Nuraghi in terra d’Israele

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di Giorgio Valdès Nel dicembre del 1997, sulle pagine del Corriere della Sera era apparso quest’articolo di Lorenzo Cremonesi, in cui si sintetizzavano le considerazioni espresse dal nostro archeologo Giovanni Ugas e dal suo collega israeliano Adam Zertal in occasione di un convegno tenutosi ad Haifa dal titolo: “I legami tra Mediterraneo occidentale ed orientale alla fine dell’eta’ del bronzo e l’inizio di quella del ferro”: “ La scoperta di cittadelle fortificate vicino a Haifa rivela l’estrema penetrazione del “popolo del mare” che servi’ anche i faraoni E gli antichi sardi costruirono nuraghi in terra d’Israele. Occorre andare in Israele per scoprire un po’ di piu’ sulla storia della Sardegna antica. Perche’ sulle colline del Carmelo e lungo i fianchi della vallata di Wadi Ara, la via di comunicazione tra la piana costiera presso Haifa e la depressione del lago di Tiberiade, e’ stata trovata una citta’ fatta di strutture molto simili ai nuraghi. Grandi muraglioni spessi e rotondi, con stretti corridoi interni e i soffitti a volta: “torri a igloo”, li definiscono gli studiosi israeliani. Inoltre terracotta eguale a quella rinvenuta a Nuoro o Sassari e due concezioni identiche dei sistemi di difesa militare per il periodo che va dal XIV al XII secolo a.C. I piu’ conservati sono i “nuraghi di El – Ahwat”, che non a caso in arabo significa “muro”. Un sito scoperto e valorizzato grazie alla collaborazione di Giovanni Ugas, docente di archeologia all’Universita’ di Cagliari, e Adam Zertal, suo collega a quella di Haifa. “Per vie completamente diverse e senza sapere delle ricerche uno dell’altro circa due anni fa abbiamo scoperto di essere giunti alle stesse conclusioni. Cioe’ che gli antichi sardi sono in effetti i “popoli del mare”, o meglio i Shardana, una popolazione di guerrieri citata con rispetto dai geroglifici egiziani del periodo faraonico di cui si sa tuttora molto poco”, spiega Zertal. In agosto si e’ svolta una approfondita campagna di scavi a El – Ahwat con la partecipazione di una quarantina di archeologi e studenti sardi. E proprio in questi giorni e’ stato organizzato un convegno ad Haifa per esporre i risultati. Titolo dell’incontro: “I legami tra Mediterraneo occidentale ed orientale alla fine dell’eta’ del bronzo e l’inizio di quella del ferro”. Sembrerebbe il classico simposio tra specialisti su di un tema ultra – specifico. Ma lo guida una tesi estremamente interessante anche per i non addetti ai lavori: quello sardo e’ un raro caso di civilta’ preromana che non si espande dall’est verso ovest, bensi’ in senso opposto. Zertal parla di “rivoluzione copernicana della cultura nuragica”. A detta di Ugas si tratta di un fenomeno “estremamente atipico per quel periodo, destinato a rafforzare l’ipotesi delle origini antichissime e autoctone della civilizzazione sarda”. Dunque gli architetti dei nuraghi non avrebbero copiato da nessuno. La loro cultura si sarebbe invece sviluppata in modo indipendente sull’isola sin dal neolitico e l’eta’ del rame, nel 6.000 a. C., per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo. “Troviamo esempi di terracotta nuragica in Sicilia, Creta, lungo il Peloponneso, a Micene e in Anatolia. Ma questo in Israele e’ probabilmente il sito piu’ ricco e meglio preservato”, aggiunge Ugas. I sardi ci arrivarono via mare e a piedi dalla Turchia. Decisero di insediarsi a pochi chilometri dalla costa. Li accompagnava la fama di ottimi guerrieri. “Gli egiziani li temevano ed ammiravano allo stesso tempo. Sono loro gli unici a darci delle testimonianze scritte. Perche’ la civilta’ dei nuraghi non conosceva l’alfabeto. I faraoni li impiegavano come guardie del corpo. Ma erano bravissimi soprattutto nel costruire cittadelle fortificate”, spiega Zertal. Un geroglifico conservato al Cairo racconta che avevano un tipico elmo con due corna quando furono mercenari di Rib – Adi, principe di Biblos, e poi servirono tra le truppe scelte del faraone Ramesse II durante la battaglia di Kadesh. Ma in seguito alcuni di loro passarono al nemico e si allearono alla coalizione anti – egiziana che sconfisse Ramesse III. In quello stesso periodo si insediano per circa sessant’anni in terra di Cana. Quanti furono a El – Ahwat? “Pochi, non piu’ di un migliaio”, rispondono gli archeologi. Ma abbastanza per costruire una cittadella difficile da assediare. “E’ il periodo dei Giudici raccontato nella Bibbia, della storia di Mose’ con la fuga degli ebrei dall’Egitto. Sono convinto che le tribu’ di Israele si scontrarono con i nuovi arrivati dalla Sardegna”, dice Zertal. Non e’ invece chiaro cosa li indusse ad abbandonare il posto: non ci sono segni di incendio o distruzioni causate da una battaglia. Una risposta arrivera’ forse dalla campagna di scavi dell’anno prossimo”. E’ interessare da ultimo osservare che, secondo Adam Zertal, il capo degli antichi Shardana fosse Sisara, generale alle dipendenze del re cananeo Labino, che dopo la disfatta subita a Meghiddo venne ucciso a tradimento da una donna chiamata Jaele. Nell’immagine: Jaele uccide Sisara. Tempera su pergamena di Francesco Felice Predessio – XVIII secolo.