Rule, il marinaio filosofo.

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Terza.

di Marco Chilosi

disegni di Gerolamo Exana

Mio zio Sare, come si diceva, è un marinaio, guerriero e mercante. Per molti anni ha vissuto lontano dal paese, partiva su una bella e grande nave verso luoghi lontani e quando tornava era inverno.

Nei suoi racconti le vere battaglie non erano numerose: perlopiù scaramucce con predoni e ribelli, nelle città dove le truppe Srdn erano da tanti anni attestate.

Già alla prima avventura si era beccato un colpo di lancia sulla tempia, e una cicatrice ancora troneggia sulla sua bella faccia.

Col tempo ha cambiato stile, non partiva più bardato e armato con scudo, elmo cornuto, arco e faretra. Aveva organizzato i suoi viaggi usando una nave sua, più piccola, con una bella testa di cervo sulla prua. Portava al ritorno strane cose, che scambiava con metalli, pelli conciate, olio e pietre nere.

Pure i compagni erano cambiati, più anziani, vestiti meglio e non tutti del nostro villaggio. Dei suoi vecchi amici, il più caro, era rimasto a terra da tempo. Rule è il suo nome. Un tempo fiero combattente, ora anziano e un po’ storpio, è considerato il filosofo del paese.

Non si è mai trasferito a terra e vive in riva al mare, in una piccola spiaggia difesa dal vento da una rupe di roccia scura. Raramente lo si vede ciondolare al Nuraghe o in campagna. La sua casa è la vecchia nave dello zio, sopravvissuta a mille viaggi, rattoppata e capovolta, trasformata in una strana capanna.

Per noi ragazzi è sempre stata fascinosa zona di mistero. Anche mio padre tanti anni fa aiutò a capovolgerla, nei racconti fu un evento per il paese. La grande testa cornuta di legno fu segata e girata, a guardare il mare. Sembra uno strano animale che arranca sulla spiaggia.

Rule ha avuto la nave dallo zio come pegno d’amicizia e riconoscenza per una storia di salvataggio. Mi sembra di aver capito (non ricordo bene perché l’avventura fu raccontata da zio con voce impastata per il troppo fermentato), che fosse caduto in mare battendo la testa e Rule si era tuffato a salvarlo.

Ogni anno, in primavera, aiutiamo Rule a riparare la sua casa-nave, cambiando il tappeto di sughero e rattoppando le fessure del tetto. Io porto il mastice di modditzi che prepara mia madre, e lo spalmo tra le assi mischiato a pelo di capra. Le assi del tetto, da sotto, mi ricordano quelle scolpite nella  grotta sacra che avevo scoperto anni fa con gli amici. Ricordo ancora le grandi corna scolpite sul muro umido e buio, e il brivido di paura.

Il vecchio Rule ci racconta poco di battaglie e avventure amorose, ma gli si accendono gli occhi nel descrivere manovre di barca, governo di venti e di lenze. E’ molto gentile, e ascolta volentieri le nostre fantasie, rabbie e illusioni.

Il gran sacerdote Otzie, mio nonno, ha grande stima di Rule e lascia a lui le storie di calendari e movimenti di stelle che guidano i marinai. Mio nonno infatti non ne capisce molto e preferisce parlarci del Toro, della grande Madre, delle cerimonie sacre e delle antiche tombe dei guerrieri Srdn.