del concio su pareti curve.

La curvatura laterale consente infatti di definire la tensione della curva “in cantiere” sulla base delle scelte dell’artigiano muratore e l’utilizzo, pertanto, per la costruzione di qualsiasi manufatto curvo.

Infatti ritroviamo lo stesso concio nel basamento lapideo circolare posto al centro della cosiddetta “capanna delle riunioni, sopra il quale ero inserito il betile a “modello di nuraghe”. In questo caso la tensione del cerchio è ben maggiore ma il concio appare molto simile al precedente.

Anche in questo caso abbiamo un elemento architettonico “d’arredo”, ripetuto in vari siti (Palmavera-Alghero, Serri, Ittireddu, etc)

Basamento lapideo al centro della Capanna delle Riunioni, Punta Unossi, Florinas. (foto Gregorini)

 

Piccoli esempi  di premessa a un dibattito, ben più ampio, che vorremmo proseguire per far comprendere le ragioni di chi ritiene necessario, e doveroso, l’inserimento dell’Antica Architettura Sarda nei capitoli della più ampia Storia dell’Architettura.