Su Gunventu, Mogoro. Il nuraghe sopra il serbatoio

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di Antonello Gregorini

Nell’aprile del 2016 il MIBACT, con decreto 59 del Soprintendente Fausto Martino, dichiara di “particolare interesse archeologico ai sensi dell’art.10 del decreto Urbani 42/2004”, il nuraghe Su Gunventu. Il decreto, registrato presso l’Agenzia del Territorio, è diventato efficace “nei confronti di qualsiasi successivo, possessore o detentore del bene. Avverso il presente decreto è ammesso ricorso…” nelle forme di legge di cui all’art.16 del citato decreto.

http://www.sardegna.beniculturali.it/index.php?it/313/beni-dichiarati-di-interesse-culturale/895/nuraghe-su-gunventu

Dispiace che questo decreto sia arrivato solo nel 2016, in quanto il nuraghe è contiguo a un serbatoio, ex ESAF, le cui mura interrate ne sfiorano le fondamenta.

 

La vista verso nord, su Mogoro

 

La vista zenitale

 

La relazione tecnica che accompagna il decreto del Soprintendente, a firma del Dottor Massimo Casagrande, recita:

“Il Nuraghe Su Gunventu è posto su di un pianoro di roccia affironate a ridosso dell’abitato moderno di Mogoro, nella parte meridionale. Il monumento, un nuraghe monotorre costruito in blocchi di calcare squadrati, si erge per almeno sei filari sopra terra e presenta un prospetto ben definito e leggibile anche da lontano. Venne indagato nel XX secolo con scavi non sistematici intrapresi dall’allora Ispettore Onorario Cornelio Puxeddu.
Il sito, posto a bordi di un vasto altopiano che si affaccia sulla valle del Rio Mogoro, fronteggia la vicina Giara di Collinas verso SE e quella di Siddi a E, che delimita la valle nell’altro lato. Come per gli altri pianori elevati della Marmilla, anche in questo caso un sistema di insediamenti nuragici bordava il rilievo naturale: nel lato orientale oltre il Nuraghe Su Gunventu ne facevano parte il nuraghe Siaxi e il Nuraghe Nieddu, mentre verso Sud erano disposti il nuraghe Is Mindas e il Nuraghe Scoma Quaddu. La punta più meridionale del sistema era occupata dal grande nuraghe Cuccurada e dal Nuraghe Cobaia. L’accesso all’altura era così regolato in tutta la sua ampiezza da una serie di torri poste in punti strategici.
Il nuraghe Su Gunventu … per la sua costruzione è stato utilizzato il locale calcare bianco (IN REALTA’ SIAMO SU UNA PIATTAFORMA DI BASALTO E ANCHE IL NURAGHE E’ REALIZZATO CON CONCI DI QUESTO MATERIALE. NdA), spaccato in blocchi che per la natura del giacimento spesso presentano almeno una faccia liscia. Nello stato attuale e dopo l’asportazione del crollo, il monumento è conservato per almeno otto filari di pietre e un’altezza superiore ai 3 m. Lungo il perimetro sono presenti arbusti infastati (in particolare lentischi) che rischiano di compromettere la staticità del monumento. Circa 25 m ad O del Nuraghe e altimetricamente più in basso è stata costruita in tempi moderni una costruzione di incerta destinazione (sigh… nda) che si presenta con un muro di pietra cementata con porta in ferro e lucernaio superiore.
Per questi motivi, per l sua importanza nella storia dell’occupazione umana del territorio, per il suo posizionamento a ridosso di una zona di possibile espanzione urbanistica del moderno abitato, si ritiene opportuno proporre la dichiarazione di importante interesse archeologico del Nuraghe Su Gunventu in base a quanto previsto dal DLgs 42/2004 ss.mm.ii.”

 

È sorprendente che un nuraghe di questa importanza paesaggistica e archeologica, noto da sempre, dominante il paese di Mogoro, sia stato posto sotto vincolo soltanto l’anno scorso.

Mi domando, allora, quanti nuraghi della Sardegna non siano ancora sottoposti a vincolo archeologico, e perché? Da questo, forse, si potrebbe anche intuire la ragione di demolizioni, asportazioni di interi nuraghi, realizzazioni di viadotti soprastanti, e di tanti altri casi sorprendenti.

Sembrerebbe evidente un certo ritardo nella catalogazione e nell’apposizione dei vincoli necessari.

Ciò spiegherebbe la ragione per cui fu possibile scavare la profonda trincea poi occupata dal serbatoio ESAF.

Un vecchio agricoltore che ho incontrato nella mia visita al Nuraghe mi ha raccontato:

“de “sa perda Manna chi emu accattau candu meda annus fai”… decenni orsono, scassò il terreno per mettere a dimora una vigna. “Una perda manna de tres metrus po unu e mesu”.

Allora c’era chi si occupava di nuraghi in paese (forse l’ispettore onorario Puxeddu citato nella relazione di richiesta di apposizione del vincolo) al quale segnalai il ritrovamento. Vennero con un camion e portarono via il masso, in Casteddu.” … “Ma una perda chi si biiara chi fia  traballara de manu ‘e omini”.

“Ma cosa se ne facevano a Cagliari di questa pietra e dove è finita?”  ho domandato.

“E ita ‘ndi sciu!… de cuss’annu, però, non appu prus arau sa corti, e aicci esti abbarrara, cumenti da biri fusteti…”