di Giorgio Valdès
Atlantikà è il nome di una mostra patrocinata dall’Unesco che ha fatto seguito al libro di Sergio Frau “Le Colonne d’Ercole, un’inchiesta”; opera che come noto ha suscitato infiniti dibattiti e vibranti polemiche, il cui eco è ancora lungi da sopirsi. Dal catalogo di tale mostra, corredato del contributo e delle testimonianze di diversi autorevoli rappresentanti dell’archeologia, ma anche di altre discipline che presentano attinenza con gli argomenti trattati da Frau, abbiamo estratto alcuni brani di un capitolo che richiama un articolo pubblicato su “Sardegna Mediterranea” (n. 13 – aprile 2003) da Dolores Turchi, in cui la nota etnologa parla della leggenda di Medusa:
“…In Sardegna ritroviamo questo nome in alcune leggende e Medusa è sempre la signora del luogo, potente e ricca di tesori. A Samugheo, sempre nell’Oristanese, c’è il castello di Medusa. Un altro castello con questo nome si trova a Lotzorai. Intorno al castello di Medusa, che si trova in territorio di Samugheo, si intrecciano antichissime leggende, in una delle quali si dice che il castello era collegato con un passaggio sotterraneo a Fordongianus, dove scaturiscono le sorgenti d’acqua calda. Questo castello è anche chiamato Sa ‘omu de Orgìa, la casa di Georgia. Sulla rocca dove viene indicatosi trovano i resti di una fortezza bizantina, ma c’è da chiedersi cosa c’era prima che i bizantini vi stabilissero quel presidio. Da un disegno eseguito da Vittorio Crespi, nel 1861, si intravvede la pianta di una costruzione che forse era a “megaron”, quel tipo di costruzioni che rimandano al periodo miceneo, come rimanda anche il nome di Medusa. Invece l’altro nome del castello, Sa ‘omu de Orgìa, rinvia subito alla notissima costruzione a “megaron” che si trova a Esterzili. Di questi mégara ce ne sono diversi in Sardegna e quasi tutti come impianto iniziale sono riferibili all’incirca al XIV-XIII secolo a.C., vale a dire al periodo in cui i Micenei trafficavano nel mare dei Sardi.
Si parla spesso di scambi commerciali quando ci si riferisce alla ceramica micenea trovata in numerosi siti sardi, ma se si trovano anche vari templi a ‘megaron’ si dovrebbe parlare di stanziamenti veri e propri.
E’ interessante il fatto che tutte le leggende che riguardano Medusa la vedano impegnata a combattere contro genti che provengono dal mare.
In una leggenda che si narra ad Orune, Medusa era la signora del luogo. Dopo la morte del padre Urcheddu o Furcheddu (da Forco), è lei che guida la sua gente, ma perde la guerra e viene uccisa in battaglia. Il Fara, nel suo libro “De rebus sardois” (1580), comincia la storia della Sardegna partendo da Forco, padre di Medusa, il quale gli successe nel governo dell’isola. Forco era il re del mare e governava la Sardegna come Poseidone, dio del mare, governava Atlantide.
Secondo il Fara, Medusa affrontò Perseo che aveva preso le armi contro di lei, ma fu uccisa in battaglia. Ci troviamo dunque tra i miti micenei, perché Perseo proveniva da Argo e divenne re di Tirinto e Micene.
Ma mentre nei miti greci Medusa è una gorgone, nei miti sardi appare come una regina bellissima e coraggiosa che combatte per la libertà del suo popolo e dopo la sua morte viene adorata come una dea. Il Fara, essendo una persona dotta, ben conosceva il mito greco di Medusa gorgone, tanto diverso da come veniva narrato in Sardegna. Pensa perciò che quel mito sia stato stravolto dai Greci per valorizzare il coraggio di Perseo e pertanto, scrive nella sua storia che la testa crinita di serpenti, che in Grecia si attribuiva a Medusa, era una fola inventata per esaltare l’eroe miceneo.
Ci troviamo quindi di fronte a una storia vista dalla parte del vincitore.
Secondo la tradizione greca Medusa abitava nell’estremo Occidente, nei paesi iperbòrei del Settentrione e qui si era recato Perseo per combatterla. Ma poiché in tutti i miti sardi dove Medusa compare si dice che era regina di questi luoghi, anzi il Fara precisa che regnò per 28 anni, come tramandavano gli antichi, è da presumere che i paesi iperbòrei che venivano indicati nell’estremo occidente, altro non fossero che la Sardegna con le isole vicine. E’ chiaro che ci muoviamo entro il mito, e che i miti vanno considerati con molta cautela. Ma il fatto che questi miti siano rimasti legati ad alcuni toponimi sardi, rende più credibile l’ipotesi che la mitica Atlantide potesse davvero essere l’antica Sardegna”.
Ci permettiamo di aggiungere che, sempre secondo la leggenda, dal capo di Medusa, mozzato dalla spada di Perseo, nacquero Pegaso e Crisaore. Quest’ultimo, unitosi alla ninfa Calliroe generò Gerione, primo re mitologico di Tartesso, la biblica terra dei metalli. Figlia di Gerione fu Erithia, che unitasi a sua volta ad Hermes, diede i natali a Norace, che sempre secondo la leggenda fondò Nora. E’ curioso peraltro osservare che in prossimità del nuraghe Ruinas di Arzana, svetta un picco montuoso denominato Bruncu Crisaone. Tutti indizi a sostegno dell’ipotesi di una Tartesso sarda.
Nell’immagine: il tempio a megaron “Sa ‘omu de Orgìa” a Esterzili in una foto di Cinzia Olias.
http://www.nurnet.it/it/1224/Tartesso,_ma_dove_sei_.html