Il santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri comprende, come noto, vari ambienti e più in generale strutture diversamente denominate a seconda delle funzioni che presumibilmente vi si svolgevano. Nella pubblicazione “Il Santuario Nuragico di S.Vittoria di Serri”, edita da Carlo Delfino nel 1988, Raimondo Zucca descrive tra l’altro la complessiva articolazione del Recinto delle Feste, citando il parere di Giovanni Lilliu il quale riteneva che in esso si ospitassero i rappresentanti del “ceto aristocratico”. Scrive Raimondo Zucca:
<< …Questi severi ‘patres’ delle comunità indigene circostanti la Giara sacra di Serri rivivono in una fascinosa pagina di Lilliu: “ Il largo spazio degli ambienti consentiva una dimora relativamente comoda delle famiglie dei maggiorenti e dava la possibilità di scambi di visite e di riunioni interfamiliari che si concludevano con banchetti in comune degli ospitanti e degli ospiti; tutti assisi, in cerchio, sulla banchina perimetrale della capanna, in attesa che si servissero i grandi pezzi di carne arrostita allo spiedo nei focolai, disposti su lamine di sughero irrorate di grasso, al centro del vano. I gravi sentenziosi discorsi dei patriarchi si mescolavano col chiacchierio dimesso delle madri, e i giovani maschi del ‘clan’- gli eredi di sangue della tribù- sotto gli occhi compiaciuti dei genitori, lanciavano sguardi di desiderio alle schive e trepide fanciulle, le matriarche di domani. Qui si scambiavano i patti più intimi e le amicizie più salde, quelle il cui tradimento avrebbe avuto per prezzo soltanto la vendetta più atroce e l’odio senza fine, secondo il codice della natura”…>>.
Le foto del santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri sono di Istoria de Pedra, Francesca Cossu e Oriana Malavasi.