MANIFESTO del 6 gennaio a Monteprama. Riconoscersi Sardi.

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Il sei gennaio alle 11, presso lo scavo archeologico dei Giganti di Monteprama, abbiamo invitato, per un saluto, tutti i Sardi solidali con noi per quello che stiamo facendo. Già nei giorni successivi al 24 dicembre abbiamo incontrato tante persone entusiaste, fisicamente sul posto e virtualmente attraverso internet. Ora vorremmo vederle riunite di modo che possano guardarsi in viso e … riconoscersi. Riconoscersi come Sardi, come minoranza a cui è stata negata la Storia. Riconoscere l’unità di popolo attorno a un principio: “LA CULTURA E LA STORIA SARDE NON DEVONO ESSERE PIÙ TRATTATE CON IGNAVIA O, PEGGIO, NEGLETTE CON DOLO.” Quali sono le ragioni e le condizioni a contorno che ci han portato sin qui? • L’esperienza di un anno di Nurnet ci ha insegnato tante cose in una prospettiva più ampia. Già il progetto andava in questa direzione ma poi, pubblicando, postando, commentando, difendendoci in dialoghi a volte molto duri, abbiamo capito che in Sardegna la coscienza di ciò che questa terra è stata nell’antichità, pre-nuragica e nuragica, ma non solo, è pressoché inesistente, pur essendo latente. • Le condizioni a contorno hanno consentito alla scintilla appiccata da Elis Cannas, prima inaspettato presidiante solitario poi seguito da Giuseppe Costantino Porcu e gli altri, di attivare la reazione a catena che ha visto affastellarsi centinaia di visite; centinaia di migliaia di visualizzazioni delle cronache e delle immagini del presidio; decine di migliaia di mi piace e condivisioni e tanti, tantissimi, commenti festanti di manifestazioni di orgoglio per l’azione comunemente compiuta. • Lo stato di prevalente abbandono del nostro patrimonio archeologico pre-nuragico e nuragico; una serie di vicende che narrano di domus de janas e monumenti eccezionali devastati dall’incuria; i nuraghi bombardati negli spazi di servitù militare; la vicenda dei Giganti abbandonati per trent’anni in uno scantinato del museo di Cagliari. Altro ancora … • Ecco perché, il 6 gennaio, saranno con noi alcuni amici della Soprintendenza di Sassari che hanno voluto esserci per testimoniare la loro esperienza e, soprattutto, ricordare la persona del Dottor Francesco Nicosia, legata indissolubilmente ai Giganti, che nonostante le mille difficoltà attraversate volle resuscitare le statue. • Ecco perché abbiamo voluto ricordare Sisinnio Poddi, scopritore del sito che, contrariamente alle abitudini locali, decise di segnalare alla Soprintendenza l’esistenza dei reperti senza averne alcun riconoscimento reale o di semplice gloria.

Ma come è potuto accadere tutto ciò? • Secondo noi è accaduto perché il sistema pubblico dei BB CC in genere e dell’archeologia non è conforme e funzionale, almeno in Sardegna, alla trasparente divulgazione, mirata alla valorizzazione, della nostra storia. • Lo dimostra anche la recente cronaca di questo scavo. Sono avvenuti dei fatti inspiegabili che ancora appaiono non chiariti. UN PROTOCOLLO D’INTESA A TRE, eufemisticamente inusuale, a cui segue uno scavo dichiaratamente non protocollare. Il battage mediatico, le polemiche, le reazioni, la propaganda, e poi il silenzio, per arrivare infine all’abbandono natalizio: costruire la pentola, senza il coperchio. • A Natale il più importante sito archeologico del momento è stato lasciato privo di sorveglianza per mancanza di fondi.

Appare corretto tutto ciò? A noi è parso che no e, quindi, eccoci qui, con Voi, a presidiare volontariamente ciò che altri, pagati per questo, non intendono fare.

Ma non è solo una questione di scavi archeologici. Vi è un argomento più importante che noi vogliamo porre come sovra ordinante:

LA SARDEGNA HA DIRITTO AD AVERE E VEDERE TUTELATA, INSEGNATA E RICONOSCIUTA LA PROPRIA STORIA.

Noi CHIEDIAMO che ai bambini Sardi venga insegnata la storia antica della terra che li ospita, di modo che non facciano gli errori dei loro padri, che hanno arato le pietre antiche per far pascolo o le hanno macinate per far ghiaia. Noi chiediamo quindi che da oggi: • Siano individuate e trattate le non conformità che hanno portato alla scandalosa dimenticanza dei giganti. • Che lo scavo sia proseguito con minore sciatteria rispetto a quello che si è visto sin qui. • Che sia fatta una diretta streaming che, oltre a garantire qualità, offrirà un veicolo mediatico di rilevante valorizzazione del sito. • Che sia fatta chiarezza sulla legittimità o meno del protocollo di intesa, a nostro parere fuori dalle procedure previste dal decreto Urbani. Monteprama ha una rilevanza tale da meritare una postazione dove i visitatori possano prendere visione delle ricostruzioni di ciò che poteva essere il Sinis nell’antichità nuragica. Una sorta di museo multimediale dove l’emozione mistica dell’archeologia sia un tutt’uno con i luoghi dei giganti. La comunicazione dell’archeologia, infatti, non può essere considerata giurisdizione esclusiva degli archeologi; essa appartiene a tutti i comunicatori liberi del mondo ed è sfera cognitiva ben più ampia di quella meramente accademica. Domani riprenderanno gli scavi ma noi continueremo a presidiare questo territorio, fisicamente e idealmente, attraverso i social network e gli strumenti digitali, e così faremo anche per gli altri siti in cui siano presenti testimonianze archeologiche. Un’epoca è terminata, e pretendiamo che inizi il periodo del ri-conoscimento.

Infine, “last but not least; urtimu ma non de importu minore”:

SIA FINALMENTE INSEGNATA LA STORIA, LA LINGUA, I FONDAMENTI DEL NOSTRO ESSERE SARDI NELLE SCUOLE DELLA SARDEGNA

L’apprendimento della lingua e della storia devono costituire un elemento basilare del percorso scolastico, perché non si disperdano i fondamenti del nostro essere Sardi. Per questo chiediamo che tutte le forze politiche facciano quanto in loro potere per dare attuazione a questo diritto che invece ci appartiene, sempre negato, pur essendo riconosciuto dalla Costituzione italiana e dalla carta dei Diritti dei Popoli. Il futuro del sito di Montiprama vogliamo sia trattato da una classe dirigente capace di trarne il massimo profitto in termini di cultura, lavoro, visibilità per tutta la Sardegna. Serve managerialità e fantasia, velocità nell’agire. Caratteristiche non appartenenti alla pubblica amministrazione e al sistema che ci governa in generale. Noi, per esempio, vedremmo bene una piccola e moderna installazione, amovibile, realizzata con tecniche di bioarchitettura, frutto di una gara internazionale che ceda a un privato la concessione a poter gestire un moderno museo virtuale. Pensiamo a una sala dove proiettare le ricostruzioni di ciò che poteva essere il Sinis e Montiprama in epoca nuragica. Che faccia sognare e non annoiare, disegnata da artisti e sceneggiata da un poeta, interpretata da attori e non lasciata ai soli laureati in lettere antiche. L’archeologia, così come la conoscenza, è di tutti e deve essere trattata, per il beneficio pubblico, per la sua massima divulgazione in un continuo processo auto poietico di intelligenza collettiva, esattamente così come a noi sembra di aver strutturato il progetto di Nurnet.