di Nicola Manca Viene eletto un presidente: la folla agita i palloncini, parte l’applauso. Il neo eletto sale sul pulpito, ringrazia e racconta dove vorrebbe andare con la sua nuova macchina. Parla di obiettivi, di miglioramenti e di sogni. Questo funziona nei migliori film. Io vorrei semplicemente parlare di riconoscenza. La mia riflessione nasce dall’aver osservato la poca partecipazione e i pochi messaggi ricevuti alla pubblicazione da parte di Antonello Gregorini nel quale annunciava il passaggio di testimone. Un atto che per sua natura non era dovuto, avendo la fiducia di tutto il consiglio di gestione che ancora una volta aveva manifestato il desiderio di vederlo ancora alla guida della Fondazione. Tuttavia un atto rispettabile ma soprattutto coraggioso e di alta caratura morale. E’ innegabile che in questo anno e mezzo di presidenza, ciò che era un’idea di quattro amici, sia diventata qualcosa di straordinario, aiutando a consolidare un sentimento di appartenenza alla nostra terra rinchiuso negli scantinati. Sono stati moltissimi i risultati raggiunti e messi a disposizione di tutti, dal geoportale alle conferenze, dall’applicazione per smartphone all’emendamento Nurnet. Penso che senza un presidente come Antonello molte degli obiettivi non si sarebbero raggiunti. Cesare Lombroso, oltre ai suoi errori legati alla fisiognomica ne commise uno ulteriore affermando che “la riconoscenza non esiste in natura, è dunque inutile pretenderla dagli uomini”. Non ho un brutto parere degli uomini, quindi penso che la riconoscenza e la gratitudine non siano sentimenti alieni al suo essere in quanto tale. Sono dell’opinione dunque che in tanti avrebbero dovuto dedicare un gesto ad Antonello in segno di ringraziamento, mentre pochi rispetto alle mie aspettative l’hanno fatto: voglio comunque credere sia stato per una svista e nulla più. Quindi, di cuore, semplicemente grazie Presidente Gregorini. Senza palloncini, senza pulpito e senza proclami ritorno in disparte a lavorare, forte del tuo esempio.