Riflessioni di un matematico sull’archeologia e su Nurnet

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Ci scrive Agostino Agostino Conti "Ogni volta che mi capita di parlarci mi stupisco dell’arroganza della superbia e della supponenza che mostrano gli studentelli di archeologia , sono un matematico (laureato non studente ) e posso assicurare che un simile atteggiamento è difficile da trovare così diffuso nell’ambiente accademico scientifico (quello delle scienze vere ) pare quasi che la storia gli appartenga e sia appannaggio solo di professori e studenti . In un contesto come quello sardo dove la coscienza storica è rimasta sopita per centinaia di anni iniziative come questa di nurnet permettono a tanti di partecipare in qualche modo al risveglio della coscienza storica popolare suscitando curiosità e partecipazione collettiva , invogliando la gente a muoversi e a conoscere il proprio territorio mettendo anche le basi per un futuro sviluppo economico incentrato sul patrimonio storico -ambientale , mi vengono in mente le varie cooperative di Oliena , Gavoi ,Dorgali (per citarne alcune) che portano centinaia di turisti su percorsi archeologici e ambientali , mi aspetterei dunque dagli archeologi un supporto a queste iniziative popolari piuttosto che un atteggiamento di contrasto . Concludo ricordando agli archeologi che l’archeologia non è una scienza , talvolta chiede aiuto ad essa , ma sopratutto in un contesto come quello sardo è fondamentalmente una costruzione di ipotesi non dimostrabili , probabili ma non dimostrabili ."   Io condivido le osservzioni epistemologiche di Agostino per quel che riguarda la scientifcità dell’archeologia.  Anche noi di Nurnet ci saremmo aspettati un supporto dai moltissimi professionisti o studiosi che ruotano attorno a questo mondo, comprese le istituzioni. E’ arrivato in realtà il consenso e l’aiuto di moltissimi appassionati, del popolo, chiamiamolo così, ma gli operatori, quelli veri con titoli e profonde conoscenze, si sono tenuti alla larga, così come le istituzioni. Ma non è mai troppo tardi, la nostra porta è aperta e ci sarebbe tantissimo, ma veramente tantissimo da fare. Antonello Gregorini