ARTISTI D’ALTRI TEMPI – Pitture Rupestri di Luzzanas ad Ozieri (calco di mani, figure umane, figure di animali e cerchi concentrici)

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“Le figure rupestri del sottoroccia di Luzzanas, ad Ozieri, rappresentano delle immagini antropomorfe di uomini itifallici, di donne (in questo caso è presente un lembo di tessuto o pelle sul davanti, tipo gonnellino) …”

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L’arte, si sa, è la maggiore espressione della creatività dell’uomo! Chi non si è mai emozionato davanti ad un’opera frutto delle mani sapienti di un artista? Di primo acchito mi vengono in mente la Pietà di Michelangelo, le pitture di Giotto, le statue greche, il mosaico del Nilo di Palestrina, la Madre dell’Ucciso di Ciusa.

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Uomini itifallici a Luzzanas – Ozieri

 

Ora, immaginate di trovarvi davanti ad un dipinto che oltre 5000 anni fa i nostri antenati crearono; a me è accaduto e credo di aver provato, davanti ad esso, un’emozione unica; talmente unica e forte che ho pianto!

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Alcune delle figure del sottoroccia di Luzanas evidenziate

 

Le figure rupestri del sottoroccia di Luzzanas, ad Ozieri, rappresentano delle immagini antropomorfe di uomini itifallici, di donne (in questo caso è presente un lembo di tessuto o pelle sul davanti, tipo gonnellino) … Possiamo rilevare, inoltre, effigi di esseri umani più piccoli (bambini/e), animali vari e diversi cerchi concentrici. Queste forme paiono tutte in movimento; le raffigurazioni femminili sembrano, addiritura, danzanti! Tra le diverse figure mi ha particolarmente emozionata il calco di una mano (ve ne sono diverse, ma molte di queste rappresentazioni simboliche sono quasi impercettibili).

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Solo il pensiero che quella è l’impronta di una mano di un mio antenato mi ha fatto venire i brividi! Straordinario il loro modo di comunicare; a distanza di millenni, questa particolare manifestazione artistica suscita ancora emozioni “vive”. Ma che si sa di questi dipinti? Lo studio delle pitture rupestri è agli albori, sebbene si parli di loro (sia della pittura che delle incisioni) già nel tardo 1650, grazie a Pietro Gioffredo, che con i suoi studi, riuscì a farle entrare nella storia ufficiale (Gioffeddo: studio sulle incisioni rupestri di Monte Bego).

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Purtroppo questo è un campo in cui, spesso, si brancola, praticamente, nel buio. Datare un dipinto o un’incisione di una roccia non è cosa semplice! Spesso ci si basa sul tipo di materiale usato per la loro colorazione. Per semplificare, però, si ricorre al metodo più comune e sbrigativo: si osserva il territorio circostante! Ed è quello che è successo, sicuramente, a Luzzanas; dopo aver constatato che sul territorio adiacente l’uomo era presente (con domus de janas, con dolmen, con nuraghi, con tombe di giganti e con altri monumenti preistorici) già nel Neolitico, il gioco è fatto; le pitture sono del Neolitico recente (miracolo che non si sia detto che fossero del XX secolo d. C. data la presenza di case vecchie di qualche decennio) Quindi si fanno risalire, in maniera, a mio avviso, arbitraria e non congrua, questi dipinti litici al Neolitico recente come il dott. Moravetti afferma in un articolo-intervista de La Nuova (del 2005). Egli conferma la tesi degli studiosi che effettuarono i rilievi (dare, sostanzialmente, un’occhiata ai territori circonvicini) e che diedero comunicazione dei loro studi, in un congresso di Genova*, confermandone la loro datazione al periodo Neolitico finale!

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Ora, tra i tanti disegni rupestri presenti nel mondo, collocare quelli di Ozieri in un periodo così recente non mi convince; c’è qualcosa che non quadra! Se nel Neolitico, esattamente nella cultura di Ozieri, si creavano opere di ceramica di una strabiliante bellezza e perfezione, come nel caso della Pisside (Museo Archeologico di Ozieri, Neolitico Recente Sardo), io escludo a priori che quei dipinti possano riferirsi allo stesso periodo. A meno che non si tratti di opera di bambini! Secondo alcuni esperti, i dipinti rupestri venivano eseguiti in sottorocce, o anfratti di passaggio, come per comunicare e far sapere che quel territorio apparteva ad un certo clan. Un tempo si pensava che essi rappresentassero solo scene di caccia; ora non più, si sa con certezza che si rappresentava di tutto. La presenza del calco delle mani è un valore aggiunto all’intero dipinto ozierese. Secondo una teoria si pensa che le mani riportate nei dipinti rupestri, fossero mani di bambini (perchè più piccole), forse per l’iniziazione … oppure avevano un significato religioso. Ultimamente si è pensato che chi dipingeva fossero le donne. Secondo lo studio dell’archeologo Dean Snow le impronte in negativo delle mani (stencil), effettuati in diverse parti del mondo, sono impronte di mani femminili; lo deduce dalla lunghezza di alcune falangi che si differenziano da quelle maschili.

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Ricapitoliamo: il dipinto di Luzzanas non ha avuto i giusti approfondimenti scientifici. I pochi studi fatti si sono basati, purtroppo, sui rilievi e sull’osservazione del territorio … Da altre parti, come in Indonesia, (caverne dell’isola di Sulawesi, i famosi stencyl) invece, si è scoperto che sono i più vecchi del mondo, questo grazie ad un nuovo metodo scientifico. Applicando il metodo dell’uranio (basato sulla valutazione del rapporto fra il contenuto di uranio e dei prodotti del suo decadimento) a piccole concrezioni di calcare cresciute sopra le immagini, gli scienziati hanno stabilito che le più vecchie sono quelle delle mani, realizzate con tecnica “stencil” 39.900 anni fa; altre (figure di animali) sono datate 35.400 anni. E da noi? Da noi nulla! Noi possiamo per ora ammirare l’ “opera” e bearci del loro sbalorditivo estro artistico, e perchè no, magari sognare e sperare che un giorno conosceremo la giusta collocazione storica, per poter affermare che quella mano è di un pittore che molto più di 5000 anni fa ha voluto lasciarci un dipinto firmandolo con la propria impronta.

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* «Al Neolitico recente risalgono rappresentazioni incise, scolpite e dipinte in moltissime domus de janas, con motivi corniformi e protomi taurine. Della prima Età del rame sono invece le pitture schematiche rosso-ocra della Grotta del bagno penale a Cagliari. E, ancora, quelle di Sa spilunca manna, i disegni di persone a testa in giù (defunti) sulle statue-menhir di Laconi, le figure umane nei ripari di Locoe-Orgosolo e della Grotta del Papa a Tavolara, i dipinti antropomorfi e i cerchi concentrici a Luzzanas-Ozieri». – In che modo ci si deve comportare di fronte a scoperte come queste ultime? «Il metodo da seguire è sempre il medesimo. Come rilevano gli stessi autori del ritrovamento nella comunicazione fatta al congresso di Genova, sono indispensabili – in questo come in tutti gli altri casi – approfondimenti e verifiche incrociati. L’obiettivo finale è di apprezzare l’intero contesto nel quale si trova un dipinto o un’incisione. Solo cosi si può arrivare a una datazione certa e a un quadro complessivo d’assieme». (Stralcio d’intervista de La Nuova Sardegna del 29/12/2005 al dott. A. Moravetti a cura di Pier Giorgio Pinna))

Testo Piera Farina-Sechi

Foto ed elaborazioni grafiche Bruno Sini